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Clienti alla ribalta: frasi che fanno saltare in aria un Freelance!

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Nella vita di ogni freelance prima o poi arriva quel giorno in cui il cliente di turno sfoggia la perla del secolo, quell'affermazione che richiede anni ed anni di meditazione per evitare di scoppiare a ridergli in faccia... Chi di noi non è mai passato attraverso una richiesta assurda?

Eppure ci sono delle affermazioni abbastanza ricorrenti che, per quanto paradossali o pretenziose (ma ce la fai??), accomunano prima o poi tutti quanti...

Basandoci su una serie di posters realizzata da Jonathan Quintin, abbiamo raccolto in unico post alcune di queste frasi.

Scriveteci nei commenti quelle più esilaranti che avete ricevuto, le migliori, se vorrete, le trasformeremo in poster virali!

#workinprogress

#tipiacerebbe

ti-piacerebbe

#fontcomici

font-comici

#oggiperieri

scadenza-freelance

#telefonocasa

wtf

#wordrules

cliente-no

#copiaincolla

clienti-semplici

PS: Se volete farvi 4 risate quotidiane risate c'è sempre l'ottimo Amoilweb (non ricambiato) da visitare!

Clienti alla ribalta: frasi che fanno saltare in aria un Freelance! - Webhouse.


Pinterest: content strategy per immagini

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L'ultima volta ho parlato di visual storytelling, ti ricordi?

Oggi vorrei approfondire l'uso di uno di Pinterest all'interno di una content strategy. Si tratta, come suggerisce il nome stesso, di un social network interamente dedicato al visual, sotto forma di immagini o di video.

Il cuore di Pinterest è costituito dalle boards, delle bacheche che sono una sorta di album pubblici di immagini tematiche che consentono alle persone di connettersi  l'una con le altre in base alla condivisione degli stessi interessi e gusti.

Nell'ottica di una strategia integrata di content marketing, Pinterest è come il cacio sui maccheroni, in quanto si può integrare perfettamente sia con Facebook e Twitter sia con tutti i siti web o blog attraverso il pin it button, che consente di condividere nelle personali board tematiche le immagini che più ci piacciono. Questo pulsante è comodissimo e si può aggiungere alla barra degli strumenti del proprio browser, facilitando non poco la raccolta delle cose che ti ispirano durante le tue sessioni di navigazione nei meandri del web.

Come Pinterest può aiutare il tuo brand

I brand e le aziende possono fare content strategy e usando Pinterest possono ritagliarsi un ruolo importante, condividendo contenuti visivi utili e interessanti per i loro follower. E acquisire quindi credibilità e autorevolezza nel settore in cui si opera. E raccontare per immagini la storia dei loro prodotti e aggiungere un valore emozionale al racconto. Ti pare poco?

La mia amica Valentina Tanzillo ci svela che i repin, aumentando la diffusione dei nostri pin, aumentano anche la nostra visibilità.

Tu dirai: "ma come? Se io pinno (ehssì, è questo il gergo!) i contenuti di un altro, non aumenta la sua di visibilità?".
Bella domanda. La risposta è "In parte, ma non solo".
Mettiti in testa una cosa: se vuoi fare social media marketing nel modo giusto, devi per forza superare l'idea del "tuo" e del "mio". Focalizzati più sull'essere utile ai tuoi follower. Fagli dei regali. Regalagli anche contenuti interessanti che non appartengono a te ma che gravitano comunque nella sfera del tuo settore.

La gente deve vedere in te un buon selezionatore di contenuti, che in base ai suoi interessi e ai suoi gusti, risultino per lui interessanti e utili. Non devi dare l'idea di voler vendergli qualcosa, ma di regalargli qualcosa: informazioni, curiosità, notizie, divertimento, ecc.

[tweet_dis]L'autoreferenzialità non paga, mettiamocelo in testa![/tweet_dis]

Come per gli tutti gli altri canali social, anche nel caso di Pinterest, tutti i contenuti vanno integrati nel piano di social media marketing.
Come? Pianificando, pubblicando, interagendo e analizzando i risultati.
Anche qui, come su Facebook o su Tumblr, non si pubblica come forsennati e nemmeno una volta all'anno.
L'ideale, secondo la mia opinione, è pinnare 6-7 volte a giorno, tra pin e repin di altre fonti o da altri account Pinterest interessanti.
Pinterest, infatti, rispetto ad altri social network ha una frequenza di pubblicazione più alta.

Su Pinterest non esistono i gruppi, è vero, ma puoi sempre creare delle board condivise: fatti un’idea precisa di ciò che vuoi selezionare e chiedi aiuto agli altri utenti. Apri una board condivisa con un titolo invogliante e descrivi con precisione che tipo di contenuti vorresti raccogliere. Una board che mi piace molto è #ShareYourDesktop, creata quasi due anni fa da Matteo Piselli aka Ibrido Digitale.

Osserva, analizza, seleziona e calendarizza

Anche su Pinterest l'ascolto (qui è il caso di dire l'osservazione) è fondamentale.

Per prima cosa, analizza il tuo brand e individua alcune macro-aree tematiche dove andare pescare per creare board e contenuti o per fare una selezione. Non creare board con una o due foto, non servono proprio a nulla e sono brutte da vedere. Meglio creare delle board segrete che ti fungono da bozze, dove andrai a inserire man mano contenuti interessanti. Quando avrai raggiunto un numero dignitoso (8-10 pin) rendi la bacheca pubblica. E pinna.

Importantissimo è fare una selezione delle fonti da cui attingere e degli account da tenere d'occhio. A questo proposito è interessante quanto dice Domenico Armatore nel suo post sulla pianificazione del piano editoriale (e consiglio anche di dare una bella occhiata alla sua infografica, molto chiara e interessante).

E alla fine arriva lui, il calendario editoriale.

Definisci giorni e orari di pubblicazione e spalma (o - meglio - smarmella, come direbbe Salvatore Russo) i contenuti nelle varie fasce orarie, alternando tra le varie macro-aree individuate nella pianificazione della strategia.

Et voilà, ecco come buttare le basi di una content strategy su Pinterest.
Ovviamente ci sarebbe ancora tanto da dire, ma forse vuoi aggiungere qualcosa tu!

Sei pronto a pinnare?

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10 Consigli di base per creare file PSD organizzati

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A chi non è capitato di lavorare in un team o passare dei file PSD e ricevere diverse telefonate o mail del tipo: “ho problemi con il file”, “non si capisce nulla”, “mi mancano elementi”?

Non importa che tipo di lavoro facciate con Photoshop, ma realizzare dei  PSD organizzati è un compito estremamente importante e delicato, specialmente quando vi ritrovate ad affiancare sviluppatori o artisti che hanno bisogno di esportare materiale da questi files o riutilizzarli per nuove bozze.

In questo articolo voglio elencarvi  10 regole utili con le quali rendere più efficiente lavoro di squadra.

Per fare ciò, ho preso spunto dal tutorial sviluppato su Webhouse qualche tempo  fa, ma le regole potrete seguirle su qualsiasi tipo di file, composto da pochi o molti livelli che sia. :)

1.Utilizzo di guide e griglie

Ci sono tante opzioni in Photoshop che possono aiutare ad allineare gli oggetti uno con l'altro. Guide e griglie permettono posizionare e trasformare gli oggetti sulla griglia di pixel.

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2. Utilizzo degli Smart Objects

Si tratta di una funzionalità dei livelli che consente di effettuare modifiche non distruttive. Poniamo il caso che abbiate una foto molto grande e la dovete ridurre. Photoshop lavorando su pixel preserva una buona risoluzione ma se successivamente voleste riprendere la foto e ingrandirla nuovamente, non ci riuscireste senza che questa sia sgranata.

Gli Smart Obiects (Oggetti Avanzati) vi permettono di aggiornare la foto direttamente con l’oggetto creato. Basterà cliccare due volte sulla piccola icona che si è creata nel livello e riavrete la vostra foto originale. In questa maniera, come vedete nella slide, potrete utilizzarle entrambe senza perdere di qualità.

Gli Smart Object tornano utili anche quando si lavora con immagini molto grandi e su tanti livelli. In questi casi Photoshop consuma molta memoria e comincia a rallentare.

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3. Gruppi di livelli  e maschere condivise

I Gruppi di livelli sono uno strumento importante per aiutare la struttura e organizzare i file PSD. Posizionate oggetti correlati in un gruppo per rendere più facile per voi e per chiunque altro lavorare sul file per sapere dove sono collocati tutti gli elementi  (vedi le singole nuvolette sotto le voci: lampo, sole, etc …).

È inoltre possibile applicare una maschera a un gruppo di livelli; ciò consente di mascherare rapidamente diversi elementi alla volta.

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4. Date il nome e colore ai livelli

Date un nome per ogni livello e ogni strato. All’inizio potrebbe rappresentare una perdita di tempo, ma in realtà è uno dei modi migliori per aumentare l'efficienza del flusso di lavoro di Photoshop. Non dimenticate che è possibile utilizzare anche etichette di colore per rendere più facile l’identificazione del singolo livello. Una volta che avete creato il livello, cliccate con il tasto destro e andate su Proprietà livello. Da lì è possibile mettere nome e colore identificativo.

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5. Mantenete una corretta impostazione del Font

Ogni volta che si lavora con i livelli di testo in Photoshop, è necessario assicurarsi che non modifichiate il loro aspetto utilizzando lo strumento Trasformazione Libera. Utilizzate sempre le dimensioni in punti  o numeri interi dai pannelli. Si dovrebbe inoltre fare in modo che il testo rimanga modificabile, quindi non appiattitelo. Se si utilizza lo stesso stile su più livelli di testo, si dovrebbero definire gli stili di Carattere e Paragrafo per risparmiare tempo ed una migliore organizzazione.

Altra regola è quella di inserire nello zip che fornite tutti i font che utilizzate per il vostro progetto; in questa maniera chi deve lavorare potrà avere il testo corretto e non sarà costretto a sostituirlo con altri font simili.

6. Utilizzo  dei  Layer Comps

Se avete bisogno di utilizzare più versioni di un layout in Photoshop, è necessario utilizzare Composizioni livelli, anziché salvare i file PSD separati per ogni versione. Il vantaggio di avere un solo PSD utilizzando layer Comps è che è ancora possibile apportare modifiche al tuo strato e vedere le modifiche aggiornati sui vostri Composizioni livelli salvati. Questo può essere un grande risparmio di tempo, e il loro utilizzo può anche fare risparmiare una notevole quantità di spazio di archiviazione. Per un corretto utilizzo vi segnalo questo link - http://tv.adobe.com/watch/understanding-adobe-photoshop-cs6/layer-comps-/

7. Utilizzo dei livelli di regolazione

I Livelli di regolazione sono un ottimo strumento per aiutarvi ad applicare modifiche non distruttive alle vostre immagini in Photoshop.  Nel mio caso ho applicato a tutte le nuvolette un livello di sfumatura lineare, cliccando sull’icona in basso nel box dei livelli (cerchio nero/bianco) vi si apre una serie di possibilità da applicare e subito crea un nuovo livello superiore. In questa maniera il file originale rimane invariato e io potrò in qualsiasi momento modificarne l’aspetto nascondendo con l’occhio il livello che non gradisco più avere.

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8. Utilizza delle forme vettoriali

Maschere vettoriali, forme e tracciati offrono molta più flessibilità di strati di pixel e possono essere facilmente regolati con lo strumento Selezione diretta e lo strumento Penna. Il vantaggio principale di lavorare con vettori è che sono indipendenti dalla risoluzione. Il che significa che possono essere ridimensionate senza perdere la qualità per strada. Questi potete importarli dall’esterno con altri programmi più specifici e risparmierete tempo nei PSD.  Ad esempio nella slide vedrete che ho inserito nel file il logo di Webhouse ma che è creato in vettoriale. Importandolo  in Photoshop  posso modificarne la dimensione e diventerà subito uno Smart Obiects  come spiegato nel punto 2. Ciò significa che se cliccate nell'icona vi si aprirà direttamente il file vettoriale e da li potrete modificarne il tutto.

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9. Create la palette di colori personalizzati

Fin dall’inizio del vostro progetto selezionate la combinazione di colori che intendete utilizzare, assicuratevi di creare campioni per i vostri colori e create nella palette dei colori tutti quelli che saranno la base e le sfumature del vostro PSD. Esso darà accesso rapido e facile ai vostri schemi di colori in una data successiva.

10. Eliminazione Livelli inutili

Strati Inutili aumenteranno la dimensione del file. Una volta che avete finito il vostro progetto dategli un controllo generale e raggruppate o eliminate livelli superflui. Questo vi aiuterà a dare ordine e pulizia al progetto. Una volta che avete sistemato il vostro PSD, ricordatevi sempre di salvarlo con la versione standard di Photoshop per evitare che altri colleghi possano avere problemi aprendo il file con altri versioni del programma stesso.

Queste sono soltanto 10 regole da seguire. Tu lavorando con Photoshop le segui? Le ritieni utili? Ne aggiungeresti o leveresti qualcuna? Attendo tuoi commenti :)

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Link non naturali dal tuo sito: cosa fare?

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Avete ricevuto la notifica di "link non naturali" sul vostro webmaster tools? In questo articolo analizzerò il modus operandi per lavorare su questi casi e, possibilmente, uscire fuori da questa situazione. Perchè sono stato penalizzato da Google? Cosa ho fatto di così crudele per meritarlo? Cosa posso fare per risolvere, nel concreto?

Il webmaster si guarda allo specchio, fa una sincera analisi di coscienza, si rende conto di non aver fatto davvero niente di male, sul serio! Eppure la segnalazione è lì, minacciosa e indifferente come il più terrificante dei villain, nel proprio webmaster tools, mentre il forum di Google viene affollato di segnalazioni di questo tipo (un paio al giorno, al momento in cui scrivo). La cosa forse più inquietante di questo genere di segnalazioni, avviate ufficialmente il 10 marzo 2014 (link), è che in molti casi le richieste di riconsiderazione vengano spesso rifiutate più di una volta, nonostante i webmaster dicano di aver tolto di mezzo la "spazzatura".

Non è banalissimo, insomma, riuscire a convincere Google della propria innocenza.

Sulla carta, comunque, la procedura di "purificazione" dei link passa per due fasi:

  1. prima di tutto sbarazziamoci dei link in uscita comprati, inutili o inseriti a nostra insaputa;
  2. fatto questo, inviamo la richiesta di riconsiderazione, allegando un po' di spiegazioni su quanto fatto (solo il proprietario del sito è abilitato a farlo, e dovrà essere molto sincero...).

Dove si trovano i link in uscita innaturali?

I siti a rischio sono, almeno per quello che ho visto, quelli che offrono la possibilità di pubblicare guest post in maniera indiscriminata: pratica "scomunicata" da Matt Cutts, non fosse altro che nel 90% dei casi si tratta di article marketing camuffato. I link problematici non vanno cercati tra lo spam inserito chissà dove, bensì sono i vostri, sotto il vostro controllo: niente disavow, non è questo l'obiettivo.

Poniamo quindi che ad essere segnalato in tal senso sia il vostro blog in WordPress: la prima cosa da controllare sono i link in uscita dai vostri widget. Assicuratevi che non ve ne sia qualcuno da voi ignorato / inserito maliziosamente dal creatore del theme, e poi fate in modo che i link affiliati e banner inseriti manualmente, in primis, abbiano l'attributo nofollow (che in questo caso significa, in soldoni: "sopporta" questo link, caro Google, perchè possiedo le mie buone ragioni per lasciarlo qui: pero' sappi che non ho intenzione di fare il furbo, nè di manipolare il posizionamento del sito che sto linkando). In secondo luogo controllate i link in uscita dai commenti, può darsi che qualcuno stia usando il vostro blog per i propri comodi a vostra insaputa, e poi (ultimo, ma non ultimo come importanza) controllate tutti i link in uscita dai vostri articoli.

Cosa devo fare? Voglio uscire dalla penalizzazione!

[caption id="attachment_22222" align="aligncenter" width="900"]Una risposta emblematica tratta dal forum di Google.... Una risposta emblematica tratta dal forum di Google.... fonte: http://goo.gl/QFCWyH[/caption]

Da quello che ho letto sul forum di Google, ho notato che i webmaster la prendono alla leggera, e spesso tendono a rimuovere i link "dubbi" per gruppi: pratica che più sbagliata non si può, e che dice tutto su un mondo. Molto meglio applicare un sano "rasoio di Occam" che, in molti casi, coincide con il mettere la totalità dei link in uscita dal sito penalizzato in nofollow.

Esiste un plugin di Wordpress per farlo (questo o quest'altro), casomai fosse troppo faticoso controllare tutto a mano, e con la possibilità di inserire eccezioni sui link in uscita. Attenzione, pero', che questa non è una regola da applicare in generale, bensì "solo" (si fa per dire) per combattere una penalizzazione in uscita notificata esplicitamente (quella che il WMT segnala come "Link non naturali dal tuo sito") Attenzione, inoltre, a non confondere le segnalazioni di irregolarità in entrata con quelle in uscita: sono due prospettive differenti, contrapposte tra loro, seppur con qualche ovvio punto in comune. La totalità delle segnalazioni sul forum ufficiale portano in questa direzione, e questo possiede almeno due conseguenze su cui riflettere:

  1. i siti sospettati di essere parte di un "gioco sporco" dovranno obbligatoriamente mettere il nofollow sui link sospetti in uscita, ovvero - in mancanza di altre prove - la totalità di quelli che "offrono"; questo vuol dire che "conteranno poco in futuro"? La discussione è aperta per quanto, a mio modesto avviso, l'impressione è che i criteri siano diversi e che la collaborazione con Google aiuti, in ogni caso.
  2. Altra implicazione è che il benedetto PageRank sembra ancora, almeno in questi casi, essere un fattore decisamente importante e che, per nessuno motivo, dovrebbe essere usato in maniera maliziosa. Troppo facile manipolarlo, altrettanto facile per Google accorgersene.

Penalizzazioni da link in uscita

L'ultima generazione di incubi sembra quindi determinata da questo semplice attributo - il nofollow, la cui presenza/assenza finisce per determinare le sorti di molti siti web e del loro "trattamento" nei risultati di ricerca di Google. Precisamente "link non naturali dal tuo sito", ovvero: "Google ha rilevato un pattern di link in uscita artificiali non naturali, ingannevoli o fraudolenti nelle pagine del tuo sito. Questi link potrebbero essere il risultato della vendita di link che aumentano il PageRank o della partecipazione a schemi di link". Parliamo di link innaturali "dal" tuo sito, non "verso": quindi significa che siamo considerati da Google la causa prima di problemi. Il tracciamento dei link in ingresso, con relativa richiesta via email di rimozione / nofollow dei link sospetti o non necessari, invece, è cosa ben diversa.

Ho già discusso della "virata" (presunta) di Google nel conferire valore ai link, un contributo interessante in merito lo ha presentato Dario Ciracì su Webhouse, ed anch'io su Search Engine Journal circa un anno fa ne parlai: in quel caso specifico uscì fuori una "lotta" tra me ed uno schema di link esterno costituito da articoli costruiti "ad arte", che violavano le norma di qualità imposte da Google, non fosse altro che ricalcavano uno schema fisso. In altri termini, erano quasi sempre articoli scritti su Blogger, con un certo pattern di link in uscita.

Un pattern, per la cronaca, è considerato approssimativamente un insieme di link correlati tra loro, capace di costituire un "percorso" navigabile sui vari siti, di qualsiasi forma esso sia: link circolari tipo A linka B, B linka C, C linka A, link "a piramide" e così via. In molti casi i siti penalizzanti sono parte inconsapevole di una struttura del genere: del resto è un po' come guidare la macchina di un amico in stato di ebbrezza. Piaccia o meno, anche se la macchina è del vostro amico (che magari dorme sul sedile posteriore dopo una sbornia comune), il ritiro della patente lo state rischiando soltanto voi. Questa manovra ricorda molto un atto di responsabilità da parte di Google, oltre che una politica decisamente sbrigativa per togliere di mezzo le furbate andando direttamente alla "fonte".

Molti SEO queste cose non le hanno capite, non le vogliono capire, si sentono troppo fighi per capirle oppure giocano a fare i finti tonti. Penso ad una mail ricevuta qualche giorno fa, nella quale per l'ennesima volta mi chiedevano se, per pura cortesia, avessi messo un link "dofollow", "sai com'è, a me serve il dofollow", "sono abituato a scrivere contenuti originali e interessanti" (come se fare SEO fosse equivalente a "scrivere articoli originali", oppure come se noialtri giocassimo, nel frattempo), che credono di avere le idee chiare ("metto sempre un solo link da siti con PR molto alto": siamo ancora negli anni '90, avete sentito il nuovo grunge di Seattle?), senza contare tentativi di baratto penosi della serie "posso darti la possibilità di scrivere guest blog nei miei siti" (#coglioneno, almeno pagami così è una "compravendita" a tutti gli effetti), e "per me è importante che i link ai miei siti siano dofollow". Funziona così: per questi piattaroli da fiera bisogna trasformare l'attività SEO in mercanteggio di link, e a questo punto è assolutamente ovvio - direi - che Google prenda provvedimenti pesanti. Anche a costo, come nel caso in esame, di criminalizzare webmaster innocenti che abbiamo messo in buonafede il link (buona o cattiva fede contano quanto il due di picche, a meno che non si decidano a validare un ipotetico attributo rel="buonafede"). Certa gente purtroppo gioca coi link come si fa con le tre carte, continua a farlo oggi e lo farà ancora per chissà quanti anni, vantandosene pure: poveri noi.

Nei casi di penalizzazioni manuali da link in uscita, Google ha organizzato una contromossa degna di una cintura nera: invece di additare i "compratori" di link (che spesso non hanno idea di come sbarazzarsi dei link in ingresso illeciti, e che magari usavano il disavow auto-penalizzandosi), se la prende direttamente coi venditori. Molto più semplice per tutti togliere il link, molto più sbrigativo ed efficace far fuori le irregolarità in questo modo. In questo modo cambierà l'ecosistema web? Quali saranno le conseguenze di questa mossa? Se anche a voi sono capitati casi del genere, commentate pure nel blog, la discussione è aperte ed è, secondo me, davvero interessante.

Link non naturali dal tuo sito: cosa fare? - Webhouse.

Usa Google Plus per migliorare la tua attività di webwriter

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Google Plus regna sul web.

Ho esagerato? Allora abbasso un po’ i toni: Google Plus regna nei feed reader e attira l’attenzione degli addetti ai lavori. La fusione tra ricerca, applicazioni e natura social di questa piattaforma è un passaggio chiave per qualsiasi strategia di web marketing.

Ma non solo. Google Plus può essere utilizzato dalle aziende, può integrarsi in un quadro più ampio. Ma può anche essere utilizzato per migliorare la tua attività individuale di freelance.

Devi solo usarlo dicono molti. Io dico che devi usarlo nel migliore dei modi possibili. Non sai da dove iniziare? Ti lascio qualche consiglio specifico (preso dalla mia esperienza personale) per blogger e webwriter.

Cerchie intelligenti

Migliore sarà la profilazione delle cerchie, più facile sarà trovare contenuti utili alla tua attività. Non solo. Con un'attenta profilazione, ovvero con l’inserimento di profili in cerchie specifiche, puoi trovare le discussioni adatte ai tuoi interessi e iniziare a fare una buona attività di comment marketing.

Tu sai che i commenti non servono solo a fare spam e a lasciare link che nessuno leggerà. Fare comment marketing vuol dire migliorare la tua brand awareness e farti conoscere come esperto di un determinato settore. Per raggiungere questo obiettivo hai bisogno di due ingredienti:

  • Commenti di qualità.
  • Discussioni interessanti.

I commenti nascono dalla tua tastiera. Per trovare le discussioni adatte al tuo profilo, invece, devi accerchiare le persone giuste: vai su gplusdata, cerca l'argomento e aggiungi i profili più interessanti. Il resto viene naturale.

Curriculum

Google Plus è perfetto per un blogger in cerca di un curriculum. Per mostrare al pubblico i tuoi lavori puoi usare la sezione “autore” ovvero quella che ti permette di comunicare a Google la paternità dei contenuti pubblicati.

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Puoi anche distinguere tra collaborazioni attuali e passate: in questo modo chi visita il tuo profilo può rendersi conto qual è l'argomento che ami, quali sono le caratteristiche del tuo lavoro.

Ovviamente ti consiglio di curare questa sezione con attenzione certosina.

Il vantaggio in termini di immagine: hai le collaborazioni in bella mostra e (se tutto va bene) la tua bella faccia anche nella serp grazie all'Authorship. Per ora i benefici si limitano a questo, almeno fino a quando non sarà chiaro il ruolo dell’Author Rank. Matt Cutts, ad esempio, sostiene che in certi articoli (in-depth article) sia già stato usato. Vedremo...

Google Plus: taccuino blogger

Google Plus è perfetto per trovare contenuti, per fare rete e comment marketing, per pubblicizzare il proprio curriculum. Ma anche per dare voce ai tuoi pensieri: Google un può diventare un blog parallelo.

Lo so, è un’affermazione forte. Google Plus non può sostituire un blog, vero, ma può diventare un buon esercizio per la tua attività di webwriter e blogger. G+ ti permette di scrivere e di pubblicare con una libertà unica, il testo può essere formattato, le immagini possono essere pubblicate e modificare.

  • Vuoi una lista puntata? Usa i caratteri speciali.
  • Devi inserire un link? Lo accorci con bitly e lo inserisci senza problemi:
  • Vuoi condividere il post sulle diverse piattaforme social? Si può fare.

Esempio di Google Plus usato come blog: Scrivopositivo. Ogni post è un vero e proprio articolo diviso in paragrafi, accompagnato da immagini e video, arricchito da citazioni e hashtag . Non si tratta di un semplice ripubblicare articoli, ma di creare contenuti pensati per Google Plus.

Ti consiglio un amico per ogni scrittore: Post Editor for Google Plus. Se ami scrivere tanto e bene questo add-on per Chrome fa al caso tuo perché ti permette di attivare i comandi per agevolare la formattazione.

Salva contenuti utili

Lo sai che Google Plus può fare anche da archivio per i contenuti utili? Esatto, può diventare una sorta di Evernote. Primo passo: crea una cerchia per ogni progetto che curi, e inserisci solo il tuo profilo o quello delle persone che fanno parte del team.

cerchie

Hai trovato un aggiornamento che ti interessa? Condividilo solo con la cerchia dedicata all’argomento che stai affrontando (quella in cui ci sei solo tu). Ora vai nella home page, clicca il link che porta alla cerchia e troverai tutti i contenuti che hai selezionato.

Un’alternativa comoda: usa il plugin per Chrome Favorite Post for Google Plus: ti permette di creare una sezione dedicata esclusivamente ai post ai quali attribuirai la famosa stellina!

Appuntamento Hangout

Banale? Eppure non hai ancora organizzato un hangout con i tuoi fan. Pianifica degli appuntamenti mensili, magari settimanali, e approfondisci i temi che tratti ogni giorno sul tuo blog. Gli hangout sono uno strumento perfetto per creare contenuti video di altissima qualità da condividere sui social o sulle pagine del tuo blog.

La tua opinione

Lo so che hai qualcosa da aggiungere a questa lista: ci sono tanti modi per migliorare l'attività di un freelance e Google Plus offre mille occasioni. Scommetto che la tua esperienza personale può migliorare questa lista, vero? Lascia idee, domande e approfondimenti nei commenti.

Usa Google Plus per migliorare la tua attività di webwriter - Webhouse.

Ecco come riuscirai a NON trovare un nuovo lavoro

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Di tanto in tanto mi piace uscire dall'ufficio, incontrare un po' di amici e fare nuove amicizie (l’immagine è tipo quella di Smigol de “Il Signore degli Anelli” che esce fuori dalla grotta…). Molto spesso si finisce a parlare del lavoro (quindi è come se fossi rimasto in ufficio!) e ascolto con molto interesse gli amici che vorrebbero trovarne uno nuovo o che hanno da poco finito l’università e sono alla ricerca di quello dei propri sogni. Quanta tenerezza!

Ebbene: ascoltando un bel po’ di testimonianze, lamentele e avendo io stesso visionato numerosi curricula ho il piacere di presentarvi il decalogo degli errori più comuni assolutamente da evitare quando si cerca lavoro! Buona lettura.

1. Ho inviato il curriculum a centinaia di aziende

Questo è il primo e più grande errore. Immagina “l’omino dei curriculum”, ovvero quella persona che deve valutare la tua candidatura. Con quale probabilità pensi che il tuo profilo di studi / lavoro possa colpirlo nella marea di richieste che riceve ogni giorno?

E’ sempre un’ottima pratica quella di selezionare tra le offerte un tot di opportunità ed inviare la propria candidatura solo a quelle per cui si è realmente interessati. Immagina cosa si possa pensare di te in una telefonata del tipo “Siamo la Pinco Pallino Spa, ha inviato il suo curriculum, ricorda?” Risposta: “Ehm…no, ne ho inviati così tanti!”.

2. Ti sei ricordato di leggere l’annuncio?

In alcuni annunci vengono espressamente richieste alcune specifiche formali per la compilazione della propria candidatura. Di recente abbiamo cercato una figura junior, indicando di compilare la domanda usando nell’oggetto della mail il formato “COGNOME NOME – Nome della posizione 2014” Non si tratta solo di uno stratagemma per filtrare in maniera pratica i curricula in arrivo, ma anche per valutare l’effettiva lettura dell'annuncio e la propensione per l’applicazione di un “metodo”.

Risultato? Oltre il 30% delle candidature aveva come oggetto qualcosa del tipo “Lavoro” oppure “Il mio CV”, “Candidatura” o addirittura “- Nessun oggetto -”, tutti candidati scartati a priori. In alcuni annunci vengono espressamente richieste specifiche attitudini ed abilità: nel caso non facciano già parte del tuo bagaglio competenze…perché inviare la candidatura? Fai tesoro di quello che non sai (ancora) fare e provvedi per essere più competitivo alla prossima occasione.

3. Non fare quel miglio in più…

Fare quel miglio in più” è un’espressione che indica il volersi impegnare un pochino in più per dimostrare la propria volontà e determinazione. Per restare nell’esempio precedente, all’interno dell’annuncio abbiamo richiesto di inviare il proprio curriculum e una lettera di presentazione (o cover letter), preferibilmente in lingua inglese.

Tra le oltre 200 candidature abbiamo ricevuto circa 20 cover letters e tra queste solo la metà era in lingua inglese. In che maniera avremmo dovuto giudicare il fatto di aver scelto di non inviarla o di inviarla in italiano?

4. Non predisporre i propri profili social ad un eventuale colloquio

Come già accennato in un articolo precedente, molti recruiters ed head hunters effettuano ricerche sull’identità dei candidati per analizzarne la vita digitale. Tale pratica si lega alla possibilità di avere un proprio “biglietto da visita” ancor prima di affrontare il colloquio. Cosa accade se sui tuoi profili social compaiono solo #selfie oppure foto e storie imbarazzanti? Si tratta sempre di biglietti di visita, ma che male si prestano ad impressionare positivamente chi ti sta proponendo un posto di lavoro.

5. Inviare sempre il solito curriculum

Essere versatili: sempre! Non è il candidato più forte ad averla vinta, ma quello che meglio sa adattarsi al cambiamento.

Il tuo curriculum non sempre è adatto per tutte le opportunità di lavoro che sono presenti in Rete. Se hai seguito il primo consiglio hai ora più tempo per curare meglio il tuo curriculum e le informazioni in esso contenute. Se l’azienda è attiva in uno specifico settore per cui non hai precedenti esperienze e competenze perché non modificare le descrizioni dei lavori svolti in precedenza in modo da evidenziare meglio le tue capacità?

Facciamo un esempio: Mario ha lavorato per alcuni mesi in per un’associazione occupandosi di archiviazione testi e catalogazione documenti.  Oggi vuole proporsi nel settore del digital marketing.

Anziché sottolineare le proprie competenze come catalogatore potrebbe modificare alcune diciture della propria esperienza citando le proprie abilità con strumenti di archiviazione dati, data entry, tagging ed elaborazione testi, potendo così contare su skills utili a chi si propone come copywriter, social media manager o gestore di contenuti per siti internet e social network.

Non si tratta di mentire sulle proprie abilità ma di reinventarsi per potersi adattare ad un contesto lavorativo affine.

6. Non approfondire le informazioni sull’azienda

Prima di inviare la propria candidatura è bene effettuare un’analisi approfondita dell’azienda con cui ci sia andrà a relazionare e con cui (si spera!) si inizierà a lavorare. Anziché fermarsi all’annuncio di lavoro trovato chissà dove in Rete perché non provare ad entrare in contatto con i propri, futuri, interlocutori?

Metti “Mi piace” alla loro fan page, aggiungi i dipendenti su Linked In oppure utilizza i loro strumenti di contatto attraverso il loro sito, invia un messaggio privato per richiedere alcuni dettagli sul settore e sul profilo ricercato. Fai in modo che prima ancora di ricevere il tuo curriculum, i potenziali recruiter conoscano o entrino in contatto con te, in modo da agire su un meccanismo emotivo che renda la candidatura e il tuo nome “riconoscibili” rispetto ai tuoi competitor.

Sapere che hai analizzato a fondo la loro azienda creerà uno stato di coscienza vantaggioso e dimostrerà il tuo reale interesse nei confronti del lavoro e della società con cui desideri collaborare.

7. Chiedere in maniera insistente informazioni sulla propria candidatura

La pratica di contattare ripetutamente l’azienda in merito alla propria candidatura trasmette una forte pressione nei confronti di chi ha il compito di giudicarvi per offrirvi l’opportunità di lavorare.

D’altro canto, inviare al termine della raccolta dei curriculum una gentile email di recall potrebbe essere un  segnale di una persona diligente ed accorta che ha a cuore l’opportunità offerta: nel caso di una risposta si avrà l’opportunità di entrare in contatto con un interlocutore reale con cui instaurare una relazione per potenziali future collaborazioni.

8.Usare un modello per il proprio curriculum…senza personalizzarlo un po’

Molti annunci specificano in maniera esplicita di impiegare un modello per creare il proprio curriculum. Tale scelta non è un freno alla vostra creatività ma un modo per raccogliere tutte le informazioni realmente utili per consentire di analizzare il tuo background formativo e professionale oltre ad avere tutti i recapiti utili per contattarti.

Tuttavia una cosa che non capisco è come mai, pur usando il modello, si voglia dare tanta pubblicità a tale aspetto, senza curarne minimamente i particolari. Non c’è nulla di peggio di leggere in testata del curriculum la dicitura “Modello Europeo del Curriculum Vitae” oppure a pie’ pagina “[Nome Cognome] Modello Europeo del Curriculum Vitae” – Se non hai avuto tempo e voglia di “lavorare” un po’ al tuo documento cosa dovrebbe far pensare che avrai voglia di impegnarti nelle mansioni che ti saranno affidate se dovessero assumerti per questo nuovo lavoro?

9. Soft Skills

Alcuni annunci di lavoro possono essere presentati in maniera volontaria con informazioni carenti (indicazioni sul prezzo, presentazione dell’azienda, ecc. ecc.). Questo tipo di annunci riscuote un particolare successo online poiché spuntano decine di “troll” pronti a criticarne forma e contenuto.

Le critiche più frequenti riguardano il tacere l’aspetto economico o il richiedere a figure junior la conoscenza di millemila software, linguaggi di programmazione o di aver maturato almeno un decennio di esperienza nel settore.

Chiaramente molte di queste critiche possono essere motivate ma…si tratta pur sempre di annunci di lavoro scritte spesso da non addetti ai lavori e che vorrebbero una persona come te per migliorare il proprio modo di lavorare... e mentre passate il tempo a mostrare il vostro spirito critico, ecco che nel frattempo molti dei tuoi competitor hanno già contattato privatamente l’azienda, inviato il proprio curriculum e sostenuto il colloquio conoscitivo!

Le tue soft skills comprendono la riservatezza, la possibilità di risolvere problemi o ricercare soluzioni. Se impieghi il 99% del tuo tempo a lamentarti e gridare allo scandalo, quanto rimane da impiegare per svolgere un compito? (non ho molte soft skills matematiche, ma penso che riuscirai a trovare la risposta da solo).

10. Non essere umili, entusiasti e positivi

Che tu sia alla tua prima esperienza o un ricercatore di lavoro “professionista” non far mancare mai una buona dose di umiltà, entusiasmo e positività durante il tuo rapporto con una nuova azienda. Ogni tuo successo o traguardo è nullo fin quando non potrai portare un reale vantaggio a chi desidererà di assumerti o proporti una collaborazione.

Un atteggiamento arrogante è spesso il peggior biglietto da visita per chi si propone per un nuovo incarico, così come una persona rassegnata da cento e più "rifiuti" trasmette negatività alla nascente relazione professionale. Oltre a tutte le caratteristiche che ti rendono la persona ideale per quell’impiego vi è una forte componente emotiva che ti porterà al successo: sfruttala a tuo favore.

E finiamo qui la nostra classifica: hai qualcosa da aggiungere? Stai già rivedendo il curriculum o fermando la coda di invio automatizzata? Per stimolare un po' la conversazione aggiungo un pensiero personale: "il lavoro c'è, è abbondante e in alcuni casi, è anche molto vantaggioso: non è che non ti richiamano mai perché il tuo modo di approcciarti è totalmente sbagliato?"

Fammi sapere cosa ne pensi nei commenti qui sotto!

Ecco come riuscirai a NON trovare un nuovo lavoro - Webhouse.

Pinterest per l’e-commerce: la creazione del desiderio

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Pinterest per l'ecommerce

Pinterest e l’e-commerce? Si può. Dal 2010 il verbo “to pin” è entrato prepotentemente nella vita dei social network addicted e la condivisione di immagini e video si è fatta più semplice, veloce ed accattivante. Nato come luogo in cui appuntare video e immagini di esperienze, viaggi e oggetti oggi Pinterest è l’alleato ideale di un sito e-commerce.

Con Pinterest, infatti, si abbandona il processo classico dei motori di ricerca (ricerca – informazioni – acquisto) per adottare un modello molto più vicino all’esperienza d’acquisto quotidiana (lo vedo – mi piace – mi informo – lo compro).

Un social network basato sulle immagini può quindi portare l’e-commerce a un incremento delle vendite, a differenza di altri strumenti come Facebook e Twitter che sono più adatti a far conoscere un brand, un prodotto o un servizio.

Ma quali sono le regole base per assicurare la giusta visibilità all’e-commerce e ai suoi prodotti su Pinterest? Ne ho selezionate tre:

  •  Informazione completa e immediata: scegliere un’immagine in alta qualità, associare un prezzo e linkare all’e-commerce per permettere al visitatore di acquistare il prodotto nel momento stesso in cui lo desidera, evitando ripensamenti e il subentrare del processo razionale. Questo consiglio vale soprattutto per i piccoli oggetti, che non richiedono un investimento elevato.
  • Utilizzo dei Promoted Pins che al pari dei Promoted Posts e dei Promoted Tweets consentono di promuovere una determinata immagine in cui inserire una descrizione del prodotto e il link all’e-commerce.
  • Arricchimento del profilo con i Rich Pins che permettono di integrare ancora di più l’immagine all’ecommerce inserendo l’archivio disponibilità, i prezzi in tempo reale e il link “Acquista”

Quando troviamo un’immagine che ci attira su Pinterest vogliamo scoprire di cosa si tratta, dove vederla o acquistarla in modo da interagire nella realtà con quello che abbiamo conosciuto online. Per questo sono nati i Rich Pins, definiti da qualcuno una versione per immagine dei Rich Snippets, che portano l’utente a cercare ancora o cliccare sull’oggetto per avere maggiori informazioni. Per questo i Rich Pins rappresentano una grande opportunità per le aziende che sanno usarli in modo efficace e scegliere quello più adatto. Sì, avete capito bene, perché i formati possibili sono tanti.

Qualche esempio? I Pin di Prodotti indicano in automatico il prezzo, la disponibilità e il rivenditore e sono l’ideale per le aziende di abbigliamento, regali, complementi d’arredo. I Pin di Film danno informazioni sulla qualità del film, sul cast, sulle fonti per la visione in streaming o si può linkare al sito del cinema per invitare i fan a una serata particolare. Infine per i buongustai e le aziende che operano nel campo dell’enogastronomia non potevano mancare i Pin di Ricette con informazioni sugli ingredienti e i tempi di cottura. Immagino che ora da utenti starete più attenti al formato del Pin che state visualizzando e da aziende sicuramente più preparate a utilizzare in modo completo e innovativo le opportunità offerte da questo strumento.

Concludendo, visto che le immagini sono parte integrante delle strategie di web marketing per l’e-commerce in quanto generano emozioni e desiderio dei clienti di acquistare il prodotto, i rivenditori dovrebbero adottare un approccio più visivo e creativo sfruttando le potenzialità offerte dai social network per favorire le conversazioni.

Pinterest per l’e-commerce: la creazione del desiderio - Webhouse.

Grunt: Un Task Runner spiegato da un Webdesigner

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grunt

Non volevo provarlo, lo scoglio da superare del "okay, ora con pazienza cerchiamo di capire cos'è" era troppo grosso.

Non so te, ma ultimamente, complice la sempre più elevata difficoltà nel distinguere tra mero "trend" e novità "utile", e soprattutto lavorativamente utilizzabile, mi sono scivolati via alcuni strumenti di rilievo. Grunt era uno di questi, fino a ieri.

Il primo approccio non è stato dei migliori, il buon senso vorrebbe che uno iniziasse a scoprire un nuovo tool guardandosi il sito ufficiale (gruntjs.com), ma quando la prima cosa che vedi è uno screenshot con delle righe di comando, sicuramente qualche blocco mentale ti si presenta. No?

Il primo pensiero quindi è stato "ecco, l'ennesimo strumento per developer inutilizzabile dal resto del mondo". Più o meno ci avevo azzeccato, o meglio, ho avuto la conferma che viene presentato nella maniera tipica di quella nicchia (qualcuno di voi ha mai confrontato la documentazione di Drupal con quella di WordPress?), e quindi incoraggia alla fuga webdesigner e front-end developer poco propensi al rischio di farsi del male prendendo a testate un muro.

Tant'è, faccio due ricerche su Google e mi imbatto in un post di Chris Coyer dal titolo "Grunt per persone che pensano che Grunt sia strano e difficile" (grazie Andrea Novi per essere nelle mie SERP per colpa di Google+, senza di te il post non l'avrei trovato facilmente. Google dammi un +1!).

Bingo? Ni.

Ammetto che quel post è stato necessario per capire finalmente di che cosa stiamo parlando, in modo un po' più semplice, ed iniziare a metterci le mani. Veniamo quindi al dunque.

Due premesse. Cercherò di spiegare molto praticamente come funziona Grunt e perchè è utile, non è mia intenzione (nè ne ho le competenze) spiegare cosa c'è dietro e cosa anima il tutto. Lungi da me, quindi webdeveloper che stai leggendo non incazzarti per pietà.

A che cosa serve Grunt?

Dopo questa mega manfrina iniziale vengo al dunque. Che cosa fa Grunt? Esegue dei compiti in modo automatizzato. Figo. E come fa? Gli si danno in pasto una serie di plugin che fanno delle operazioni e lui le esegue in sequenza. Oppure una per volta. Un esempio molto concreto? Si installa un'estensione per comprimere un file .css, glielo si dà in pasto e lui lo restituisce pulito.

Ora è un po' più figo ammettilo...

Grunt, corredato con gli opportuni plugin, serve semplicemente ad eseguire dei compiti in modo automatizzato.

Che cosa serve per farlo funzionare?

Per funzionare Grunt ha bisogno che ci sia installato node.js (lavoriamo in locale, le spiegazioni che seguono partono da questo presupposto, oltre al fatto che gli screenshot sono fatti su Windows e gli utenti Mac staranno già imprecando).

Anche qui, non è intenzione di questo post spiegare cos'è e cosa fa node.js. Clicca qui e scarica la versione giusta per il tuo sistema operativo ed installalo come faresti per qualsiasi programma.

L'hai fatto? Ottimo! Ora avvia la tanto temuta console dei comandi, e raggiungi la cartella di tuo interesse, quindi, utilizzando il comando indicato anche nella guida per iniziare, installa Grunt.

Nel mio caso essendo su PC con installato xampp, ad esempio, andrò nella root di un sito di prova:

node.js

A questo punto, come indicato nella documentazione, scrivi
[crayon-534d21407639d054630500/]
Premi invio e Grunt dovrebbe essere installato. Puoi verificarlo dal fatto che, nella cartella del tuo progetto, è comparsa la cartella node_modules che prima non c'era.

Ho installato Grunt e ora?

Già l'essere arrivato qui mi fa pensare che ti interessi davvero vedere cosa fa questo cinghiale ingrugnito (mascotte geniale, +1 per la mascotte). Quindi andiamo avanti.

Occorre fare 2 cose affinchè si possa procedere con l'installazione dei plugin e quindi l'esecuzione dei task: creare un file package.json ed un altro chiamato Gruntfile.js. Entrambi vanno creati con un editor di testo qualsiasi e salvati nella cartella principale del progetto. Quella che dentro contiene node_modules per intenderci.

Il file package.json contiene le informazioni essenziali che servono a Grunt per attivarsi. Ti basterà copiare questo codice e salvare il file:
[crayon-534d2140763ae728090169/]
Dove al posto di name e version puoi mettere quel che ti pare, mentre in seguito dovrà esserci indicato il numero di versione di Grunt che hai installato. In questo file scriveranno automaticamente i plugins che installerai e vengono salvati i numeri di versioni degli stessi.

L'altro file da creare, vitale per eseguire i task, è Gruntfile.js. In questo file andrai ad incollare (copiando quello che dicono gli autori dei vari plugin) diverse cose. Le opzioni dei plugin stessi, le funzioni per inizializzarli, i task. Sembra difficile, ma è più facile a farsi che a dirsi. Ad ogni modo, per il momento crea un file che si chiama così ed incolla il seguente codice:
[crayon-534d2140763b4540096827/]
Olè! A questo punto ci manca solo da installare i plugin, il cuore di tutta la vicenda!

I plugins, per fare qualcosa di utile

Che cosa può fare un webdesigner di utile con i plugins? Elenco 5 cose (che sono i 5 plugin che utilizzo di default) che sicuramente troverai utili:

  1. Aggiungere automaticamente i prefissi -webkit, -moz ecc...  su tutto il CSS senza dover scrivere nulla.
  2. Compilare un file .less in .css con un click
  3. Comprimere e minimizzare un file .css
  4. Comprimere ed ottimizzare png, gif e jpeg
  5. Spedire tutto online via ftp senza usare programmi esterni

Il tutto con una riga di comando (o più dipende se si lancia tutto insieme o si vogliono utilizzare solo alcuni task). Insomma, con questi 5 plugin ad esempio puoi scrivere il tuo file .less pulito, senza prefissi ed ottenere alla fine un file .css compilato, con tutti i prefissi, minimizzato/compresso. Comodo no?

Grazie. Ma come faccio? Semplicissimo! Ora che la console dei comandi non fa più paura possiamo installare questi fantomatici plugin!

Prendiamo ad esempio quello che compila i file .less. Come puoi vedere cliccando sul link evidenziato la prima operazione da fare è sempre quella di installare il plugin. Come? In questo caso dalla console, raggiungendo sempre la cartella del progetto dove abbiamo installato Grunt, lanciamo la stringa indicata nella documentazione:
[crayon-534d2140763bb249366699/]
a questo punto il plugin è installato (puoi verificarlo sempre dalla cartella node_modules e da package.json che nel frattempo si è aggiornato).

Quel che resta da fare è andare nel Gruntfile.js ed impostarlo (è sempre indicato nella documentazione). Per il plugin appena installato ad esempio, aggiungiamo:
[crayon-534d2140763c0818606655/]
Nel caso specifico qundi lanciamo finalmente il task scrivendo "grunt less", ed il file source.less verrà compilato in result.css!

Task Eseguito

I 5 plugin menzionati

Come per ogni plugin che si rispetti si evolvono, migliorano, cambiano le funzionalità quindi guarda sempre la documentazione ufficiale per controllare cosa fare! Detto ciò, spero di averti incuriosito almeno un po'! Chiudo lasciandoti i link dei 5 plugins che ho menzionato e che possono velocizzare notevolmente la fase di elaborazione dei CSS.

  1. Autoprefixer: https://github.com/nDmitry/grunt-autoprefixer
  2. Less: https://github.com/gruntjs/grunt-contrib-less
  3. CSS Minify: https://github.com/jzaefferer/grunt-css
  4. ImageMin: https://github.com/gruntjs/grunt-contrib-imagemin
  5. FTPush: https://github.com/inossidabile/grunt-ftpush

s-Grunt.

Grunt: Un Task Runner spiegato da un Webdesigner - Webhouse.


Freelance? Capire ed evitare i clienti che ti portano al DISASTRO

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disastro

Se oggi qualcuno dovesse chiedermi i motivi alla base della mia serenità lavorativa probabilmente non parlerei di qualcosa di tecnico o di strettamente legato alla mia professione.

La verità è che riesco a lavorare bene perché ho imparato a riconoscere le persone.

Selezionare i clienti migliori e più motivati e i progetti più interessanti mi permette di lavorare bene, essere felice e instaurare rapporti di reciproca soddisfazione che durano nel tempo.

In una giornata lavorativa il tempo per noi è un costo e sapere come impiegarlo può fare la differenza. Dobbiamo avere molto rispetto del nostro tempo e selezionare bene le attività nel quale impiegarlo.

Nella mia attività lavorativa mi sono imbattuto in 4 tipi di potenziali clienti:

  1. Il cliente che non è ancora pronto per te
  2. Chi pensa di saperne più di te sulla tua professione
  3. Chi decide unilateralmente quanto vale il tuo lavoro
  4. Chi vuole informazioni ma non ti dedica tempo
  5. Il cattivo pagatore/truffatore

middle_page_clienti

1. Il Cliente non ancora pronto o senza budget

Questa tipologia di cliente, sebbene venga spesso accusata di affidare lo sviluppo del sito web al cuggino o a risorse di dubbio valore come 1and1 o Wix, in realtà per me merita tutto il nostro rispetto.

Semplicemente, non è ancora pronto per noi e rappresenta quello che io chiamo “cliente di secondo giro”. Ha bisogno di provare gradualmente il web, magari scottandosi con qualche progettino di basso valore prima di credere davvero in un progetto di qualità.

A questo tipo di clienti cerco sempre di dedicare un pò di tempo e di offrire i miei consigli anche se sono già certo che non svilupperò il progetto. Perché investire del tempo?

Credo nel karma ma tengo lo storico dei preventivi. Ho una memoria abbastanza scarsa ma più volte, facendo un controllo, mi sono accorto che le società che accettano il progetto mi avevano già contattato, magari qualche anno prima, per poi scegliere un altro fornitore.

Perchè devi avere pazienza ed aspettare?

Entrare in competizione sul prezzo ti porta ad una brutta vita. Svilupperai progetti di qualità più bassa anche se sei bravo e non potrai seguire i clienti nel modo adeguato in caso di imprevisti.

Il tuo portfolio alla lunga ne risentirà così come la tua pagina referenze.

Avere clienti grati e soddisfatti ti rende più contento e felice nello svolgere il tuo lavoro e chi lavora con il sorriso ha sempre risultati migliori.

2. Chi pensa di saperne più di te sulla tua professione

Questa tipologia di cliente, quando capita al momento giusto e se presa nel modo corretto, è la più divertente.

Mi contattano perché mi trovano su internet grazie alla mia landing page in prima posizione su Google per una chiave competitiva. Vogliono informazioni e consigli su come faccio per ottenere risultati e come posso permettermi di lavorare da Fuerteventura creando fiducia attorno al mio nome e al mio marchio.

Soddisfatto e orgoglioso della situazione apro il sito del cliente al telefono e comincio ad individuare qualche problema. Non eseguo un test approfondito, diciamo che guardo giusto le cose che nella pagina hanno evidenti problemi e suggerisco delle modifiche.

Qui avviene il miracolo, la trasformazione. Ribattono e rientrano ad ogni osservazione, come un pugile dopo una schivata.

Non sono più i clienti con la voglia di migliorare o di capire cosa non va ma sono improvvisamente miei colleghi, esperti di usabilità e webdesign.

Il menu non è mai troppo lungo, è giusto così perché è importante mettere tutte le informazioni ad un click, l'ha letto su un libro.
La call to action gialla limone con la scritta nera è ideale, perché si sa che il nero su giallo ha un alto contrasto, l'ha letto su un articolo.
Le foto si, sarebbero un pò da migliorare visto che le hanno fatte con il cellulare ma non possono investire anche in un fotografo. Anche se magari sono un Agriturismo, o un B&B dove le foto sono di gran lunga la cosa più importante.

È a questo punto che ti accorgi che il tuo karma dovrà aspettare e che non potrai mai uscire sereno dalla telefonata e quindi cominci a stringere, chiedendo i dati per preparare un progetto che ti consentirà di chiudere l'inutile telefonata.

Pensavi di essere un consulente e invece ti ritrovi un altro esperto che ti piange sulla spalla e si lamenta dell'Italia che è un brutto paese.

3. Chi decide unilateralmente quanto vale il tuo lavoro

La trattativa sul prezzo fa parte del commercio, in alcune culture è addirittura mancanza di rispetto non trattare o chiedere uno sconto. Detto questo ci sono delle regole. Il modo migliore per trattare il prezzo è chiedere al cliente quanto è disposto a spendere per il progetto (è dura, lo so, dio quanto è dura) e poi confezionare un'offerta su misura in funzione di budget/obiettivo.

Se invece il cliente non vi dice nulla perchè pensa che volete estorcere quanto più denaro possibile dovete partire dal vostro prezzo di mercato ed eventualmente - se volete - riconoscere un piccolo sconto in funzione di qualche cosa che l'utente può fare per voi (ad esempio ha già pronti tutti i testi, le foto e la struttura del sito). Indicativamente, se dico 1200 significa che (se è un periodo in cui non ho molto lavoro e il tuo progetto è interessante) posso essere disposto ad arrivare a 1080. 10%. Sicuramente non arriverò mai a 600 e soprattutto non a lavorare gratis in cambio di visibilità o provvigioni sui risultati.

Potrei fare un sito a 600 euro? Si. Sono skillato e un sito posso farlo anche in un pomeriggio se per sito si intende mettere insieme il template, installare 2 componenti e fare data entry dei contenuti. Ma fare un sito web in questo modo mi porterebbe sullo stesso piano di chi ogni giorno fa lo stesso lavoro per portare a casa la pagnotta. Noi non dobbiamo lavorare così, dobbiamo dare al cliente cose che non si aspetta e di cui pensa non ci sia bisogno affinchè il progetto sia efficace. E nel fare questo dobbiamo capire, provare, testare affinchè con il tempo noi possiamo fare cose sempre diverse, diventando sempre più bravi. (si torna al punto 1).

A meno che non sia una vostra scelta e non costituisca più del 10% dei progetti che seguite non accettate mai di farvi pagare SOLO sui risultati che il sito potrà conseguire mentre potete pensare, se volete a dei bonus.

Il risultato di una impresa online non dipende sempre e solo da voi. Prima del Sito web c'e' il Webmarketing e prima del Webmarketing c'e' il Marketing Offline. Si, in questo ordine di importanza. Se una ditta non ha motivo di esistere sul mercato non è una buona scelta essere sua socia in affari... e la maggior parte di noi non ha i dati e le competenze per capire le potenzialità di una azienda.

Ma c'e' un fattore in più, molto importante. Chi ha un sito web senza pagarlo inoltre tende a non attribuirgli il giusto valore e a sottovalutare sia lo strumento che voi che avete accettato il becero accordo. Probabilmente pensa di voi non che siete sicuri del vostro lavoro ma piuttosto che non avete altro di meglio da fare che provare a far funzionare in rete la sua azienda.

Se volete lavorare sui risultati perchè siete bravi e credete molto in quello che fate, una forma interessante che propongo ogni tanto a chi vuole trattare sul prezzo è la seguente.

La mia landingpage costa 850, mi dai un acconto del 50% e tieni la mia landing page per tre mesi.
Vedi se funziona, se ottiene risultati e ti permette di lavorare. Se dopo tre mesi vuoi tenerla mi versi il saldo più il 20% per il rischio che ho corso nel darti la possibilità di scegliere. Completamente discrezionale.

Se sono veramente attratto da un progetto posso proporre io la cosa e rinunciare al valore del rischio ma è una cosa che è capitata solo una volta per una scuola di Surf perchè i ragazzi erano veramente bravi e meritavano davvero un sito web che ottenesse più risultati rispetto al blog in WP che avevano.

So che la landing page porterà richieste e lavoro e sono certo che dopo che il cliente avrà provato il sistema la manterrà attiva, versandomi volentieri il saldo e scrivendo una bella referenza.

In questo modo non accetto di sviluppare una landing page del cacchio a 300 euro e il cliente ha la possibiltà di testare il mio servizio prima di pagarne il prezzo pieno.

4. Chi non ti contatta nel modo giusto

Lo ammetto, con il tempo sono diventato abbastanza selettivo, ma il copia/incolla delle specifiche con conseguente inoltro a 20 agenzie non lo tollero.

Primo perché se fai così l'unica determinante nella tua scelta è il prezzo e secondo perché nel 90% dei casi nelle tue specifiche hai scritto cose non importanti come lo spazio infinito sul server e hai invece tralasciato cose importanti... Quindi dovremo sentirci ma ti avranno già contattato altre 5 web agency e tu sarai già stufo di un progetto che ancora non è neanche stato preventivato.

Se sei alla ricerca del modo migliore per chiedere e valutare un preventivo puoi leggere questo articolo che ho scritto per joomla.it oppure scaricare questo ebook gratis.

5. Il Cattivo pagatore

Ho lasciato volutamente per ultima la tipologia di cliente peggiore per un freelance. Saturano il tuo tempo e le tue liste di cose da fare perché per ogni pagamento devi fare 50 chiamate e, cosa peggiore, saturano la tua testa di nervoso.

Queste persone non hanno nulla a che fare con chi è onesto ed è in difficoltà. Hanno l'approccio di chi può entrare in un ristorante senza un soldo in tasca e al tempo stesso riuscire a gustarsi la cena sapendo già che a fine serata non pagherà. Contro questi clienti non esiste contratto, avvocato o causa. La cosa migliore che puoi fare con loro è intercettarli ed evitarli come la peste.

Una volta ho anche incontrato il cosiddetto “mostro di fine livello”, un truffatore di professione che mi ha addirittura rubato il sito web quasi terminato dal server di sviluppo. Ho raccontato la storia di come è andata (e come ne sono uscito) in questo articolo.

La migliore soluzione che ho trovato è sempre l'acconto del 50%. Sono disposto a dilazionare il saldo anche in 4 mesi ma non rinuncio mai all'acconto, piuttosto rinuncio al progetto.

L'acconto crea una condizione di parità tra committente e sviluppatore che spinge entrambi ad impegnarsi perché il progetto vada a buon fine.

Spero che questa traccia vi consenta di utilizzare il vostro tempo al meglio permettendovi di sviluppare progetti di qualità… con me funziona, tutti i giorni :)

Freelance? Capire ed evitare i clienti che ti portano al DISASTRO - Webhouse.

L’arte di elaborare l’immagine con php (Parte1)

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Ma come fanno i siti con stock di foto a mettere la loro texture sopra ogni fotografia caricata? Come fa Google+ a sfocare la foto che imposto come copertina del mio profilo?

Senz’altro avranno a disposizione qualche particolare tecnologia!!

E invece no. Non tutti sanno che è possibile manipolare le immagini usando “semplicemente” php. Oggi impareremo le nozioni base per elaborare l'immagine con php.

Gli strumenti necessari

Non tutti sanno che quasi ogni server mette a nostra disposizione GD imaging (Documentazione su php.net), che nelle mani giuste risulta essere davvero uno strumento potente. Per prima cosa dobbiamo verificare che sia attivo sul server che stiamo utilizzando. Per farlo andremo a creare un file index.php con al suo interno la funzione:
[crayon-534fec190588c134017528/]
Raggiungendo con un browser la posizione del file avremo una pagina che ci elenca tutte le informazioni legate al php, compresi i servizi attivi, in questa pagina dobbiamo accertarci di trovare la seguente sezione:

img1

Da qui possiamo verificare se GD è attivo o meno, ed anche di quali funzionalità possiamo disporre. Se non è disponibile ed abbiamo la possibilità ed i permessi per installarlo possiamo seguire la guida ufficiale su php.net: http://www.php.net/manual/en/image.installation.php

Muoviamo i primi passi

Diciamo subito che è buona norma abilitare il report degli errori (almeno in fase di sviluppo) in questo modo sarà più semplice identificare e risolvere eventuali problemi.

Per farlo basterà scrivere in cima al nostro file php:

[crayon-534fec190589a511568609/]
Prima di iniziare la nostra opera d’arte, dovremmo sapere ancora due cose. In primo luogo è necessario definire il content-type corretto del file, se ad esempio stiamo creando un png dovremmo impostare l’header come segue:
[crayon-534fec19058a0089739042/]
Inoltre dovremmo tenere presente che alla fine delle operazioni sulla nostra immagine dovremmo definire e stampare la stessa. Quindi continuando con l’idea di creare un file png andremo a scrivere:
[crayon-534fec19058a5982044196/]
Dove $immagine è l’oggetto contenente tutte le informazioni legate alla nostra immagine. Il nostro file somiglierà quindi a questo:
[crayon-534fec19058aa826826023/]

 Impariamo a disegnare

Ora che siamo pronti ad iniziare disegneremo un quadrato grigio, per prima cosa creeremo l’oggetto immagine, poi lo coloreremo di grigio:
[crayon-534fec19058b0375077127/]
Il risultato a questo punto sarà un quadrato grigio di 250X250px. Possiamo usare la funzione imagecolorallocate() per definire colori da usare in seguito:
[crayon-534fec19058b5031177325/]
Altre funzioni interessanti sono imagepolygon() e imagefilledpolygon() che ci permettono di disegnare un poligono partendo da un array contenente le coordinate dei nostri punti. La funzione richiede 4 attributi:

  1. l’oggetto immagine
  2. l’array contenente le coordinate dei punti
  3. il numero di punti
  4. il colore

[crayon-534fec19058ba006726924/]
ed il risultato è il seguente:

image01

Se invece usiamo imagefilledpolygon() otterremo un poligono riempito del colore scelto:

 image02

Divertendoci ad inserire altri punti il nostro file php potrebbe arrivare ad assomigliare a questo:
[crayon-534fec19058bf445315995/]
il cui risultato ci farà sorridere:

image03

Impariamo a scrivere

Come i bambini, prima impariamo a disegnare poi a scrivere. Per prima cosa dobbiamo procurarci il file ttf del font che vogliamo usare. in questo caso useremo OpenSans-Regular, i cui file possiamo scaricarli direttamente da Google Fonts (http://www.google.com/fonts#UsePlace:use/Collection:Open+Sans). Nel nostro esempio andremo a posizionare il file direttamente nella root del nostro progetto, per cui imposteremo la path dei font e lo definiremo come segue:

[crayon-534fec19058c6131311050/]
Ovviamente possiamo definire diversi font, l’importante è avere il relativo file ttf caricato all’interno della path impostata.

Ora useremo imagettftext() per inserire il testo “WEBHOUSE”, questa funzione richiede ben 8 attributi:

  1. l’oggetto immagine
  2. la dimenzione del carattere
  3. l’angolazione del testo
  4. la coordinata X
  5. la coordinata Y
  6. il colore
  7. il font
  8. la stringa contenente il testo da inserire

e quindi scriveremo:
[crayon-534fec19058cb888457781/]
Ottenendo quindi:

image04

 

La prossima volta impareremo a tagliare e aggiungere filtri alle nostre immagini o foto.

Puoi scaricare l’esempio completo qui: logo_webhouse

L’arte di elaborare l’immagine con php (Parte1) - Webhouse.

Il CV è Social: Come Promuovere il proprio CV in Rete

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Nel mondo HR si parla molto di “digital reputation”, ma quanto è importante essere se stessi e curare le cosiddette “soft skills” quando si cerca un lavoro?

Iniziamo a capire cosa s’intende per soft skills. Sono tutte quelle competenze trasversali di tipo relazionale e non hanno molto a che fare con abilità di tipo tecnico. La capacità di lavorare in gruppo, il senso d’appartenenza, la flessibilità e l’adattamento ai cambiamenti, l’attitudine alla creatività sono quelle caratteristiche che consentono di creare buone relazioni candidato-azienda.

La nostra vita è “always online” con l’utilizzo costante dei social per cui la divisione tra mondo offline/mondo online è quasi sparita. In questo contesto è necessario quindi avere una particolare cura della propria immagine, della reputation e consapevolezza che quanto mettiamo  in rete può essere preso in considerazione dai recruiters  quando cerchiamo un nuovo lavoro o vogliamo cambiare ruolo.

Non si può più barare al gioco, inventandoci esperienze  pregresse non reali, perché sui social si è subito smentiti; appaiono chiaramente le nostre passioni, i nostri interessi e quindi anche le nostre soft skills.

Da recruiter ho preso spesso in considerazione non solo i cv e le lettere di presentazione che tanti erroneamente sottovalutano, ma alcuni social che mi hanno consentito di recuperare informazioni sui candidati. Il colloquio determina molto spesso la decisione finale ed a quest’incontro bisogna arrivare ben preparati, portando esempi di progetti o lavori, in particolar modo se si tratta di ruoli grafici/tecnici sul web, ma le piattaforme social hanno un ruolo di tutto rilievo per lo screening  del personale.

Linkedin consente di diffondere non solo le hard skills, ma anche interessi ed attività complementari , tramite i gruppi a cui ci si è iscritti e la condivisione che è diventata sempre più viva nell'ultimo anno. Non deve essere considerato solo come un contenitore di cv, un “deposito statico”, ma una modalità di mettere a fattor comune esperienze.  Come emerge dalla ricerca Social Recruiting Survey 2013 questa piattaforma è utilizzata dal 49% dei selezionatori.

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Altro social analizzato durante le selezioni  è Twitter , in quanto mette in evidenza l’interazione e l’attività social del candidato. In 140 caratteri sembra difficile esprimere la propria visione del mondo e farsi selezionare, ma gli hashtag consentono di creare una community all'interno della quale si possono rafforzare le relazioni con i followers. La Bio, infine, consente di presentare sè stessi in 160 caratteri e può essere un’ottima fonte di ricerca informazioni, in quanto è l’area in cui si inseriscono le specializzazioni e le passioni sempre precedute da un hashtag, per i twitteri più esperti.

Nella ricerca Social Recruiting, Twitter  viene collocato solo al terzo posto dopo Facebook, social su cui i recruiters, tuttavia, si dividono tra “favorevoli” e “contrari”, come è stato più volte sottolineato durante la Social Media Week appena conclusa a Milano nell'evento “Saremo mai pronti per le #SocialHR?”. Alcuni selezionatori  considerano FB un'intrusione nella privacy del candidato e quindi preferiscono affidarsi ad altre piattaforme per cercare contenuti in rete e farsi una visione d’insieme.

Grande attenzione viene data anche al “cultural fit” , con l’obiettivo di trovare risorse in linea con i valori aziendali sia nell'atteggiamento sia nelle passioni.  Quest'attività è prerogativa soprattutto di recruiters interni, in quanto le società di head hunting non sempre hanno gli elementi necessari per fare un matching  efficace.

Non è sufficiente essere presenti in rete per fare personal branding , ma bisogna fare networking,  creare connessioni con una presenza di qualità.  Caratteristiche che vengono considerate positivamente sono la curiosità, l'attitudine a sperimentare;  l’apertura mentale al nuovo ed alla tecnologia sono plus che possono far spostare l'ago della bilancia a vostro favore.

Di seguito qualche “helpful  tips”:

  • coerenza:  cercate di mantenere coerenza, inserendo sui vari social le stesse informazioni utili, in modo da non far sorgere dubbi ed incertezze nei recruiters.
  • contenuti: create e condividete contenuti interessanti  ed aggiornati. Non basta “esserci”, ma bisogna partecipare alle conversazioni  e postare informazioni sui progetti a cui si è collaborato.
  • fantasia: non eccedete con la fantasia. Qualche cv viene scartato a priori proprio perché troppo fantasioso.  Di seguito un esempio  molto originale e d’impatto, ma che potrebbe non essere idoneo a tutte le candidature.
  • personalizzazione: il cv deve essere mirato per la posizione ed il ruolo a cui intendete candidarvi. Spesso occorre prepararne alcuni secondo le posizioni cui volete puntare.
  • keywords: prestate attenzione alle keywords che possono essere utili ai recruiters per cogliere immediatamente i vostri skills. Spesso  la lettura dei cv viene esaurita in pochi minuti, per cui ogni parola chiave può essere fondamentale per farvi contattare.
  • link: non allegate molti attestati ai vostri cv, mettete semplicemente i link e puntate piuttosto sulle vostre esperienze.
  • storytelling: molto utilizzato negli USA lo storytelling può consentire di raccontare le proprie esperienze in modo innovativo. Tenete presente che nei colloqui di lavoro spesso si considerano assodate le competenze tecniche, mentre si punta, come già precedentemente detto, sulle soft skills che possono essere ampiamente narrate con questa forma di comunicazione.  Ricordate che “stories get attention and people remember  the message” .
  • social “alternativi” : usate anche altri social, come Instagram, G+ , QrCode, Pinterest e Flickr per condividere informazioni sulla vostra attività in particolar modo se vi proponete per ruoli creativi. Di seguito esamineremo alcuni esempi.
  • video: per creare video da condividere su Youtube, potete consultare diversi manuali sulla rete  o utilizzare piattaforme quali videocv che consente di presentarsi in modo innovativo ed intraprendente. Dovete prestare attenzione alla qualità del video ed alla durata che non deve superare i 2 minuti.
  • piattaforme di recruiting online: utilizzate le nuove piattaforme che stanno nascendo online. Ad esempio,  Jobyourlife  è una piattaforma di recruiting online che utilizza la geolocalizzazione del curriculum.  Sono nate anche Fan Page per mettere in contatto domanda ed offerta:  vedi , per esempio,  Jobgratis.com e servizi via Twitter quali Tweetmyjobs  o communities su Gplus  come, ad esempio “Passaparola lavoro Italia”.

Di seguito esamineremo alcuni social che possono essere scelti dai candidati per presentarsi in modo innovativo. Prestate attenzione alla posizione per cui desiderate candidarvi: un cv troppo innovativo può risultare non solo inefficace, ma addirittura negativo se il ruolo non è di tipo creativo o legato al mondo web e se l’azienda è molto “tradizionalista”.

Instagramvitae

Non ancora molto diffusi in Italia i cv su Instagram possono essere un’attività complementare al classico cv europeo. Gli Instagramvitae, nati dalla passione di un graphic designer,  David Mas Parres, sono facili da realizzare grazie anche ad un tutorial che David ha pubblicato su Vimeo:

[iframe src="//player.vimeo.com/video/54771939" width="100%" height="440"]

Infografiche

Si possono creare delle Infografiche che rappresentino le vostre competenze in modo visivo. Ad esempio,  partendo da Linkedin,  con programmi gratuiti quali  Vizualize.me  o altri disponibili online gratuitamente potete rappresentare Hard e soft skills in modo originale.

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QR Code

Un'idea veramente originale è stata quella di Victor Petit che ha messo insieme media diversi per creare un CV unico.  Il tutto è partito dal QR code e dal desiderio di far sentire la sua voce ed esprimere sé stesso mentre il recruiter leggeva il suo cv. L'idea è stata talmente vincente che Victor ha realizzato un video postato su Vimeo , video che  è stato visto 320mila volte.

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FLICKR e PINTEREST

Altri social visivi e molto utilizzati all'estero per diffondere i curricula sono Flickr e Pinterest.  Su Flickr troviamo diversi esempi di cv fotografati  (non molto originali per una piattaforma visiva) ed uno veramente innovativo che vi propongo.

[caption id="attachment_22029" align="aligncenter" width="640"]foto11 Flickr By SOCIALisBETTER- sergio m.mahugo[/caption]

Su Pinterest possiamo trovare varie infografiche e fotografie, ma anche idee molto originali.

Slideshare

Altra piattaforma ancora poco utilizzata in Italia per condividere i curricula è Slideshare.  Ecco un esempio di Yuri che ha puntato su Kw che meglio rappresentano le sue skills.

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Dopo aver analizzato le piattaforme ed i social disponibili verificate con attenzione se l’azienda per cui desiderate candidarvi è “sensibile” e promuove l’utilizzo delle nuove tecnologie. Alcune banche , ad esempio la BNL, invitano i candidati a creare  il social cv sotto forma d'infografica, mettendo a disposizione una sezione del sito.

Considerate, tuttavia, che la reputation non si costruisce in un giorno, ma è frutto di un lavoro costante di aggiornamento delle informazioni, partecipazione attiva all’interno dei gruppi e deve essere mantenuta viva anche dopo un’assunzione. Il lavoro può cambiare, la reputation rimane.

Il CV è Social: Come Promuovere il proprio CV in Rete - Webhouse.

Come curare i link interni

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Di solito ci preoccupiamo di come ricevere link da altri siti, ma quanto stiamo lavorando per riceverli dal nostro stesso sito o blog? Poco, scommetto. Eppure i link interni hanno diversi vantaggi. Vediamone qualcuno.

  • Migliorano la tematizzazione della pagina linkata
  • Aiutano l'utente a navigare nel sito
  • Offrono risorse ai lettori
  • Promuovono vecchi contenuti
  • Abbassano la cosiddetta frequenza di rimbalzo

Che cosa dice Google riguardo i link interni?

Il numero di link interni che puntano a una pagina è un'indicazione per i motori di ricerca in merito alla relativa importanza di tale pagina. Se una pagina importante non è visualizzata in questo elenco, o se una pagina meno importante ha un numero relativamente elevato di link interni, dovresti considerare l'idea di riesaminare la struttura dei tuoi link interni. Fonte: Link interni

Cosa significa tutto questo? Come un link esterno è un voto che qualcuno ha dato a una nostra pagina, così un link interno è un voto che diamo noi a una nostra pagina. La consideriamo più importante di altre, almeno nel momento e nel contesto in cui la linkiamo.

Perché Google parla di struttura di link interni?

Perché secondo me non vanno linkate a caso le nostre pagine interne o i vecchi post. Negli ultimi mesi ho iniziato una strategia di internal linking nei miei due blog, considerando:

  • l'effettiva importanza della pagina linkata: deve offrire una reale risorsa per il lettore;
  • la contestualità della pagina linkata: non faccio come Wikipedia che linka qualsiasi parola di una pagina, ma valuto quanto davvero sia utile al contesto in cui è presente il link.

Come capire l'importanza di una pagina o di un post?

Linkare un vecchio articolo soltanto per inserire un link in più non è un'ottima strategia di internal linking. Quando devo linkare un vecchio post, ci penso attentamente, valutandone l'effettiva importanza per il lettore. In breve, mi pongo due domande.

  1. Ho davvero scritto un post esaustivo su quell'argomento?
  2. Sono ancora convinto di quanto ho scritto o ho cambiato idea?

Non faccio atterrare i miei lettori in un articolo che non mi rappresenta più. Né in uno che è stato scritto senza coprire bene il tema che ho trattato.

Un link è un collegamento, non dimenticarlo mai. Collega la pagina linkante a quella linkata, come un ponte. Non costruire ponti che fanno arrivare il viandante in una zona morta, senza alcuna attrazione.

Come non fare l'internal linking, o il “clicca qui” che non muore mai

Ne ho parlato qui, qui e qui.

Quante volte hai letto frasi come questa? E quanto sono inutili, sia per il lettore sia per il blog stesso?

[tweet_dis]Il testo ancora dev'essere semanticamente legato alla pagina linkata.[/tweet_dis]

E l'avverbio “qui”, al massimo, può avere un legame semantico con una pagina che parla, appunto, di avverbi.

Evita di linkare la singola parola

Link wikipedia

Questa immagine è parte della schermata di una pagina di Wikipedia presa a caso (Scrittura), in cui, secondo me, non c'è un uso corretto dei link interni (ne ho contati quasi 130, un numero enorme). Ho voluto lasciar sottolineata la parola “medievali”, un aggettivo, che è stata linkata alla pagina Medioevo. La parola “studio”, invece, è linkata alla pagina Ricerca scientifica.

Mi chiedo: è davvero necessario inserire tutti quei link interni, molti dei quali non contestualizzati? E perché, poi, usare singole parole come testi ancora?

Nell'immagine che segue mostro come avrei usato io i link interni di quel brano (4, invece degli 8 inseriti):
Link wikipedia
Stiamo parlando di scrittura nella pagina, giusto? Quindi linkare filografia, pergamene, messaggi e linguaggio va bene. Sono risorse contestuali. Non lo sono, invece, la ricerca scientifica né, tanto meno, le date che spesso Wikipedia linka.

Usa le frasi chiave

Google ha iniziato a tenere sotto controllo il modo in cui linkiamo le pagine web. Sono sospetti quei link di singole parole che puntano sempre alla stessa pagina.

In un blog tempo fa ho visto la stessa parola nello stesso paragrafo linkata tre volte alla stessa pagina. Qual è l'utilità? Per i motori di ricerca, nessuna. Per il lettore, idem.

Da diverso tempo sto usando ormai frasi chiave che, a pensarci bene, sono la giusta definizione di testo ancora. Una parola singola non è un testo.

Perché linkare una pagina interna con una frase chiave?

  1. Perché comunica un preciso messaggio al lettore, prima di tutto: una parola non contiene alcun messaggio, non spinge all'azione, non crea empatia, non incuriosisce.
  2. Perché rafforza la tematizzazione della pagina linkata: inserisce il collegamento all'interno di un contesto.
  3. Perché rende il link più discorsivo e ne migliora la percezione nel lettore.

Varia le parole nei link: usare i sinonimi

Un altro elemento che Google sta abbattendo quest'anno (2012) è la sovra-ottimizzazione (sia sul sito che all'esterno). Non c'è niente che Google odi di più della sensazione che tu stia provando a usarla per migliorare il posizionamento per una parola chiave specifica. Amine Rahal su 5 Penguin-Friendly Link Building Tips.

Questo si rifà a quanto ho scritto prima: linkare la stessa pagina sempre con la stessa parola chiave è una forzatura, ma sopratutto non se ne hanno benefici. E infatti non mi limito a scrivere una frase, ma cerco sempre di variarne le parole, trovando il sinonimo più giusto.

Scegli un tono conversazionale

Quando linkiamo un vecchio post, stiamo scrivendo quel link: anche questo fa parte di quel micro-copywriting che migliora la scrittura dei nostri testi e anche l'ottimizzazione della pagina. La discorsività del link è preferibile perché più naturale, umana, rispetto a quella artefatta, forzata anche, della singola parola.

E non dimentichiamo che ora è apparsa la Voice Search, una ricerca conversazionale che premia il contesto. Quindi stop ai soliti, inutili, testi ancora rappresentati da singole parole. Dai un senso, anzi un contesto al tuo link. Inseriscilo all'interno di un discorso.

Come curi i tuoi link interni?

Stai usando anche tu il “qui” duro a morire? O hai scelto di seguire la strada più corretta ed efficace per linkare le pagine interne del tuo sito?

Come curare i link interni - Webhouse.

SEO e scrittura giornalistica possono coesistere?

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La complementarietà, nel periodo storico a cavallo fra analogico e digitale dell'era dell'informazione, è tutto. La penso così fin dai tempi dell'Accademia Jed... ehr, dell'università; quando fresco di laurea in Scienze delle Merendine Politiche mi era presa la botta di voler fare il giornalista, ovviamente, digitale.

Sono finito a fare SEO e mi sento di poter dire di continuare su questa linea: si, l'ottimizzazione sui motori di ricerca e la scrittura giornalistica possono (anzi, devono) coesistere. Perché puoi scrivere i contenuti più fichi (non che ci voglia molto, guardando la media) dell'intera newsfera italiana, potresti anche essere il nuovo Montanelli ma senza riuscire a intercettare la tua audience scriverai pezzi utili come i temi che facevi a scuola: buoni per stare chiusi in un cassetto.

Perché la SEO può aiutare la scrittura giornalistica

In questi giorni sto leggendo "Scrivere per il Web" di Michael Miller, un po' perché credo che bisogni sempre tenersi aggiornati per il proprio lavoro, un po' perché sono un secchione in fondo e non mi spiace studiare e approfondire. Nerd maledetto, altroché.

Ti avviso subito che c'è solo un capitolo legato alla SEO, ed è piuttosto basico, ma tutto il libro contiene qua e là delle chicche per ... scrivere per il Web, appunto, stracondivisibili lato ottimizzazione sui motori di ricerca.

Ad esempio, il quinto capitolo che parla di come organizzare i contenuti,  è un piccolo bignami SEO-friendly di buone regole di scrittura orientata a essere "appetibile agli occhi degli utenti e dei motori di ricerca",  uno dei mantra preferiti dei content marketer un po' come "la Forza sia con te" per i Jedi.

Concetti come la piramide rovesciata, l'uso corretto dei titoli e di elenchi, la divisione in paragrafi ben definiti e l'inserimento di contenuti multimediali e link esterni sono concetti basilari se si vuole comunicare in modo comprensibile (e non come Jawas) sul Web, addirittura requisiti minimi se si pensa di lavorarci con la comunicazione online.

La piramide rovesciata dell'informazione

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Forse non ci se ne rende conto, ma la piramide rovesciata o invertita dell'informazione è tanto scrittura giornalistica quanto SEO.

Infatti, non solo aiuta a soddisfare subito l'esigenza dell'utente che trova above the fold la soluzione al suo problema, ma lato ottimizzazione sui motori di ricerca va risaltare subito il tema e le parole chiave del contenuto.

Sarà che sono un rinnegato come Han Solo, ma l'idea dell'articolo non più come "piacere della lettura" ma "soddisfazione di un bisogno" mi sembra molto più concreta e reale che le pippe da scribacchini, e la piramide invertita dà una grossa mano a confezionare - blasfemia per un vecchio giornalista - un prodotto che sia utile per l'utente. Yep, IMHO contenuto utile/che soddisfa una richiesta (che sia anche di intrattenimento) per me è sinonimo di contenuto di qualità.

Uso corretto dei titoli e la formattazione del testo

Se c'era una cosa dove mi sono scornato spesso quando facevo consulenza per un quotidiano approdato da poco all'online, questa era la scelta dei titoli. Fai conto che TUTTI i giornalisti old style avevano velleità di titolare come fa l'Huffington Post Italia (stile che non mi piace affatto), ovvero senza far capire all'utente che cavolo ci fosse dentro l'articolo, figurarsi al motore di ricerca. Addirittura mi accusarono di ledere al loro diritto di essere giornalisti: per carità, potete pure scrivere i titoli come al giornalino scolastico ma se poi il motore di ricerca non vi considera nel posizionamento, beh accusate pure Google.

Per non parlare poi della formattazione del testo, presa di peso dalle colonne del giornale cartaceo, e dall'ostilità a voler inserire fonti esterne. Ma perché?

Oltre a essere utilissime per gli utenti che vogliono approfondire, lato SEO dare delle risorse di buona qualità, anche se esterne è un fattore positivo (in questo, Michael Miller è un po' paravento "bisogna linkare buone fonti ma non più delle vostre").

Sui contenuti multimediali invece ho fortunatamente incontrato sempre grande apertura, vuoi anche perché si è anche abituati ad avere a che fare con altre forme di comunicazione (televisione, radio).

La velocità fa tanto..

Una considerazione a parte IMHO merita la velocità dell'informazione online rispetto a quella offline: sul Web, specie con le "breaking news", la velocità fa tanto, soprattutto se si fa parte del circuito di Google News; poi una notizia diventa deperibile e si può buttare via come un droide scassato.

Mi ricordo che nel periodo 2006-2009, in pieno boom dei blog network, la velocità era anche di più di tutto: una notizia doveva essere pronta in 8 minuti, pronta per essere masticata, digerita ed.. espulsa dal Kraken avido di novità nel mare magnum della Rete.

Si, la qualità in questo caso andava a farsi deflorare, ma il gioco che si giocava era praticamente Sonic. Su Google News ha parlato per bene Marco Quadrella durante la Settimana della Formazione di fine Marzo 2014.

Il buon Marco distingue poi 4 tipi di news, ma io che sono più easy ne identifico sostanzialmente due: la già citata breaking news e il contenuto evergreen.

..ma non tutto

I contenuti evergreen sono quelli che, per essere super-concreti come un cacciatore di taglie, riescono a rispettare le regole SEO e la scrittura giornalistica ottenendo un buon posizionamento e non essendo soggetti al recentismo (termine mutuato da Wikipedia che mi piace un botto).

In soldoni, la notizia di un personaggio famoso morto che nel breve termine porta un frego di visite (l'ho detto di essere concreti no?) anche se si posiziona poi non porta granché. Chi cerca ancora, ad esempio, "andreotti morto"?

Un How To, invece, una volta posizionato porta un flusso di visite costante, se utile all'utente e ben ottimizzato ovviamente.

Tu cosa ne pensi? SEO e scrittura giornalistica possono coesistere?

SEO e scrittura giornalistica possono coesistere? - Webhouse.

Intervista Esclusiva a Gianpaolo Lorusso – Esperto Adwords e SEM

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Gianpaolo Lorusso

Con grande orgoglio possiamo annunciare a voi cari lettori di Webhouse di aver avuto in esclusiva la possibilità di Intervistare nientepocodimeno che Gianpaolo Lorusso, ideatore dell'evento Adworld Expierence (di cui vi abbiamo parlato già nei mesi scorsi), docente presso la Ninja Academy e ad oggi uno dei più grossi esperti SEM e di Usabilità presenti sulla nostra penisola.

Se questa mia introduzione non dovesse bastarvi vi suggerisco di "googlare" il suo nome o vedere il suo profilo su Linkedin per farvi un'idea del suo alto profilo professionale.

Per chiunque di voi fosse interessato ad Adwords in tutte le sue sfaccettature, capire come ottimizzare al meglio le proprie campagne, come gestire gli strumenti messi a disposizione da google per l'advertising suggerisco di andare a visitare il sito di Adworld Experience da cui potrete non solo conoscere approfonditamente il programma del corso del 30 Aprile ma anche trovare moltissime risorse utili e news sul mondo Adwords.

Un esempio? Ho trovato sul loro canale Youtube un bellissimo video che ci spiega come Ottimizzare le Campagne Adwords in 5 mosse, dura ben un'ora ed è completamente gratuito! E oltre ai numerosi video potremo scoprire corsi, webinar (a marzo si è tenuto il SuperSummit Adwords, una serie di webinar gratuiti a tema) e materiale risorse davvero utili. Insomma una vera e propria miniera di informazioni!

Ma veniamo a noi, conosciamo meglio Gianpaolo nella nostra intervista e cerchiamo di capire il segreto del suo successo!

Ciao Gianpaolo, ti ringrazio a nome di tutti noi per la tua disponibilità, partiamo subito a raffica con le domande!

Adworld Experience è un evento ormai di riferimento nel nostro paese per quanto riguarda Adwords, è giunto alla sua terza edizione, come è nata l’idea di creare un evento di questa portata qui in Italia?

In realtà quando lo abbiamo pensato, Francesco Tinti ed io, non avevamo idea che avrebbe avuto un tale successo... (siamo l’evento indipendente AdWords più grande in Europa!), ma semplicemente volevamo fare qualcosa che servisse ad inserzionisti già avviati per migliorare le proprie conoscenze e favorire la circolazione delle best practice (ed anche per migliorare le nostre stesse campagne!).

Quali aspetti avete deciso di mantenere e quali invece di rinnovare rispetto alle edizioni precedenti?

Il format è sostanzialmente lo stesso da 3 anni, ma sono cambiati quasi tutti i relatori, a parte le “colonne portanti” Francesco Tinti e Fabio Sutto (che mi danno anche una mano nella selezione dei casi da considerare). Negli anni scorsi è molto piaciuta la snellezza del caso illustrato in 20min + 10min di domande e risposte del pubblico, perché cambiare? ;-)

Gianpaolo che cosa ti ha spinto a suo tempo ad occuparti di Adwords e quali sono le potenzialità che hai intravisto in questo strumento?

Fino a poco tempo fa AdWords era l’unica reale possibilità di fare pubblicità mirata on line se non avevi budget importanti. Per questo mi ci sono avvicinato. Solo adesso stanno emergendo altre possibilità interessanti (come il Real Time Bidding). Quindi penso che nel prossimo ADworld Experience ne vedremo delle belle!

Molto interessante, di certo non si può mai stare fermi! Andiamo ora ad approfondire con Giampaolo come si definisce e si delinea nel panorama del Web Marketing la figura del SEM e in che misura differisce dalle altre figure, in particolare quella del SEO.

La figura del SEM sta assumendo un ruolo di crescente importanza nel panorama del web, ciò nonostante molti seo non si specializzano nell’advertising concentrandosi solo sul posizionamento organico di un sito web, credi possa rappresentare una strategia valida e se si in quali settori?

Io sono sempre stato contrario alla super-specializzazione in ambito web marketing, perché quando ti specializzi in un solo ambito tendi a privilegiare quel determinato settore quando ti viene chiesto di elaborare una strategia di promozione on line. Invece normalmente un bravo specialista dovrebbe essere in grado di suggerire sempre le migliori possibilità offerte per promuovere quel determinato caso specifico, indipendentemente dagli strumenti che utilizza. E’ chiaro che è un approccio più difficile da seguire e implica che probabilmente non diventerai mai espertissimo in nessuna delle tecniche che proponi, però a lungo termine è sicuramente l’approccio vincente se vuoi mantenere una visione strategica a 360°.

Se per la SEO “Content is King” potrebbe essere il leitmotiv che pone l’accento sull’importanza dei contenuti di un sito, quale punto focale individueresti per il SEM? In parole povere quali sono gli ingredienti necessari per diventare un buon SEM?

AdWords sta diventando sempre più complesso da gestire. A mio modo di vedere bisogna sfruttare al massimo le notevoli possibilità di targeting che offre senza impazzire per realizzare la struttura della campagna e per controllarla. A parità di risultati, la struttura più semplice per me è quella vincente.
Quindi a tutti quelli che si avvicinano ora ad AdWords dico: non fatevi incantare da strutture di annunci inutilmente complesse.
Einstein diceva: Rendere semplice, non semplificare…

In alcuni casi quando illustro ad un cliente le potenzialità di uno strumento come Adwords lo vedo storcere il naso e mi rimanda che lui per principio non clicca mai su annunci sponsorizzati e non è interessato a traffico proveniente da campagne, che cosa gli diresti per farlo ricredere?

Non è probabilmente un cliente pronto per uno strumento complesso come AdWords.
Lì fuori ci sono centinaia di migliaia di PMI e aziende medio/grandi già pronte ad investire in pubblicità on line cifre anche rilevanti. Ormai noi specialisti di web marketing dobbiamo imparare a capire quali sono i clienti pronti per un progetto promozionale fatto bene, non viceversa ;-)

Parliamo ora di AdWords nello specifico - cerchiamo di carpire qualche segreto a Gianpaolo:

Parliamo ora al neofita che si approccia ad adwords le prime volte, una checklist di 3 cose da fare (o da non fare) assolutamente quando si inizia una campagna.

1. verificare il punteggio di qualità delle parole chiave su cui spendi più soldi (più è basso e più è necessario modificare la struttura delle campagne per renderle più mirate/pertinenti)
2. verificare che i costi di conversione siano accettabili (a meno che non si voglia fare branding, a medio-lungo termne costi troppo alti non sarebbero sostenibili)
3. verificare la copertura delle impression delle chiavi o dei posizionamenti con i migliori tassi di conversione (più è alta e più gli utenti che hanno maggiore propensione all’acquisto dei miei prodotti/servizi è probabile che vedano un mio annuncio).

Landing page a parte quanto è importante l'usabilità e la struttura di contenuti del sito di atterraggio di una campagna?

E’ fondamentale. Basta fare dei piccoli test con sistemi di A/B testing ormai molto poco costosi tipo Usabilla, Visualwebsiteoptimizer o Unbouce per verificare che poche modifiche, apparentemente banali, nei testi o nel layout delle pagine di atterraggio delle nostre campagne possono dare risultati di conversione radicalmente diversi.

Ti è mai capitato un caso in cui Adwords non ti forniva alcun strumento valido e utile per la strategia di web marketing che avevi studiato per il tuo cliente?

Si, mi è capitato. Non spesso per fortuna, ma alcune volte, semplicemente lo strumento non è adatto per il tipo di prodotto/servizio da promuovere.
Ad esempio nel settore del restauro delle opere d’arte (semplicemente non si affida un quadro che vale a volte decine/centinaia di migliaia di euro a un restauratore trovato sul web), oppure quando avevo budget molto piccoli ed è stato impossibile mirare ad un target sufficientemente ristretto da rendere conveniente lo strumento (anche perché magari non c’erano sufficienti ricerche on line per quel determinato prodotto/servizio).

Pensi che la politica di alcuni social network di spingere molto sul social advertising possa rubare una fetta di mercato ad Adwords o le vedi più come strategie di Web Marketing complementari?

Sicuramente è uno dei competitor più interessanti. Più saranno in grado di migliorare la targettizzazione, più sarà un avversario importante per AdWords.
Ma ci sono anche altri player importanti nella partita. Tipo il Real Time Bidding, che già oggi vale il 30% del mercato dell’advertising negli USA.

Che peso stanno assumendo la local strategy e la diffusione del mobile nella struttura delle campagne?

Sono determinanti per la promozione dei servizi locali, tipo strutture ricettive. Sono per ora ancora relativamente poco utili per la promozione degli e-commerce, ma la diffusione capillare dei tablet presto cambierà anche questo.

Quali fattori ti fanno capire che per una campagna Adwords sarà necessario un grande budget da stanziare anche a fronte di un’ottimo livello di ottimizzazione delle campagne?

La competitività del settore è uno dei principali indicatori da considerare. Più annunci ci sono e più si dovrà lottare per battere la concorrenza. Inevitabilmente questo significa alti costi per clic e tempi di ottimizzazione delle campagne. Sicuramente ci sono ancora molti mercati di nicchia del settore manifatturiero, soprattutto a livello italiano, dove è possibile ottenere ottimi risultati con poco sforzo, ma le nicchie stanno rapidamente affollandosi.

Abbiamo notato che Adwords ha introdotto di recente alcune nuove interessanti funzioni  fra cui il remarketing dinamico, la segmentazione automatica e gli annunci sulle mappe desktop, quali trovi più interessanti?

Sicuramente il remarketing, dinamico e non, è uno degli aspetti da tenere più sotto controllo. Sarà a mio avviso il futuro della rete display, visto che i costi per clic medi stanno rapidamente salendo anche in quel network.

Gianpaolo ti ringrazio a nome di tutta la redazione per la tua disponibilità a rilasciare questa intervista per Webhouse, faremo tesoro dei tuoi preziosi consigli!

E’ stato un piacere rispondere alle tue domande.
Ci vediamo a Bologna il 30 Aprile ;-)

Diamo a tutti i nostri lettori appuntamento per il 30 Aprile a Bologna, chiunque senta il bisogno di ottenere il meglio dalle proprie campagne Adwords non potrà assolutamente mancare!

Intervista Esclusiva a Gianpaolo Lorusso – Esperto Adwords e SEM - Webhouse.

Monetizza gli scatti realizzati con il tuo iPhone.

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Fotolia ha di recente lanciato una nuova App per SmartPhone, Fotolia Instant. L’applicazione permette agli utenti di iPhone di scattare le foto con il proprio smartphone, caricarle e venderle direttamente sulla piattaforma Fotolia.

Fotolia Instant è una nuova opportunità di guadagno, un modo innovativo e legale per monetizzare le migliaia di immagini presenti sui nostri cellulari.

Il CEO  Oleg Tscheltzoff per descrivere questo nuovo progetto dice:  La forza d’impatto dei Social Network, i continui progressi nella qualità delle fotocamere su Smartphone, hanno dato vita a una più spontanea e immediata iconografia culturale. Lo stile è meno formale e rigido di prima. L’incredibile successo delle App fotografiche per SmartPhone dimostra quanto la società ami condividere sempre più i momenti più privati e informali. Seguendo questi due nuovi trend, Fotolia Instant dà agli utenti l’opportunità di guadagnare soldi con questa nuova forma espressiva d’arte, in linea con il mercato odierno.

Nello specifico, Fotolia Instant App offre:

1 - Foto di qualità e immagini uniche
Grazie ai filtri e al controllo esposizione, la nuova Instant App di Fotolia, permette di scattare foto più specifiche, spontanee ed emozionali senza compromettere la qualità e la risoluzione.

2 - Un modo facile e sicuro di vendere le foto online
Con Fotolia Instant, puoi caricare foto e vendere i diritti delle tue immagini direttamente dalla nuova App. Le persone che compaiono nelle immagini possono firmare l’autorizzazione, direttamente dall’iPhone ed inviare copia della carta di credito, fotografandola e caricandola tramite l’App.

 3 - La garanzia della qualità
Una volta caricate, le immagini saranno sottoposte al team di moderazione, che controllerà la qualità di ognuna, l’aspetto estetico e l’originalità, così come ogni aspetto legale relativo ai diritti delle immagini, alla proprietà intellettuale e ad altre legalità.

4 - Una nuova forma di guadagno
Le immagini selezionate saranno messe in vendita sulla piattaforma Fotolia e faranno parte della nuova Fotolia Instant Collection, pensata per le agenzie di comunicazione e marketing che sono alla ricerca di immagini autentiche e spontanee per la loro comunicazione web.

Le immagini saranno vendute al prezzo di 3 crediti l’una (circa 3€ a seconda del tipo di pacchetto crediti acquistato), e possono fruttare un sostanziale guadagno addizionale. Ogni autore riceverà una commissione che va dal 20 al 63% rispetto al prezzo di vendita, a seconda della classifica Fotolia e all'esclusività.

Inoltre Fotolia offre un premio di 5000 € per l’immagine più venduta del 2014 della Instant CollectionPartecipare è semplice, scarica gratuitamente la Fotolia Instant Collection App e inizia a caricare la tue foto!

E per ogni foto scattata da smartphone che sarà accettata nella Instant Collection gli autori riceveranno 1€ in crediti convertibili, fino alla 

fine di Aprile 2014.  L’accesso alla vendita di foto da Smartphone è aperto a tutti, indipendentemente dall'attrezzatura fotografica disponibile.

Siate creativi, usate la vostra immaginazione e catturate ogni dettaglio dell’ambiente che vi circonda, il momento perfetto può giungere in ogni istante.

Per maggiori informazioni sull’App Instant e sul contest visitare il sito dedicato, e per avere un’idea degli scatti caricati, visita la galleria Instant.

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Il NO che salva il tuo Brand: puoi pronunciarlo!

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Marco guarda nel vuoto...

Sa che dovrà comunicare ai suoceri che non concorda con alcuni "suggerimenti" sul matrimonio e continua a chiedersi: "Se dico di NO li offenderò o li farò arrabbiare. Come faccio?"

Di quale matrimonio sto parlando ti starai chiedendo? Qui trovi la puntata precedente che ti collega a quelle prima: http://www.webhouseit.com/brand-comunica-nel-modo-giusto-e-sara-amore/  :)

Bene, ora che hai letto la storia di Marco e Gaia, i protagonisti che sono stati "eletti" a messaggeri del branding, riprendiamo.

I suoceri continuano a proporre, nemmeno fossero degli esperti wedding planner, questo e quello, senza ascoltare, senza dialogare. Impongono il loro volere. Marco devi, Marco fai, Marco cosa ci vuole e bla bla bla.

E così iniziano i primi screzi con la sua amata Gaia bensì anche lei non concordi con alcune pretese dei genitori.

Situazione difficile, ah sì, di forte stress: Marco sa che se accettasse senza opporsi tutto ciò che vogliono i suoceri nè lui, nè Gaia sarebbero felici e non vedrebbero realizzato come vogliono uno dei giorni più importanti della loro vita.

Coraggio! Ci vogliono coraggio, strategia e delicatezza. Il confronto è inevitabile ed è necessario per poter trovare un accordo e riuscire ad essere tutti felici.

Non riesco a rimanere impassibile (ormai mi sono affezionata) e decido di aiutare Marco a scegliere quale possa essere la strada migliore da percorrere per perseguire il suo obiettivo.

Sai come?

Mi sono venute in mente "quelle" chiamate fastidiose o "quelle" mail in cui il cliente pensa di sapere sempre e solo lui qual è la soluzione migliore per il suo Brand.

Ed eccomi con alcuni spunti:

  1. Argomenta le tue motivazioni, senza paura e con sicurezza: devi spiegare in maniera capillare tutto ciò che ritieni fondamentale per la buona riuscita del progetto. Porta esempi pratici, Case History e perchè no post con commenti che supportano la tua tesi. Fatti vedere preparato e deciso, non lasciare margini di attacco;
  2. Sii disponibile a piccoli compromessi: dove possibile e solo nel caso in cui non comporti uno stravolgimento totale o un possibile flop del progetto, devi essere aperto a nuove soluzioni che possano accontentare te e il tuo cliente. E' l'ora della mediazione e ricorda di essere tu a guidare la trattativa;
  3. Usa gentilezza e pazienza: ogni buon dialogo, si sa, nasce da un confronto produttivo e costruttivo e l'uso delle buone maniere porta  sempre a ottimi risultati. Quindi, cerca di arrivare rilassato e se necessario fai un po' di yoga ;). Insomma parti in maniera positiva e aperta e pensa sempre in funzione del Brand;
  4. Proteggi i tuoi collaboratori: hai dei validi alleati attorno a te, con cui ti confronti ogni giorni, con cui lavori duramente e che sono certa vuoi vedere soddisfatti e sereni. Per questo motivo, se alcune imposizioni mettono te e il tuo team in situazioni complicate o al limite dell'assurdo, sii fermo e deciso nel prendere una posizione di opposizione. Già, in questo caso dovrai pronunciare un no ma fidati ci guadagnerete tutti;
  5. Dai qualcosa in cambio per ottenere una concessione: il cliente è irremovibile ma tu non sei completamente convinto. C'è di sicuro una via di mezzo e per riuscire a concordarla prova a cercare qualcosa che a te costa relativamente poco e che però potrà rendere il cliente felice e più disponibile ad "arrendersi". Devi portarlo dalla tua parte, dovete giocare la stessa partita, quella che porterà il Brand al successo;
  6. Ricorda che l'esperto sei tu: non permettere al cliente di mettere in dubbio la tua professionalità, le tue capacità o quelle dei tuoi collaboratori. Lui è sicuramente competente nel suo e tu non entrerai mai nel merito. Non permetterlo nemmeno a lui, difendi le tue fatiche e il tuo valore;
  7. Impara a dire NO: lo so che non è facile e che spesso queste due lettere vengono associate ad un'accezione negativa ma sono necessarie. Il NO pronunciato di fronte ad una richiesta assurda (chissà quante ne hai sentite), ad un sopruso, all'arroganza di chi non si confronta ma si scontra è positivo! Credimi, ti porterà a lavorare in maniera più produttiva. Se il cliente si oppone sempre, forse non fa al caso tuo.

[tweet_dis]È il no che può salvare il Brand: il tuo e quello del tuo cliente.[/tweet_dis]

E nel caso della storia d'amore che ti sto raccontando, può salvare il matrimonio di Marco e Gaia.

DRIN, DRIN, DRIN!!!!

"Pronto? Ciao Marco, allora come è andata?"

"Ciao Fra, non lo credevo possibile ma è andata bene! Abbiamo chiacchierato a lungo e trovato ottimi accordi. Finalmente hanno riconosciuto il mio valore, non solo di genero ma anche di Wedding Planner. Ora si fidano."

Ops... non ti avevo detto che Marco è un esperto Wedding Planner da più di 10 anni? Ti avrei rovinato la sorpresa ;)

Con i piccoli consigli sopra e dicendo qualche NO ha potuto mettere al riparo il suo Brand, il suo progetto, la sua reputazione e il suo rapporto.

Ti è venuta meno paura a pronunciare un NO e la voglia di sperimentare con i tuoi clienti?

Sei pronto a difendere a spade tratte il tuo Brand?

Dimmelo ora nei commenti e torna a farmi sapere se hai provato la "mia" tecnica e come è andata!

Il NO che salva il tuo Brand: puoi pronunciarlo! - Webhouse.

La strana figura del Project Manager. Scopriamo chi si cela dietro un progetto.

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Di cosa si occupa nello specifico un project manager? Cos'è un project manager?
Partiamo innanzitutto dalla definizione. Anche per chi non mastica l'inglese, la traduzione è senza dubbio ovvia: manager del progetto, responsabile del progetto.
La figura oscura che gran parte delle volte è dietro la realizzazione di un progetto.

Il ruolo del Project Manager (per comodità di tanto in tanto abbrevieremo con PM) è una figura professionale che in realtà nel nostro paese esiste da poco più di un decennio ufficialmente. In che senso?
Nel senso che adesso siamo soliti identificare questa figura in una diversità di ruoli a noi noti, ma soltanto da poco è invece una figura professionale riconosciuta, in alcuni casi con tanto di certificazione.
Per essere veramente precisi è una professione riconosciuta in pieno solamente dal 2013 con la legge 04/2013.

Se vogliamo concentrarci principalmente sul campo a noi tanto caro, il web, sarebbe opportuno concentrarsi sulla figura del multimedia project manager, sul suo ruolo all'interno di un progetto, sul team che gestirà, sui falsi miti che ruotano attorno a lui.

Partiamo quindi dalla fine.

I falsi miti: siamo tutti Jedi

Ma che c'entrano adesso gli Jedi? (C'entrano sempre sappiatelo) Infatti non tutti sono in grado di controllare la forza! Accantonando adesso Star Wars e tornando con i piedi per terra, il senso è che non tutti hanno la propensione all'organizzazione, non a tutti interessa farlo, non a tutti piace. Già, la passione! Senza passione inutile intraprendere questo percorso potete crederci sulla parola.
Sono tante le soddisfazioni quando un progetto viene portato a termine secondo gli step prefissati, tante soddisfazioni quante le spade di Damocle che si incontrano lungo il percorso. Tenetelo sempre a mente.
Non tutti possono diventare Jedi, non tutti possono definirsi PM.

Spesso l'account manager (giusto per chi non lo sapesse, colui che gestisce il portfolio clienti) si auto definisce anche PM, così come avviene per il webdesigner e il web developer. Ecco questo non è propriamente corretto, diamo ad ognuno il suo.
Il contrario può esser spesso vero però, un PM può essere un developer, un web designer o un account manager. Perché no, anche tutti e tre, tutto dipende dal progetto.

I puntini sulle i

I puntini son dovuti a questo punto. In piccoli progetti (senza sminuire nessuno, più avanti identificheremo meglio cosa si intende) è vero che il webdesigner si trova ad affrontare un po' tutti gli aspetti e gli incarichi che solitamente spettano ad un PM, ma spesso lo fa per necessità più che per propensione.
Questo perché la cultura in ambito web ormai ci ha portato a dover saper fare un po' di tutto, dalla grafica al codice, dal front-end al back-end.
Ma vi siete mai chiesti quale possa essere la qualità di un progetto se ogni ruolo venisse rispettato e ogni processo venisse suddiviso?
La qualità aumenterebbe sicuramente, avvicinandoci con molta probabilità al 100%.

Stiamo diventando polpi

La globalizzazione digitale italiana (ci tengo a specificarlo) ci ha portati per forza di cose ad aver rapporti diretti con cliente, a dover realizzare il layout grafico, ad incontrare nuovamente il cliente e sottoporglielo, a dedicarci infine al front-end e al back-end.

Beh, trovate un altra definizione migliore di quella di un polpo?
E poi? Se qualcosa va storto, se al cliente qualcosa non piace più? Saremo anche polpi stressati!
Può accadere, qualcosa può andare sicuramente storto, lo dice Murphy e lo dice la vostra esperienza, perché non è un'ipotesi così remota come qualcuno potrebbe pensare.
Ecco, se stiamo lavorando per la soddisfazione del cliente allora dovremo tornare alla grafica per poi rimetter mano al codice e così via.
Adesso potrebbero arrivare ricche obiezioni: ma che dici esistono i contratti, le clausole, gli acconti, questo non può quindi accadere.. Invece accade più spesso di quanto possiate immaginare, soprattutto se siete agli inizi e non vi siete mai posti il problema. Se non avete previsto tutto.

Vi rivolgo una domanda adesso: meglio un cliente che paga perché c'è un contratto firmato o che paga soddisfatto e può quindi portarvi sicuramente altro lavoro?
Meglio impiegare 10 giorni per svolgere un lavoro con la giusta retribuzione o meglio impiegarne 30?
Un cliente soddisfatto è un cliente che sicuramente tornerà, è un cliente che paga per ogni modifica necessaria senza storcere minimamente il naso, è una pubblicità positiva gratuita e gradita!
E i restanti 20 giorni di cui parlavamo quì sopra? Potenzialmente sono altri due lavori, quindi nuove entrate.

Il burattinaio

Vi starete chiedendo: Sì ok, ma alla fine di cosa si occupa il PM?
Se volessimo definire il PM in poche semplici parole potremmo usare queste: pianificazione, supervisione e conoscenza. La qualità sarà quindi una logica conseguenza. Il prodotto finale.
Cercate di immaginare il Project Manager come un burattinaio con la sua marionetta. Possiamo occuparci di un progetto dalla sua fase embrionale fino alla conclusione, ma se intrecci anche un solo filo si rischia di mandare tutto all'aria.

Cercare di spiegarvi questa professione non è possibile farlo su due piedi. Sarebbe riduttivo spiegarvelo in qualche paragrafo lasciando inevitabilmente delle lacune. Cercherò di illustrarvelo nei prossimi mesi, nel miglior modo possibile, usando metafore ed esempi chiari, discutendone con voi e perché no, progettando qualcosa insieme.

L'obiettivo è quello di aprirvi gli occhi, di approfondire un argomento che non è assolutamente scontato, farvi alzare l'asticella della qualità ad un livello sicuramente superiore.
Vi mostrerò software professionali e tool gratuiti, vedremo come organizzare un progetto, analizzeremo gli errori più comuni e quelli da non commettere durante i vari step.
Lo faremo in modo graduale, svariando spesso da una parte all'altra per rendere la cosa più interessante.. soltanto un problema persiste adesso, sarete abbastanza curiosi?

La strana figura del Project Manager. Scopriamo chi si cela dietro un progetto. - Webhouse.

Migliora la tua campagna Facebook ADS

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Ti hanno insegnato che  per coinvolgere il tuo pubblico sui canali social devi scrivere post interessanti, coinvolgenti! Bene!  Hai seguito corsi online e dal vivo per imparare a scrivere per il web: il testo deve essere chiaro, semplice, colloquiale e non formale, hai passato ore a cercare le giuste immagini da inserire, quelle che evocano emozioni.

Ti hanno detto che questa è la strada giusta per il post perfetto! Mhh...  forse farei meglio a dire "Questa era la strada per il post perfetto! "! Qualcosa è cambiato!

Siamo in un momento in cui il testo perfetto e l'immagine coinvolgente non bastano più, la visibilità dei post che curiamo con tanta passione è scesa; è successo lentamente, ma inesorabilmente. Prima un leggero calo, a cui non avevamo fatto neanche caso: lo abbiamo attribuito ad una giornata storta, forse fuori c'era il sole quel giorno; poi un'altra discesa su un post di una altra pagina, strano abbiamo pensato, lo studio che avevamo fatto sul brand e sul pubblico di riferimento ci avevano dato la possibilità di strutturare un piano di pubblicazione coerente con il target, infatti i  giorni e le settimane precedenti i post avevano una alta visibilità, ma ora?

Facebook è cambiato, il suo algoritmo è cambiato e in mezzo alle milioni di pagine e di post che ogni giorno vengono pubblicati, l'unica via per essere maggiormente visibili è introdurre un piano di marketing dei post.

Forse avevamo già iniziato a creare campagne per dare linfa alle nostre pagine e far crescere il nostro brand, ma ora è giunto il momento di migliorare le campagne Facebook ADS.

Eccoti alcuni suggerimenti che puoi seguire per ottenere risultati migliori.

Il successo è nel colore

Il colore è importante! Studi psicologici affermano che le risposte che gli utenti danno ai vari messaggi che ricevono dipendono anche dal colore e dalla elaborazione che la nostra mente fa di quest'ultimo. L'uso del colore determina la differenza nel tipo di risposta che gli utenti hanno dei nostri annunci. Difficile da credere? Bhe non so se avete mai provato a lavorare dentro una stanza con le pareti interamente rosse! Potreste diventare leggermente nervosi dopo un pò senza un motivo plausibile!

E allora perché il colore non dovrebbe funzionare anche in relazione ai nostri post?! Parliamo di colori.

Il Rosso ! Simbolo di passione e amore è ideale per sviluppare un brand e far conoscere fashion blogger d'assalto, mentre il viola simbolo di lussuria, eleganza e femminilità, lo potete utilizzare per messaggi rivolti al pubblico femminile.

I colori sono molti e possono essere utilizzati con vari significati, imparate ad utilizzarli e renderete maggiormente piacevoli ed interessanti i vostri post.

Sei un Brand, comportati come tale.

Ovvero non ti inventare nulla di strano, nulla che non sia relativo al tuo brand! Sii sincero, diretto, schietto, il tuo linguaggio deve parlare come il tuo Brand! Non ti discostare dall'idea che i clienti hanno del prodotto: se sei una casa di alta moda non utilizzare un linguaggio troppo giovane rischi di disorientare chi ti segue, al contrario se il tuo brand è proiettato verso un pubblico giovanile non esprimerti come se fossi la più importante casa di produzione sulla terra.

Una immagine una emozione

L'immagine che userai deve colpire, deve essere di impatto ed emozionare chi la vedrà, ma non è facile! Dovete tenere conto che gli annunci che compaiono sulla timeline degli utenti sono piccoli e poco visibili.

Dovrete essere molto bravi ad utilizzare delle immagini che sappiano colpire chi le vede, ma che siano allo stesso tempo visibili e che riconducano al vostro brand. Non usate immagini complesse sarebbe completamente inutile perché non si riuscirebbe a vederle in maniera corretta e ad apprezzarle. Basatevi sui colori del vostro logo, siate semplici siate riconoscibili.

Profilate il target

Le prime volte che ho creato della campagne Facebook ADS ero solito cercare di "colpire" più persone possibili; pensavo che nella massa qualcuno avrebbe visto il mio annuncio e avrebbe magari cliccato sul fantomatico "mi piace" o condiviso semplicemente il post. Probabilmente non è la via migliore! Ora cerco di dedicarmi alle nicchie!

La domanda che faccio spesso ai clienti è "Conosci i tuoi clienti? Sai chi sono i tuoi potenziali compratori ?" Sono domande importanti che hanno bisogno di una risposta. Se si conosce chi sono i propri compratori si possono creare delle campagne di Facebook ADS profilate proprio su quegli utenti.

Per creare un annuncio dovete scegliere quale tipo di pubblicità volete fare: Facebook vi permette di creare diversi tipi di campagne per esempio per  ottenere più "mi piace", oppure per aumentare la visibilità dei vostri post; una volta scelto il tipo di campagna, potete inserire una immagine all'interno del vostro post e successivamente "targettizare" il pubblico.

Scegliete il paese dove volete che il vostro annuncio venga visualizzato, definite l'età e il sesso di chi volete raggiungere, potete anche scegliere se far vedere i vostri annunci a single o alle persone sposate; se conoscete i vostri clienti potete usare tutti i parametri e filtri presenti in Facebook ADS per creare degli annunci perfettamente mirati che ottengano il risultato sperato.

Provate a seguire questi pochi consigli e sicuramente riuscirete a migliorare l'efficacia delle vostre campagne a pagamento e ad ottenere un ritorno migliore.

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Progetta un layout fluido e sei al 60% del tuo sito web responsive

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Il responsive web design è una tecnica di sviluppo dei siti web che tutti ormai dobbiamo conoscere ed utilizzare poiché la maggior parte dei clienti ci chiede di sviluppare un sito web che si adatti in maniera appropriata su tutti i dispositivi mobili. Da qualche anno a questa parte il responsive design ha scombussolato il modo di progettare dei web designer poiché fino ad allora eravamo abituati a pensare ad un’unica risoluzione, di solito quella di  960px senza preoccuparci di altro. Con il RWD il nostro lavoro è diventato più difficile perché dobbiamo considerare tantissimi altri elementi legati a loro volta a concetti e principi che vanno attuati per step.

Differenze tra layout fluido e layout fisso

Il primo step è proprio quello di impostare un layout o una griglia in modo fluido e vediamo perché cominciando a parlare dal layout fisso. Il layout fisso di 960px ci permette un maggior controllo del layout del sito ma presenta notevoli svantaggi. Se visualizziamo il sito web che ha un layout fisso di 960px in uno schermo di dimensioni più piccole di questo, compare la fastidiosissima e bruttissima barra di scorrimento orizzontale. Se invece lo visualizziamo in uno schermo più grande come quello degli Imac, visualizzeremo un sito così piccolo e circondato da tantissimo spazio bianco che ci servirebbe una lente d’ingrandimento per riuscire a navigare il sito stesso.

l layout fluido invece ci permette di superare questi problemi. Il layout fluido è quel layout realizzato con dimensioni in percentuali e non in pixel e ciò fa si che sia più malleabile proprio perché si adatta in percentuale alla risoluzione del video che lo visualizza. Facciamo un esempio pratico: abbiamo un header di dimensione 100%, un contenitore generale costituito a sua volta da una box del 60% ed una sidebar del 30% separati da un margine del 10%. Questo fa si che, indipendente dallo schermo che sia di 1440px o di 768px, la larghezza degli elementi che lo compongono si adatteranno appropriatamente. E questo è il primo step più importante per cominciare a realizzare un sito web responsive

In ogni caso non è detto che il layout fluido sia necessariamente quello da utilizzare poiché nella progettazione di un sito web ci sono sempre tante variabili da considerare e quindi bisogna valutare anche la possibilità di utilizzare un layout ibrido conservando alcune parti fisse ed altre fluide. La mia esperienza personale, mi porta a dire che però il layout fluido è un’ottima soluzione per la maggior parte dei siti web e quindi utilizzabile nella maggior parte dei case, ma certo è sempre necessario valutare sempre il vostro obiettivo finale.

Se sei interessato a convertire un layout fisso in uno responsive leggi questo articolo!

Ems invece dei pixel!

Nella realizzazione del layout fluido dobbiamo tenere conto anche di altri elementi che completano un sito web e che sono il testo e le immagini. Per quanto riguarda il testo, è importante utilizzare la misura relativa degli ems invece dei pixel. Dichiarando la dimensione del carattere del vostro corpo in percentuale, si fornisce una base flessibile, da cui è possibile ridimensionare il testo verso l’alto o verso il basso con unità relative come l’ em. Impostando la dimensione del carattere sul corpo al 100 % vuol dire che la dimensione del testo relativa di 1 em è pari a 16px, la misura di default della maggior parte dei browser. Gli ems essendo una misura relativa fanno si che anche il testo si adatti alla dimensione dello schermo visualizzato. Inoltre se vogliamo cambiare successivamente la dimensione del font, mentre con  i pixel dobbiamo modificarlo in ogni parte del sito web,  con gli ems è sufficiente cambiarlo nel body ed una sola volta poiché tutti gli altri font si adatteranno proporzionalmente.

Dobbiamo anche considerare la non scalabilità dei pixel in IE nei browser più vecchi e a differenza degli altri browser come Chrome o Mozilla che danno la possibilità di zoommare la pagina e quindi anche il testo. In IE  il font settato in pixel rimane nella stessa dimensione e a volte è difficilmente leggibile danneggiando la accessibilità del sito poiché molti utenti per problemi alla vista non riescono ad accedere ai contenuti. Anche gli ems però presentano un piccolo svantaggio che è quello di dover considerare il contesto in cui si trovano se vogliamo mantenere un testo reattivo, cioè che si adatti ai nostri contenuti in misura proporzionale rispetto al contesto. Dobbiamo quindi utilizzare la formuletta introdotta da Ethan Marcotte nel suo famoso articolo sul Responsive web design:

TARGET/CONTENUTO=RISULTATO

per cui se ho un h1 di 24px devo effettuare la seguente operazione:

16/24=0.6666666em

Per superare questo piccolo inconveniente è stata introdotta l’unità relativa del testo espressa in rems (root em) che si ridimensiona  in modo relativo alla dimensione dell’elemento dell’elemento radice, l’html, invece che del corpo. La differenza tra ems e rems sta nel fatto che è possibile ridimensionare il testo del vostro intero contenuto nel contesto dell’elemento radice, non nel contesto del suo contenitore. Io vi consiglio, visto che il supporto non è ancora elevato di utilizzare gli ems e di utilizzare la formuletta sopra che dopo un po' di tempo diventa abbastanza intuitiva e semplice da applicare.  Tutto questo ragionamento sul testo vale anche per l’interlinea e cioè lo spazio che divide un rigo di testo da un altro. Tenendo conto di questi elementi possiamo già costruire un layout fluido e vedere come questo tipo di layout sia la base per la realizzazione di un sito web responsive poiché:

  • si restringe senza fare alcun danno fino ad una risoluzione di circa 780px accontentando gli utenti che utilizzano dispostivi con questa risoluzione;
  • si allarga fino ad una risoluzione di 1280px

e questo significa che accontenta gran parte degli utenti senza aver neppure utilizzato le media queries. Nel mio esempio ho realizzato un layout fluido con i seguenti elementi:

  • header
  • contenitore principale
  • sidebar
  • footer

tenendo conto delle seguenti regole.

  1. Ho settato il contenitore generale in dimensione percentuale;
  2. tutto quello che contengono questi contenitori viene fluttuato a destra o sinistra a seconda del caso sempre con dimensione in percentuale se invece c'è un solo elemento lo potete posizionare al centro;
  3. il testo viene settato in ems
  4. le immagini sono inserite in dimensione percentuale e con il max-width:100%

Guarda l'esempio

Provate a restringere il browser e noterete che il layout fluido è un ottimo punto di partenza del nostro sito web responsive. Tutti gli elementi contenuti si restringeranno in maniera appropriata fino ad un certo punto, ed è a quel punto che dobbiamo intervenire con le media queries. La stessa cosa per risoluzioni più grandi. La mia conclusione è che se adotti il layout fluido nella progettazione di un sito web sei al 60% del tuo sito responsive e ti serviranno innanzitutto le media-queries e altri piccoli accorgimenti per ottenere il tuo sito web responsive.

Sei d’accordo con me? Cosa ne pensi? Quale layout utilizzi nella progettazione dei siti web?

Dillo nei commenti!

Progetta un layout fluido e sei al 60% del tuo sito web responsive - Webhouse.

Press Kit per Web Designers: ci hai mai pensato?

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Essere Web Designer comporta molte scelte, di vita e professionali.

Una di queste è investire su noi stessi.
Questo significa non solo essere costantemente aggiornati, non smettere mai di studiare e trovare nuovi fonti di ispirazione per la nostra creatività.
Vuol dire anche partecipare ad eventi, incontri con persone che parlano la tua stessa lingua.

Il mese scorso sono stata al Seminario per Web Designer Freelance di Nando Pappalardo, che si è svolto a Roma. Ad incontri del genere incontri un sacco di gente, scambi idee, c'è un notevole flusso di informazioni che va e viene.

Il problema è, però, sempre lo stesso. In mezzo a quella folla devi farti notare.
Soprattutto se cerchi contatti di lavoro, se vuoi colpire persone con cui vorresti collaborare.

Allora, in occasioni live come queste, succede l'opposto di quello che accade nel web. Mi spiego meglio.

L'importanza della presenza "Online"

  • Online l'unico modo veloce ed immediato per catturare l'attenzione è il nostro portfolio - quindi niente curriculum, a meno che non si tratti di aziende che te lo chiedano in maniera specifica, ma anche in questo caso abbiamo due modi per presentare il nostro curriculum in maniera non tradizionale:
  • Attraverso una pagina "Curriculum" che abbiamo creato apposta e che fa parte del nostro sito (che in realtà potrebbe essere anche un video in cui ci presentiamo e parliamo del nostro lavoro)
  • Attraverso Linkedin

Una curiosità: sembra che, proprio per sopperire alla mancanza da parte del Job seeker di un proprio sito o curriculum online, siano nati servizi come Workfolio, una piattaforma che ti permette ti registrarti e creare il tuo curriculum online tramite sito.

Ma come ci comportiamo invece, quando stiamo partecipando ad uno di questi incontri, meeting, seminari, in cui vogliamo lasciare un'impronta di noi stessi? Vediamo.

L'importanza della presenza "On Place"

Una cosa interessante che ho notato in queste occasioni - e parlo di me in primis - è che i partecipanti cercano il dialogo. Il tempo è poco, per cui si cerca necessariamente un confronto, una risposta ad un problema, il confronto su un dubbio. Oltre ad ascoltare ed assorbire il più possibile.

Ecco, in queste occasioni è il rapporto umano che si trova in primo piano. Ci sono sempre smartphone per le foto veloci, tablet per appunti o navigazioni veloci, ma ho notato che non erano il must.

Il must in queste occasioni sono foglio e penna, voce e orecchio.

Risulta ben chiaro che, in una occasione del genere, se dico "ciao, mi chiamo Manuela e faccio la Web Designer", forse nessuno si ricorderà di me. Certo, gli posso dare il link del mio portfolio ma, al momento, non è qualcosa che colpisce i sensi, non è qualcosa che colpisce visivamente.

Serve quindi qualcosa che colpisca i sensi, che ci faccia ricordare perchè...abbiamo lasciato qualcosa di materiale, qualcosa di concreto.

Perchè non creare un Press Kit?

Cos'è un Press Kit?

Il Press Kit è un set di prodotti che promuovono una persona o un gruppo. Di solito viene utilizzato in ambito musicale, quando un cantante o un gruppo inviano la propria musica ad un produttore per farsi notare.

Ma come può essere utilie un Press Kit per un Web Designer?

E cosa dovrebbe contenere?

Lo vediamo subito

Cosa contiene un Press Kit?

Il Press Kit può contenere quello che vuoi: più gioca la tua fantasia, più facilmente verrai ricordato.

Alcuni elementi possono essere:

  • Bigliettino da visita: oltre alle info tradizionali, ed oltre ad essere graficamente accattivante, ricordati di metterci su una tua foto. Aiuta la "memoria" :)
  • Curriculum, ma attenzione: non sto parlando del curriculum in formato europeo. Sto parlando di un curriculum nuovo, anche questo graficamente diverso, accattivante, sconvolgente!
  • Una brochure informativa (magari un trifold), che esponga in maniera sequenziale i seguenti argomenti:
    - Una sezione About
    - Di cosa ti occupi
    - Il modo in cui lavori
    - esempi del tuo lavoro (immagini e link)
    - qualche testimonial
    - contatti aggiuntivi che non ci sono nel bigliettino (ad esempio, i link alle tue pagine social)
    - qualsiasi messaggio vuoi comunicare
    Ricorda che questa brochure informativa sostituisce in qualche modo il tuo sito online: puoi prendere le informazioni salienti e renderle belle e accattivanti su carta.
  • Un oggetto con su stampato il tuo logo. Io per esempio ho fatto fare delle penne con il mio logo e numero di telefono. I costi sono molto contenuti, per 50 o 100 pezzi.
  • Una cartellina che contenga tutto questo materiale. Ovviamente anche questa avrà sulla copertina il tuo nome e logo.
  • Altre idee possono essere un piccolo blocco note, adesivi, matitine, (la mia idea inizialmente era proprio quella di una piccola matita, come quelle dell'Ikea, da stamparci su il mio logo, ma non ho trovato fornitori che ne avessero!), o ancora scatoline di cartone portaoggetti, graffette...insomma qualsiasi cosa che possa diventare il vostro gadget personale da regalare e permettere agli altri di ricordarsi di voi.

Annotazione importante: la grafica del bigliettino, del curriculum e tutto quello che c'è all'interno del Press-Kit deve seguire uno stile unico. Non fare l'errore di avere il bigliettino con stile grunge e il curriculum con stile flat :)
Se abbiamo già un sito, è necessario che la grafica del nostro Press-Kit segua fedelmente quella del sito.

In questo modo un eventuale cliente-contatto che ha già letto di noi su carta, avrà un riscontro anche sul web vedendo le stesse immagini, gli stessi colori e lo stesso stile.

I destinatari del tuo Press Kit

Il Press Kit è un'idea molto carina, ma ha i suoi costi, che possono essere limitati o no, questo dipende da noi e da come abbiamo intenzione di svilupparlo.

Per questo è necessario scegliere quando e a chi dare i nostri press-kit.
Le occasioni sono quelle che ho accennato prima, eventi, convegni, seminari ecc, però un'altra buona occasione potrebbe essere un colloquio di lavoro in cui vogliamo fare colpo.

Infatti, il nostro interlocutore avrà, oltre alla presentazione del nostro lavoro su web tramite portfolio, anche la possibilità di vedere qualche nostro lavoro de visu. Non dimentichiamo infatti che un press-kit, oltre che presentare noi in un certo modo, presenta anche il nostro lavoro e il modo in cui lavoriamo.

L'eventuale cliente quindi toccherà con mano un lavoro fatto interamente da noi.

Organizza il tuo Press Kit

Ora che sai cos'è e a cosa può servirti, prova ad organizzare il tuo Press Kit: cosa ci metteresti dentro?

Ti piacerebbe partire da una base su cui lavorare?

Allora ho una buona notizia per te: sto organizzando una base Press Kit da regalare ai lettori di WebHouse.

Se hai suggerimenti in merito, sarò felice di farne tesoro!

Stay tuned!

Press Kit per Web Designers: ci hai mai pensato? - Webhouse.

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