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Smettiamola di chiamarlo Content Marketing!

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Il content marketing è la “killer app” di Internet e oggi più che mai aziende e liberi professionisti scelgono di comunicare servizi e prodotti con le parole piuttosto che utilizzare la tradizionale (e certamente più costosa) pubblicità. Questo accade anche online in quanto il contenuto di qualità è più virale e convincente del più creativo annuncio su Google Adwords.

Eppure anche gli ads sono contenuti, non credete? Bill Gates nel 1996, nel suo celebre saggio “Content is King” affermava che “those who succeed will propel the Internet forward as a marketplace of ideas, experiences, and products—a marketplace of content”.

Idee, esperienze e solo in terza posizione prodotti… eppure le idée non sono contenuti. Perché quindi continuare a chiamare questa attività Content Marketing e non piuttosto, come sarebbe più corretto, Emotional Marketing. Di questa idea è anche Derrick De Kerckhove, sociologo dell’Università Ferdinando II di Napoli, che afferma come oggi “Internet non è più solo tecnologia, ma funziona come una specie di limbo, trasmette emozioni.”

Per questo se chiedi a un professionista una semplice attività di content marketing, puoi stare certo che fallirai: le aziende devono diventare editori e questo implica nuove competenze e prospettive che vanno oltre la redazione del semplice contenuto.

Il primo passo: smetterla di pensare ai contenuti

Il contenuto (sito, blog, newsletter) deve avere un obiettivo e non essere fine a se stesso: incrementare la brand awareness, generare loyalty, accrescere le vendite. Chi si occupa di marketing deve disegnare strategie e definire gli obiettivi per poter misurare il successo delle azioni compiute. Una volta raggiunto l’obiettivo bisogna muoversi velocemente verso nuovi traguardi e strategie e il contenuto deve adeguarsi.

Alcune aziende sanno offrire contenuti che contengono consigli per le piccole aziende, altre invece creano contenuti semplicemente promozionali.

Il primo passo è smetterla di pensare ai contenuti e iniziare a pensare a cosa possiamo offrire al mondo, da azienda e da professionista.

Ecco quindi tre consigli pratici:

  1. Scrivere per mantenere l’attenzione: Il vecchio modello dei contenuti a imbuto è morto in quanto la creazione della brand awareness genera un’ampia lead generation ma davvero poche vendite per la tua azienda. Dobbiamo quindi un po’ tutti ripensare al marketing digitale e focalizzarci sul modo di attirare l’attenzione: utilizzare slogan e contenuti non per farsi pubblicità, ma per fare promesse chiare.
  2. Creare un valore reale: smettiamola di promuovere servizi e prodotti e offriamo un’esperienza superiore.  Il nostro contenuto deve divulgare i valori e la storia del brand, non un prodotto o servizio e deve farlo in modo chiaro e coerente per non rivelarsi una perdita di tempo (e di denaro!) per l’azienda e il lettore.
  3. Dimenticare le strategie: oggi tutti si definiscono content strategist e persone che si reinventano come esperti di contenuti senza avere alcuna esperienza nel settore dell’editoria. Quello di cui le aziende hanno bisogno non sono headline intelligenti ma contenuti che trasmettano competenze, mettendo al primo posto l’obiettivo del testo e al secondo il numero di condivisioni, like e commenti e soprattutto la SEO.

Non è ginnastica, ma un lavoro serio. Quindi smettiamola di chiamarlo content marketing e torniamo all’emozione, l’unica in grado di mantenere oggi l’attenzione del lettore digitale.

Smettiamola di chiamarlo Content Marketing! - Webhouse.


Creare siti web senza scrivere codice con Adobe Muse

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Muse fa parte dei nuovi software di casa Adobe usciti negli ultimi anni (2011), che si rivolge a tutti quelli che vorrebbere crearsi un sito web senza necessariamente conoscere e scrivere manualmente codice. Adobe Muse rispetto allo storico Adobe Dreamweaver risulta molto più semplice da usare, con un'interfaccia che ti guida passo dopo passo a mettere online il sito.

Nonostante questo, non va assolutamente a sostituire Dreamweaver, che oltre ad avere funzionalità più avanzate, rimane anche un ottimo editor WYSIWYG per il codice html, css, php, javascript.

Perchè dovrei usare e provare Adobe Muse?

Adobe Muse nasce con l'obiettivo di creare semplici siti web statici, fatti "in casa" anche da persone estranee a questo lavoro.

Quindi potresti trovarti a mettere mano su un sito fatto con Muse, che il cliente non può (o non vuole) rifare ed al quale dovrai apportare delle modifiche.

Oppure ti occupi di altro, e vorresti avere un piccolo sito senza dover imparare a programmare. Adobe Muse ha integrato moltissimi widget e funzionalità facili da inserire e modificare. Ok, cominciamo, questo tutorial è per te!

Installazione di Adobe Muse e impostazione del progetto iniziale

Muse fa parte della suite Adobe Creative Cloud, ma puoi scaricare la demo gratuita per 30 giorni cliccando qui. Una volta installato, per prima cosa dobbiamo definire un progetto, che sarà il nostro sito.

Avvia Adobe Muse e nella prima schermata di benvenuto, clicca su Crea nuovo -> Sito, oppure vai su File -> Nuovo sito: comparirà la seguente pagina.

adobe-muse-nuovo-sito

Qui dovrai specificare i parametri delle pagine del tuo sito:

  • Layout iniziale: se il tuo sito sarà responsive, cioè adattabile in base alla risoluzione dello schermo, puoi scegliere da quale layout iniziare (Desktop, Tablet o Telefono);
  • Larghezza e altezza: dimensioni della pagina;
  • Colonne, Larghezza colonna e Distanza: riguarda la struttura a Grid System per progettare meglio i siti responsive;
  • Margini e Spaziatura: regola le impostazioni delle pagine web.

Bene, clicca su Ok. Adesso ti troverai nell'area di Pianificazione: qui puoi aggiungere le pagine al sito in maniera visuale, creando una vera e propria struttura ad albero con pagine e sottopagine.

Questa funzione è molto comoda perchè Adobe Muse riconosce lo schema delle pagine e crea il menu automaticamente. Passando sopra alla pagina Home, troverai dei simboli a lato e sotto, per aggiungere sottopagine e pagine sullo stesso livello.

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Nella parte in basso c'è il Mastro, cioè il template modello che tutte le pagine utilizzano: come in qualsiasi sito, ci sono elementi che ci accompagnano in tutte le pagine, basta pensare all'header, il menu, il footer.

Il Mastro rappresenta lo "scheletro", quindi tutto quello che inseriamo qui, lo ritroveremo automaticamente in tutte le altre pagine.

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Puoi creare differenti pagine Mastro e applicare alle varie pagine facendo clic destro su di esse ->Mastro: dal menu seleziona la pagina mastro da applicare oppure Nessuna pagina mastro.

Modifica delle pagine

Per inserire contenuti e modificare qualsiasi pagina ed anche la pagina Master, fai un semplice doppio clic su di essa ed entra, quindi, nell'area Progettazione.

progettazione-adobe-muse

In questa area, in alto e sulla destra, troverai tutto ciò di cui hai bisogno per il tuo sito: inserimento di testi, immagini, link e molto altro.

Fra le cose importanti ti segnalo la Libreria di widget che trovi nel pannella a destra: una sezione di elementi pronti per essere inseriti come form, menu, pulsanti social, tab, presentazioni.

Le voci del menu sono aggiunte in automatico da Adobe Muse sulla base della struttura definita in Pianificazione: per rimuovere una pagina dal menu torna in pianificazione, tasto destro sulla pagina e vai su Opzioni menu. Inserirli è facile, prendi e trascina nel documento corrente, nel punto che preferisci.

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Altra funzionalità molto utile è l'inserimento di codice HTML personalizzato.

Vai su Oggetto -> Inserisci HTML e incolla il codice. Per tornare a modificare le impostazioni singole della pagina e per inserire i metadati clicca sul menu Pagina -> Proprietà di pagina.

Clicca sulla tab Metadati: da qui puoi inserire anche il codice per la sezione <head> del sito e stabilire la parte iniziale/finale del titolo della pagina.

metadati-adobe-muse-html

Versione tablet e mobile

Per fare la versione mobile (tablet e smartphone), vai su Pianificazione, in alto clicca rispettivamente sulle voci Tablet o Telefono: nella finestra seguente scegli se importare la stessa struttura, per esempio, dalla versione Desktop oppure Nessuna se vuoi partire da zero.

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Anteprima e pubblicazione

Adobe Muse per l'anteprima ha un'apposita sezione interna, chiamata appunto Anteprima (in alto accanto a Progettazione).

Se, invece, vuoi visualizzare il sito sul browser predefinito, vai su File -> Anteprima pagina nel brower File -> Anteprima sito nel browser.

Per quanto riguarda la pubblicazione, Muse si integra perfettamente con Adobe Business Catalyst  ma se vuoi esportare semplicemente il codice, o caricare via FTP vai su File -> Esporta come HTML e su File -> Carica su host FTP.

Conclusione

Personalmente e, sopratutto, professionalmente, preferisco scrivere codice a mano, pulito e tutto "sotto controllo": e se è questo che vuoi fare di lavoro, ti assicuro che difficilmente ti troverai (almeno spero) a lavorare con Adobe Muse per creare siti e/o progetti web importanti e complessi.

Hai mai usato, o usi Adobe Muse per i tuoi progetti? Come ti trovi?

Creare siti web senza scrivere codice con Adobe Muse - Webhouse.

4 suggerimenti per usare Gmail come un CRM

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Noi, che consideriamo la nostra @gmail.com una continuazione del nostro nome gentilizio, non ritorneremmo mai a quell’infausto giorno in cui abbiamo creato una mail @libero.it. Gmail è più di una casella mail, perché permette di fare qualsiasi cosa, sia da pc fisso che da device mobile. Questo fa si che passiamo almeno l’80% del nostro tempo con il nostro account aperto.

Ma ammettiamolo, nessuna relazione è perfetta. È per questo motivo che esistono le app, che si integrano con la mail più famosa al mondo, per soddisfare (quasi) tutte le nostre esigenze.

1# Ah! Ho sbagliato a mandare la mail!

Probabilmente la maggior parte dei Gmail user conosce questa funzionalità, ma vi è mai capitato di mandare la mail alla persona sbagliata o incompleta. La cosa assume contorni fantozziani quando ci rendiamo conto che la digitale missiva, piena di improperi fantasiosi e icastici rivolti ad un cliente l’abbiamo si inviata...ma non al nostro collega, ma al suddetto cliente.

Niente paura, per soccorrere a queste e altre fantozziane avventure, ci soccorre uno dei Labs di Gmail. I labs raccolgono funzioni sperimentali, non ancora totalmente implementate, per farle vagliare dagli utenti. Per abilitarle, cliccate sulla rotellina in alto a destra, cliccate “Impostazioni”, portatevi all’interno della finestra Labs (immagine 1). Qui troverete una carrettata di funzioni sperimentali, tra le quali, per l’appunto, l’”annulla invio”.

La possibilità di inviare l’annullamento funziona nei primi secondi immediatamente dopo l’invio….quindi si, avete una seconda possibilità, ma siate veloci nel coglierla.

[caption id="attachment_22451" align="aligncenter" width="900"]gmail labs Immagine 1[/caption]

2# E questo chi è? Oddio, non ho salvato il contatto….

Molte, moltissime volte ci troviamo a scrivere una mail a persone che non conosciamo, che non abbiamo mai visto in faccia. Ma la contestualizzazione ci servirebbe, eccome; se abbiamo tempo, andiamo a sondare i vasti mari del web, in cerca di possibili informazioni, social network...ma chi è che ha tempo di fare questo lavoro da CSI?

Viene in soccorso Rapportive, un add-on di Gmail attiva per Firefox, Safari e Chrome: il plugin funziona nel momento in cui noi inseriamo la mail nel campo destinatario, e  come una vera e propria aspirapolvere, raccoglie tutte le informazioni su quella mail, e quindi, sulla persona che ci sta dietro: presenza sui social, posizione lavorativa, azienda, fino ad aggiornarci sul suo ultimo tweet. E scoprire, magari, che ha appena maledetto i markettari, e forse, oggi non è il caso di presentarsi a lui con l'idea (per noi) più fantasiliosa che ci sia per il Marketing dell'azienda.

Purtroppo, il recente layout update di Gmail, ha diminuito le possibilità di questo plugin: difatti, come molti di voi avranno già notato, quando creo una nuova mail questa si apre in una nuova finestra, eliminando di fatto la fascia a destra che raccoglieva tutte le informazioni sul nostro destinatario. La visualizzazione, invece, non ha subito mutamente nella ricezione, dove ancora abbiamo a destra il campo libero. Un workaround potrebbe essere inserire il nome del possibile destinatario nel campo “reply”...e se sbagliamo a mandare la mail, possiamo sempre usare il suggerimento #1.

3# HTML e Gmail: amore impossibile?

L'editor di Gmail, diciamo pure la verità, ha buone possibilità ma potrebbe migliorare; alzi la mano chi non ha bestemmiato almeno una volta cercando di inserire un'immagine affiancata al testo, e ha cercato in tutti i modi di farlo direttamente dall'editor presente nella mail, dovendo ben presto arrendersi all'impossibile impresa.

A volte, ci troviamo nella necessità di scrivere una mail, ma di doverla confezionare in modo più accattivante; allo stesso tempo, ci piacerebbe sapere se quella mail, che noi abbiamo pazientemente e amorevolmente confezionato, è stata letta o direttamente etichettata come becera spam.

Flashissue permette di ottenere nella propria mail personale ciò a cui ci hanno abituato (a livello di DEM) app come Mailchimp e Mailup: possibilità di personalizzare le proprie mail e pure, una serie di statistiche che ci dicono chi legge e clicca sulle nostre mail.  Appena installata, in alto a destra troverete un'icona che vi aprirà un editor semplicissimo da usare, con l'opportunità di inserire contenuti direttamente dai vostri blog o contenuti salvati (immagine 2).

Altro che “ah, scusa non ho letto la mail”, stavolta non ci scappa nessuno.

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4# La mando dopo. Forse.

Ci accorgiamo che un certo cliente, predilige le mail inviate alle 4.00 di ogni notte di plenilunio. Forse perché si sveglia e gli viene la voglia compulsiva di rispondere, forse perché quella è la sua ora prediletta. I motivi restano ignoti, tant'è che questa occasione va colta. Ma io, non so voi, ma a tale ora, dormo.

Con Boomerang, possiamo preparare la mail durante la luce diurna (o notturna, se siete nottambuli), e poi programmare l'ora a cui mandarla, addirittura scegliendo se rilanciare la mail che non ha ricevuto risposta dopo x giorni. Ma poi non lamentatevi se il vostro destinatario nottambulo vi chiama alle 4.01 per dirvi “Ah, ma non eri sveglio?”.

Se conoscete altre estensioni, plugin, app che rendano noi Google lovers ancora più felici di far parte di Big G, scrivete, scrivete, scrivete. Magari non alle 4.00 di mattina.

4 suggerimenti per usare Gmail come un CRM - Webhouse.

Social e Blog: l’unione fa la forza. O no?

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Cosa hanno in comune i social network e i blog?

Da qualche anno a questa parte davvero molto, tanto che si può dire che quasi si fondono l'uno nell'altro e i confini diventano sempre più sfumati. E come vedremo, questo ha i suoi pro e (forse) i suoi contro.

Ovviamente mi riferisco ai blog di "nuova" generazione (anche se è un po' una forzatura definirli così, diciamo che sono di semi-nuova generazione). Personalmente amo la definizione che ne ha dato Futura Pagano due anni fa: social blog 2.0.

A differenza del blog tradizionale, dove le informazioni che si pubblicavano seguivano una struttura verticale, la comunicazione si attuava in un unico ambiente e l'interazione era limitata ai soli commenti, il social blog 2.0 è invece è condivisione e co-creazione e circolarità allo stato puro.

Ma te lo dico senza mezzi termini: se pensi aprire un blog vecchia maniera stai scegliendo una soluzione completamente anacronistica. E fai un lavoro inutile.

I contenuti si creano, anzi nascono, e si arricchiscono su più piattaforme integrate tra loro, il blog e i canali social, all'interno dei quali vengono commentati e discussi.

[tweet_dis]Le piattaforme integrate favoriscono la creazione dei contenuti[/tweet_dis]

O almeno era così fino a qualche tempo fa...

Infatti pare che le cose siano cambiate nell'ultimo anno.
Qualche giorno fa ho letto un post su Wired di Nicola Carmignani, a cui ha fatto subito eco quello di Riccardo Esposito.
Entrambi commentavano un fatto che va avanti da un po' di tempo a questa parte e che sinceramente fa un po' paura: i commenti dei blog sono diminuiti drasticamente.

Pare proprio che la circolarità multipiano del social blog 2.0 abbia quasi cannibalizzato la voglia di lasciare commenti nei blog.

La notizia (abbastanza allarmante) secondo cui i commenti dei blog sono belli che morti arriva da Nichole Kelly, CEO di “Social Media Explorer” e autrice di “How to Measure Social Media”.
Ma la colpa sembra non essere soltanto dei social network. Infatti sarebbe facile pensare che la gente preferisca lasciare le proprie osservazioni su Facebook, Google Plus o Twitter.

[tweet_dis]I commenti sui blog stanno morendo: la colpa è dei social? [/tweet_dis]

Quindi è colpa dei social?
In realtà, pare che sia piuttosto un effetto di quel tanto osannato potere editoriale diffuso che ha fatto sì che chiunque avesse la possibilità di aprire un blog.

Secondo la Kelly, infatti, oggi ci sono così tanti contenuti da seguire, tra blog e social, che diventa veramente difficile star dietro a tutto e avere il tempo per poter lasciare le proprie osservazioni su tutto.

Per la blogger Janine Popick di Inc.com le ragioni che spiegano questa moria di commenti sono 3:

  1. Il processo di moderazione dei commenti scoraggia la conversazione
  2. Call to action a commentare
  3. La maggior parte dei commenti sono spam

Allora, questo è lo stato delle cose secondo le fonti anglofone.
E' vero o non è vero?
La mia risposta è: dipende.
Sicuramente ci sono blog che, quando ricevono un commento, l'autore tira fuori la bottiglia di champagne e brinda. E ci sono blog che invece "resistono" o meglio vivono.
Credo che la differenza sia sempre e comunque nel tipo di contenuto che si veicola.
Se si propongono costantemente contenuti originali e di qualità in un modo o nell'altro la diminuzione dei commenti magari ci sarà comunque, ma probabilmente si avvertirà meno, soprattutto se negli anni d'oro del social blog 2.0 si è stati bravi da crearsi un bacino di lettori fidelizzati che commenteranno più o meno sempre.

Poi è vera un'altra cosa: magari non si commenta più direttamente sul blog, ma lo si fa sui social, come Facebook o Google+, perché la "trafila" è assai più rapida e in un solo clic si può condividere il contenuto e al tempo stesso lasciare un commento al riguardo.

Io personalmente credo che i social non stanno "uccidendo" i blog, ma anzi, che stiano contribuendo a mutare velocemente le dinamiche di interazione. Le miglioreranno, le peggioreranno? Vedremo.

Di sicuro integrare i commenti con le piattaforme social è un passo avanti per tenere viva la conversazione. Non dobbiamo scordare infatti che i contenuti circolano principalmente sui social.

Tu che ne pensi?
Dobbiamo cantare l'estremo saluto ai commenti dei blog?

Social e Blog: l’unione fa la forza. O no? - Webhouse.

E-commerce: Affiliarsi con Ebay e Amazon

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Quando si decide di aprire un'attività di vendita online ci si chiede qual è il modo migliore per farlo.

E' meglio affidarsi a grandi piattaforme che permettono l'affiliazione come Amazon ed Ebay, o crearsi la propria piattaforma e-commerce tramite CMS?

Una soluzione può essere sfruttare il meglio delle due soluzioni, da una parte la grande visibilità che si ottiene dall'essere partner dei big del commercio online, dall'altra l'avere un proprio sito che dà la possibilità di poter gestire in piena autonomia il proprio business.

La scelta sulla strada da intraprendere va fatta in base al volume di vendita che si prevede di avere e l'area che ci interessa coprire (solo il territorio nazionale, l'Europa o tutto il mondo).

La prima cosa a cui pensare è che affiliarsi ad amazon o ebay ha dei costi, che vanno valutati con attenzione, perché se i volumi di vendita sono molto bassi e i prezzi della merce che vendiamo non sono concorrenziali potrebbe essere controproducente, facendo diventare l'affiliazione solo un costo e non una vetrina per ampliare le proprie vendite.

Punto a favore dell'affacciarsi nel mondo dell'e-commerce tramite questi servizi è che spesso gli acquirenti percepiscono l'acquisto su ebay o amazon marketplace più sicuro rispetto ad un e-commerce indipendente.

Costi e i servizi offerti

Amazon Marketplace

Per poter vendere i propri prodotti su Amazon si può sottoscrivere uno dei piani previsti in base alle proprie esigenze, il primo è senza costi fissi ed ha una commissione di 99 centesimi per ogni articolo venduto e un limite di 40 prodotti venduti al mese e categorie limitate; nel secondo caso si ha un costo fisso di 39 euro più la commissione su ogni prodotto venduto ma senza limiti ne di quantità di prodotti per mese nè di categorie amazon a disposizione.

Tra i vantaggi di affiliarsi al marketpalce amazon ci sono la possibilità di avere una grande visibilità a livello internazionale, un sistema di pagamento sicuro, un'affidabile gestione del magazzino e la possibilità di utilizzare il servizio logistica di amazon che potrà gestire il nostro catalogo prodotti, pagando un costo variabile in base al tipo di servizio richiesto.

Link : Amazon marketplace

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Ebay

Ebay oltre a permettere la pubblicazione di annunci di aste o di vendita oggetti per i privati ha una sezione dedicata ai venditori professionali con vari abbonamenti in base al volume d' affari che si prevede di avere. Si parte dalla versione base con nessun costo fisso, ma una commissione di vendita relativamente alta, fino all'abbonamento premium plus con un abbonamento di quasi 300 euro mensili, ma senza costi di commissione. Naturalmente, oltre al minor costo della commissione di vendita ci sono anche altri vantaggi come la possibilità di gestire un numero di newsletter maggiori ogni mese e la possibilità di usare un maggior numero di foto per ogni annuncio.

A disposizione per tutti gli abbonamenti il servizio protezione venditore, che mette al sicuro dal rischio di truffe da parte di acquirenti disonesti.

Link: Ebay store

ebay

Ora bisogna pensare come integrare il proprio e-commerce con ebay o amazon per questo per i più importanti CMS esistono moduli che vanno a unificare il magazzino e permettono di avere una gestione unificata di entrambe le piattaforme.

La maggior parte sono a pagamento, quindi prima di acquistare un modulo per realizzare l'integrazione tra il proprio store e ebay o amazon è importante valutare bene le funzioni di ognuno e magari contattare gli sviluppatori per vedere nello specifico le funzioni implementate e se sono disponibili a fare le modifiche che ci possono servire.

Tu quando inizi la progettazione di un e-commerce preferisci un CMS che ti dia indipendenza, un'affiliazione ad amazon o ebay o un mix dei precedenti per ottimizzare la visibilità al massimo?

E-commerce: Affiliarsi con Ebay e Amazon - Webhouse.

Analisi SWOT: una strategia per valutare

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Il piano di marketing è uno degli strumenti fondamentali per pianificare strategie comunicative e commerciali. Si concentra sul cliente/consumatore (caratteristiche, bisogni, tendenze, ecc.) e si divide in

  • mission (chi siamo? cosa facciamo?)
  • business plan (lo schema del progetto)
  • analisi della situazione (fattibilità e analisi SWOT)
  • obiettivi
  • strategie (come raggiungere gli obiettivi)
  • piano d’azione
  • budget

In questo post voglio focalizzarmi sull’analisi SWOT, un supporto alle scelte e un’analisi che razionalizza i processi decisionali.

[tweet_dis]L'analisi SWOT identifica le strategie di marketing.[/tweet_dis]

Cos’è l’analisi SWOT?

Business PlanQuesto metodo è fondamentale per aiutarci a cambiare prospettiva con più facilità: attraverso l’analisi SWOT, infatti, possiamo vedere i problemi e le possibili soluzioni dall’esterno e all’interno del nostro progetto, affrontando così dinamiche diverse con un atteggiamento mentale più obiettivo e lungimirante. L’analisi SWOT ci dirige verso la strada giusta, quella tra il pessimismo che limita idee, intraprendenza e ambizione, e l’ottimismo, che rischia di perdersi dimenticandosi i mezzi adatti a superare difficoltà impreviste. Questa analisi si basa su 4 punti di vista, più approfondita di così!

La matrice SWOT.

Proposta da H. Weihrich nel 1982 fra i modelli e gli strumenti per la pianificazione strategica, la matrice SWOT è divisa in 4 parti, che determinano le caratteristiche di un progetto. Questi punti di vista sono diversi e contrastanti fra loro, per poter costruire la soluzione migliore e più equilibrata.

  • Strenghts, i punti di forza (plus)
  • Weaknesses, i punti deboli (minus)
  • Opportunities, i vantaggi
  • Threats, i rischi

I primi due elementi si riferiscono alla situazione interna al piano di comunicazione (e, dunque, al progetto), gli altri due analizzano il clima socio-culturale, la congiuntura economica, altre minacce e opportunità che possono arrivare dall’ambiente esterno e in futuro.

“La matrice è molto utile nella gestione a vista, perché con una sola occhiata si vede subito se prevalgono gli aspetti positivi o negativi della situazione analizzata, se ci sono più problemi all’interno o all’esterno dell’organizzazione, se la situazione è statica o proiettata nel futuro.” Umberto Santucci, consulente e formatore freelance.

Le parti della matrice.

  • I punti di forza (modificabili) sono i vantaggi che un prodotto, un servizio o un brand ha rispetto ai concorrenti, come, ad esempio, caratteristiche innovative, la possibilità di migliorare nel tempo (flessibilità) e di espandere il suo bacino d’utenza, ecc.
  • I punti deboli (modificabili) sono i primi a essere individuati dai concorrenti, dunque è fondamentale prenderne coscienza e cercare soluzioni o alternative: se, ad esempio, il mio prodotto richiede spese elevate a chi lo utilizza, devo ripensare le sue caratteristiche.
  • Le opportunità (difficilmente modificabili) rappresentano le possibilità, attuali e future, di colmare le lacune, offrire soluzioni per soddisfare bisogni e rispondere alle richieste dei clienti/consumatori: un esempio è innovare un settore statico.
  • Le minacce (difficilmente modificabili) possono derivare da forti competitor, come può essere una multinazionale, o da una concorrenza sleale, che offre prodotti a un prezzo minore nascondendo sacrifici nella qualità: un’attenta analisi può prevenire ostacoli e fallimenti.

Come procedere.

Per attuare un’analisi SWOT, le azioni da compiere si possono riassumere così:

  • raccogliere le informazioni
  • identificare i concetti da sviluppare
  • individuare i fattori esterni (opportunità e minacce)
  • e i fattori interni (punti di forza e deboli)
  • organizzare possibili strategie e scegliere le migliori
  • valutare l’efficacia delle strategie (controllo)

I vantaggi di un’analisi SWOT.

L’analisi SWOT è necessaria soprattutto a supportare una strategia aziendale in contesti incerti, dove la competitività è forte e i rischi sono in agguato. In pratica, quasi sempre.

  • Quando un contesto è ben analizzato, l’analisi SWOT aiuta a definire una strategia.
  • Quando la strategia soddisfa i bisogni, un piano è più efficace.
  • Quando le parti coinvolte nel piano partecipano all’analisi e collaborano, il consenso sulla strategia si raggiunge in breve tempo e con più facilità.

Compiuta un’analisi preliminare di contesto, progetto e procedure (relative al piano di comunicazione), classificarne i risultati in uno schema ti può aiutare a individuare lacune, problemi e, di conseguenza, le priorità di intervento.

Gli svantaggi.

Un’analisi SWAT superficiale e disorganizzata può avere dei punti deboli e destabilizzare l’andamento del lavoro.

  • Se parti del team prendono decisioni individuali o soggettive, l’analisi si sgretola e si annulla.
  • Se la squadra agisce in modo superficiale, l’analisi Swat perde il suo valore e la sua funzione.

Quando organizzi un piano di marketing o una qualunque strategia comunicativa, anche la più semplice,ricordati dell’analisi SWOT: è uno schema semplice, ma utile a identificare i punti fondamentali di un progetto. Utilizzala come un promemoria dall’inizio alla fine del lavoro, aggiornala quando serve, sviluppala quando ti è richiesta una relazione del progetto.

Utilizzi l’analisi SWOT nel tuo lavoro? Condividi nei commenti la tua esperienza!

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Tools per Web Designer – Marzo Aprile 2014

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50 essential freebies for web designers

Questa rubrica  vuole  essere uno spazio dove poter raccogliere le risorse più recenti e le nuove tendenze del web design:  tutorial, siti per ispirarsi e tecniche CSS.

Dopo la pausa di Marzo e con un piccolo ritardo, rieccoci di nuovo qua con tanti strumenti e articoli utili per la nostra web-professione.

Buona condivisione ;)

Tilted Content Slideshow

Un tutorial per creare uno slideshow con effetti 3D eccezionali.

Tilted Content Slideshow

Geomicons Open - Open Source Icons for the Web

Icone gratuite e open source da usare per i vostri progetti.

Free Open Source Icons for the Web

Taking A Second Look At Free Fonts

Dato l'elevato numero di font gratuiti che la rete mette a disposizione, qual è il modo migliore per abbinarli? Ecco qua alcuni esempi...

Taking A Second Look At Free Fonts

A “Readability First” Approach to Media Queries and Layout

Content First o Mobile First? Prima il contenuto o prima il mobile? Niente di tutto ciò.
Scopriamo oggi un nuovo approccio con questo articolo che pone l'accento invece sulla leggibilità: Readabiliy First.

A Readability First Approach to Media Queries and Layout

Google Grid Gallery

Un tutorial per creare una galleria a griglia basata sulla pagina vista nella guida di introduzione del Chromebook.

Google Grid Gallery

Responsive Full Width Tabs

Tutorial davvero utile per creare delle Tab responsive.

Responsive Full Width Tabs

50 essential freebies for web designers

Tanti strumenti gratuiti e utili selezionati da Web Designer Depot.

50 essential freebies for web designers

Playing with CSS3 Animations

Per chi è alle prime armi con le animazioni in CSS3 questo articolo è d'obbligo.

Playing with CSS3 Animations

3D Grid Effect

Altro tutorial per creare dei simpatici effetti 3D alla vostra griglia.

3D Grid Effect

8 Pure CSS Flat Mobile Devices

8 cellulari ricreati interamente con CSS.

8 Pure CSS Flat Mobile Devices

Spring-cleaning Unused CSS With Grunt, Gulp, Broccoli or Brunch

Come ripulire il nostro CSS dalle parti inutilizzate? Ecco un ottimo articolo su come farlo con Grunt, Gulp, Broccoli o Brunch.
PS: questo è anche l'articolo che ha ispirato il nostro caro Davide De Maestri a scrivere il suo articolo di introduzione a Grunt.

Spring-cleaning Unused CSS With Grunt Gulp Broccoli or Brunch

Font Size Idea: px at the Root, rem for Components, em for Text Elements

Interessante articolo che prova a mostrare un'interessante idea su uno scenario di utilizzo dei px, rem e em per creare la nostra tipografia.

Font Size Idea px at the Root rem for Components em for Text Elements.jpg

Equal Height Columns

Alzi la mano chi non ha mai avuto un cliente che non gli abbia chiesto: "Vorrei che quelle 3 colonne siano alte uguali". Bene da oggi con questo tutorial non avrete più problemi di altezze.

Equal Height Columns

Frosting Glass with CSS Filters

Ecco come creare un favoloso effetto "appannato"  per il nostro prossimo sito.

Frosting Glass with CSS Filters

Redirect Users After Login In WordPress

Un semplice tutorial che ci spiega come creare un redirect ad una pagina dopo che un utente si è loggato su wordpress.

Redirect Users After Login In WordPress

How to Create a Circular Progress Button

4 modi per creare un Progress Button circolare.

How to Create a Circular Progress Button

Responsive Email Patterns

Tanti modelli per creare la tua newsletter responsive.

Responsive Email Patterns

8 Must Have Free Fonts for your Designs

8 font gratuiti e molto belli da poter utilizzare per il tuo prossimo sito.

8 Must Have Free Fonts for your Designs

Freebie: Flat Style Squared Preloaders (GIF, AEP, PNG)

Un set di immagini animate gratuite per creare dei simpatici preload in stile flat design.

Freebie Flat Style Squared Preloaders

Amazing and fresh WordPress hacks

Interessanti trucchetti da poter utilizzare sul vostro sito in Wordpress.

Amazing fresh WordPress hacks

Rethinking Responsive SVG

Interessante articolo che spiega come creare degli SVG responsive che cambiano ad ogni breakpoint.

Rethinking Responsive SVG

The best way to serve fonts to your website

Come inserire al meglio i font sul vostro sito? Questo articolo ci elencherà una serie di metodi per ottimizzare questo processo.

The best way to serve fonts to your website

10 Best New Free Fonts

10 nuovi font gratuiti per il vostro prossimo sito.

10 Best New Free Fonts

Tools per Web Designer – Marzo Aprile 2014 - Webhouse.

Do you speak Facebook? Introduzione al social media marketing multilingua

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Target internazionale. Il peggior incubo di qualsiasi social media manager.

Negli ultimi anni una delle più grandi sfide del web marketing - e noi europei, ahimè, lo sappiamo bene - è diventata la gestione di una campagna di social media marketing multilingua. La globalizzazione può far male!

Come ci si comporta quando il messaggio aziendale va indirizzato a persone di nazionalità diverse? Come si comunica che questo o quel prodotto o servizio sarebbe perfetto per un inglese, indicatissimo per un francese, irrinunciabile per uno spagnolo?

Si creano più pagine? Si gestisce un blog in due, tre, quattro lingue? E gli analytics?

E soprattutto, che si fa quando il social media manager è uno solo e vorrebbe evitare che le sue sinapsi implodano?

HubSpot di recente ha redatto un utilissimo e-book sul socia media marketing europeo, con tanto dos e don'ts per prevenire errori grossolani e valutazioni troppo superficiali. Ne ho preso spunto per estrarne i bullet point e anche per far approdare la tematica su un blog italiano, considerato che il multilingua viene ancora preso troppo sottogamba nel SMM nostrano.

Inglese, il falso amico

English is the way, verrebbe da pensare. Redarre i contenuti del sito e i post sui social totalmente in inglese conferisce per antonomasia un tono internazionale all'azienda.

Purtroppo la soluzione non è così semplice: dati alla mano, risulta che un buon 90% degli internauti europei legge preferibilmente contenuti redatti nella propria lingua e, ancor più specificatamente, riguardanti tematiche sul Paese in cui vive.

Per parafrasare l'arcaico detto "Paese che vai, usanze che trovi", si può dire che non tutto il web è paese. Difficile fidelizzare il proprio pubblico con il solo inglese, tant'è che anche i brand più affermati hanno cominciato a diversificare i loro post a seconda del target di destinazione. Catene di ristoranti e fast food multinazionali arrivano a creare una pagina Facebook diversa per ogni ristorante.

Ci sono Paesi in cui l'inglese viene masticato alla stregua di una seconda lingua madre, mentre altri (vuoi per la storia e la cultura, vuoi per l'uso totalmente differente del world wide web) proprio non lo mandano giù, e addirittura rifiutano di leggere articoli e social post in inglese. Basandomi su qualche ricerca scovata qua e là per il web - e soprattutto sulla mia esperienza personale - ho stilato una mini-lista dei principali Paesi target europei e del loro grado di affinità con l'online english.

Inglese sì: Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Norvegia, Svezia, Finlandia, Cipro, Malta

Inglese nì: Lussemburgo, Italia, Portogallo

Inglese no: Svizzera, Austria, Francia, Spagna, Grecia, Russia

Chi è il mio pubblico?

Come ogni buona strategia social, anche (e soprattutto) quella multilingua si basa su un'attenta analisi del target.

Prima di gettarsi a capofitto nell'impresa di tradurre post e contenuti, è bene porsi le quattro domande pilastro:

  • Su quali mercati mi devo focalizzare?
  • Dove vive la maggior parte dei miei potenziali clienti?
  • Dove vivono i miei clienti internazionali?
  • Quali social network vengono utilizzati dai miei clienti?

Se il Paese o i Paesi target sono english-friendly, allora la strada anglofona è la benvenuta. Ma quando si tratta di comunicare con mercati come la Russia, dove non solo l'inglese è poco diffuso, ma addirittura un social network come Facebook è meno utilizzato di VKontakte o Odnoklassinki, la necessità di una strategia multilingua si fa imprescindibile.

La fonte, il blog

Se multilingua dev'essere, che lo sia fino in fondo! Occorre gestire un blog diverso per ogni lingua di riferimento, dal quale trarre fonte per i post sui social.

Ricorda che non basta redarre un articolo in italiano e poi tradurlo alla lettera: le differenze culturali, soprattutto in Europa, sono abissali. Ogni audience ha precise esigenze e richieste, e una notizia “hot” in Italia può non interessare minimamente il pubblico francese o spagnolo. La soluzione? Collaborare con un web writer freelance residente nel Paese d'interesse: chi meglio di lui può sapere cosa interessa ai suoi connazionali e presentare le notizie nella forma migliore?

E per quanto riguarda la traduzione dei contenuti del sito? Anche in questo caso è sempre bene rivolgersi a dei traduttori esterni per non incappare in incidenti internazionali dovuti agli strafalcioni di Google translate. Il plug in WPML di Wordpress contiene IcanLocalize, un tool utilissimo per ottenere una traduzione professionale nel modo più semplice e veloce possibile. Sì, è anche economico.

Sua maestà la localizzazione

Identificato il pubblico, tradotto il sito, aperto il blog, resta solo da affrontare la spinosissima questione social. Apro tre pagine Facebook diverse? E quanti profili Twitter? LinkedIn deve avere due pagine aziendali?

È presto detto: mentre per Twitter conviene gestire un profilo diverso per ogni lingua (in tantissimi visiteranno la tua pagina profilo), Facebook e LinkedIn, dove il 98% dell'audience legge i post dal news feed, offrono il vero strumento chiave che può risparmiare tempo, fatica e nervi ai SMM: la localizzazione. Con una sola fanpage su Facebook ed un'unica company page di LinkedIn (entrambe in inglese) è possibile diversificare i post in base al pubblico di riferimento. Come? Semplicemente scrivendo post in più lingue nella stessa pagina e targettizzando le campagne.

[caption id="attachment_22557" align="aligncenter" width="424"]Localizzazione su Facebook 1 Il tasto per la localizzazione è il secondo a partire da sinistra.[/caption]

[caption id="attachment_22558" align="aligncenter" width="429"]Localizzazione su Facebook 2 È possibile scegliere tra una vastissima gamma di variabili, tra cui il sesso, l'età e addirittura la sitazione sentimentale.[/caption]

[caption id="attachment_22559" align="aligncenter" width="719"]Localizzazione su Facebook 3 Selezionando "Luogo" dal menù a tendina è possibile scegliere il Paese, la regione o la città target.[/caption]

[caption id="attachment_22560" align="aligncenter" width="441"]Localizzazione su Facebook 4 Selezionando "Lingua" il messaggio comparirà soltanto agli utenti che usano Facebook nelle lingue selezionate.[/caption]

Il vantaggio è enorme: gestire una sola pagina Facebook anziché tre (o quattro, cinque, sei...) diverse aiuta a focalizzare l'attenzione sul messaggio da trasmettere, anziché disperderla per cercare di racimolare pubblico in pagine tra loro estranee. La localizzazzione di LinkedIn funziona in maniera analoga.

Riepilogando:

  • Ricorda che ogni Paese ha la sua cultura. Non pensare di cavartela semplicemente traducendo gli articoli che scrivi e le offerte che proponi
  • L'inglese non è sempre la soluzione universale
  • Lavora con freelance che conoscano a fondo usi e costumi del Paese che ti interessa
  • Non aprire duemila pagine su Facebook e LinkedIn: soltanto il 2% del tuo audience vedrà i post dalla pagina. Usa la localizzazione per targettizzare le campagne

Il web unisce, si sa. Ma un'errata (o poco ragionata!) strategia social multilingua può portare a "incidenti diplomatici" non indifferenti. Meglio abbandonare i traduttori e iniziare a ragionare da esseri umani. In fondo, dietro al monitor, ci sono soprattutto loro.

Do you speak Facebook? Introduzione al social media marketing multilingua - Webhouse.


Brand, il piano B ti salverà!

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“Gaia, perché piangi? Oggi dovrebbe essere uno dei giorni più belli della tua vita…”
“Mamma, guarda fuori, piove! Il mio matrimonio con Marco è rovinato.”

Hey fermi tutti, chi sono Marco e Gaia? Leggi qui la puntata precedente.

Ora torniamo dalla nostra triste protagonista. Piove e vede quella che doveva essere una splendida giornata in un castello fatato come un disastro: un pantano dove gli invitati camminano nel fango e continuano a lamentarsi.

“C’è una chiamata per te Gaia, è Marco.”
“Amore mio sarà una giornata perfetta, ti fidi di me?”

Ed ecco che torna il sorriso ed è pronta per uscire a celebrare l’inizio di una nuova vita.
Si apre la porta e trova dei gazebo bellissimi montati subito fuori con tanto di passerella dello stesso colore del suo bouquet, appena posizionata e asciutta, da percorrere fino alla macchina.
Stessa cosa davanti alla Chiesa con l’aggiunta di un piccolo dono: un elegante ombrello decorato come gli inviti di nozze dove risaltano i loro nomi.

Non riesce a credere ai suoi occhi: Marco ha pensato a tutto, anche all’imprevisto tempo per l’evento!
Parte la musica ed è pronta a pronunciare il fatidico “Lo voglio” e quasi saltella per l’emozione, ora la lacrima sul suo viso è per la gioia.

“Puoi baciare la sposa”
Applauso scrosciante e flash a ripetizione.

Via di corsa alla location dove tutto è stato spostato all’interno con una super coreografia che ricorda lo splendido prato esterno e che stuzzica l’immaginazione, insomma è come se realmente lo fosse. Cibo, musica, sorrisi ma…
…il simpaticone di turno che deve per forza fare il polemico e trovare il pelo nell’uovo poteva mancare? No, lui c’è ma niente panico. Non gradisce un piatto che gli hanno servito e subito un cameriere, che era già stato istruito a dovere, gli sorride e propone un’alternativa.

Situazione di emergenza rientrata, avvisiamo Marco che è tutto ok.
“Marco, anche il lamentone di turno ora sembra essere contento, sei tranquillo?”
“Certo, ho fatto tutto ciò che era possibile ma si sa che non sempre è possibile accontentare tutti.”

Come te mi sto chiedendo quali sono i consigli da seguire per un Brand, che dici, chiediamo a Marco di raccontarcelo?
Marco è subito pronto, via…

  • Il Brand deve sempre avere un piano B: non solo nel caso di un evento ma anche di una campagna on-line. L’imprevisto è dietro l’angolo, non farti cogliere impreparato;
  • Il Brand deve essere rassicurato: sarà il primo ad entrare nel panico di fronte ad un problema perché è direttamente legato al suo business. I problemi però sono fatti per essere risolti e l’importante è avere la soluzione già pronta, senza improvvisazioni. Quindi fatti trovare preparato, agisci e risolvi;
  • Devi avere una squadra organizzata dedicata al Brand: ogni singola persona del tuo team che avrà partecipato all’organizzazione del progetto deve essere a conoscenza di ogni dettaglio. Accerchiati di persone fidate che sei certo si prendono cura della buona riuscita e della soddisfazione del Brand;
  • Supervisiona la soddisfazione del Brand: tutto è andato secondo i piani ma il cliente sarà ugualmente soddisfatto visti i cambiamenti dell’ultimo secondo? Confrontati con lui immediatamente e controlla i risultati. Non basta parlare e agire: i goal sono ciò che interessano realmente al Brand;
  • Sii pronto a gestire le critiche: sai bene che esiste sempre chi deve trovare qualcosa che non va. Non farti prendere dall’ansia ma cerca di ribaltare la situazione a tuo favore cercando il modo per accontentarlo. Il Brand per essere scelto deve proporre soluzioni;
  • Ricorda che il Brand non può soddisfare tutti: non dirmi che sei sorpreso! Dovrai sempre analizzare le critiche, come al punto sopra, studiare il tuo audience per stupire più persone possibili ma sappi fin da subito che ci sarà sempre qualcuno che avrà da ridire. Se è una minoranza non abbatterti e scopri il perché per migliorare la volta dopo. L’amore assoluto e universale da parte di tutti nei confronti del Brand è utopia!

“Cari ragazzi, starei qui con voi per ore a parlare di Branding ma avrei un matrimonio da festeggiare…”
Marco guarda Gaia strizzandole l’occhio e lei sorride divertita e serena.
Ops, Marco ha ragione :)

Che dite, lo ringraziamo per averci dedicato il suo prezioso tempo e averci coccolati e resi speciali? Anche questo rende un Brand vincente!
Io propongo un brindisi alla sua organizzazione, disponibilità e gentilezza.

CIN, CIN

Se anche tu pensi che il piano B può salvare il Brand e che hai trovato consigli utili, lasci un commento?
Io ti offro un bicchiere di champagne virtuale per ringraziarti! (Se preferisci un altro drink chiedi pure ;) )

Alla tua salute e a quella del tuo Brand.

CHEERS

Brand, il piano B ti salverà! - Webhouse.

Link control: come potrebbe influenzare il posizionamento?

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Dopo tante discussioni, nelle community SEO come nei nostri uffici, sull'importanza  del Signor Link, è arrivato il momento di affrontare la questione da un punto di vista - ancora una volta - pratico. Si tratta del "link control", e prima che pensiate a qualche strana perversione mentale, oppure temiate una qualche "pippa" concettuale della peggior specie, vorrei condividere con voi il mio punto di vista in merito. Si tratta, come vedremo, di un aspetto relativamente semplice che andrebbe tenuto in considerazione periodicamente durante la link building.

Categorizzare i link in ingresso per  grado di "controllabilità"

Pensiamo ad un link in ingresso: di solito usiamo (per comodità, per catalogare i dati, per farci capire dal cliente o per scrivere articoli sulla SEO) inquadrarlo all'interno di una categoria predefinita: un link da forum, in un commento contestuale, all'interno di una community, di un articolo e così via. La prospettiva che propongo in questo mio nuovo contributo a Webhouse pensa in modo differente: ovvero, focalizzarsi sul livello di controllo dei link (mettendo così la sua tassonomia in secondo piano), cioè il fatto che tu, materialmente, possa o meno influenzare le caratteristiche del link, compresa la sua esistenza nel tempo. La mia ipotesi, in parte sulla falsariga di quella di Cyrus Shepard su Moz, è che a Google interessi molto questo aspetto, al fine di stilare una teorica "gradazione" di link importanti, o meno, per il posizionamento di un sito nei risultati di ricerca di un motore. Ovviamente mi sto concentrando sui link in ingresso come unico fattore in gioco per mera comodità, ma molti (...troppi!) altri aspetti andrebbero messi in ballo.

Se pensiamo alla manipolabilità di un link, si associa inevitabilmente a forzature, che sono quelle che - come nel caso dell'article spinning - portano più problemi che altro alla visibilità del vostro sito. Ad esempio posso forzare un link in un commento su un post molto visitato di un sito famoso, e ricevere in cambio click e "popolarità" sul mio blog. La cosa, pero', non possiede per forza un'accezione negativa: la authorship di Google ad esempio - descritta nel dettaglio in più occasioni sul nostro blog - serve per identificare l'autore di un articolo, tanto che il webmaster tools vi mostrerà i dati relativi alle pagine di cui siete autori, anche se di siti differenti. A Google piace sapere che voi siate autori di articoli su X o Y, specie (ma non solo) se questo aiuta in prospettiva a qualificarvi come esperti di un settore specifico. Non esiste modo, nè prova sicura, che questo sia necessario o sufficente a posizionare bene una pagina come un link in essa incluso: del resto da qualche tempo Google filtra determinati profili, non mostrando necessariamente la foto dell'autore (per quanto correttamente accreditato) nei risultati. Questo sembrerebbe coincidere con un correre ai ripari da parte del motore, che cerca di filtrare l'abuso indiscriminato di autorship, e conferma come l'originalità dei contenuti sia sempre in primo piano, almeno sulla carta. In quest'ottica, è facile comprendere che entro certi limiti controllare i propri link sia cosa giusta, in altri casi invece no.

Un link da forum, per continuare il nostro discorso, è facilmente manipolabile dall'utente, il quale potrebbe inserire il proprio sito nella firma dei propri interventi per farsi pubblicità: l'unico freno a questa ondata di potenziale spam risiede negli admin della piattaforma, che a volte sono assenti o poco attenti. Del resto firmare un commento di un blog con una chiave di ricerca - meglio non farlo... - è una pratica di link building molto diffusa, per quanto anche qui eventualmente limitata dal blogger di turno e, agli occhi di Google, "chiunque potrebbe farlo".

Ma allora quanto "vale" un link?

Dico sempre ai miei clienti che il "valore" dei link verso i loro siti è proporzionale, in modo orientativo, al "grado di difficoltà" con cui riusciamo ad ottenerlo: è una regola spannometrica che serve a prevenire facilonerìe ed abusi vari, almeno a mio avviso. Quello che intendo è che chiunque può registrarsi su un social network e postare un link, ed in giro trovate "tecniche" di link building che a volte si riducono a questo... un po' meno scontato, invece, è ricevere un "accredito" da un grosso brand con cui stiamo lavorando (ad esempio: Debian che cita la nostra azienda che lo sfrutta tecnologicamente). I due casi non sono certamente paragonabili, ed è giusto pensare che il merito venga premiato da Google anche in vista di questa particare "sensibilità" che ogni SEO dovrebbe avere. Tutto dipende, come al solito, da ciò che riusciamo a controllare e ciò che, invece, possiamo solo "incoraggiare" mediante "good content".

In quest'ottica se il link control fosse posto al minimo, come nel caso delle citazioni spontanee, l'effetto SEO (anche a detta di Google) sarebbe davvero enorme: per cui è bene porsi sempre nell'ottica corretta e fare in modo, in linea di massima, di postare contenuti sempre qualitativamente elevati, anche quando è davvero difficile farlo. Google a mio avviso valuta molto, in certi casi come quelli che ho elencato, il livello di controllabilità di un link (link control), e secondo me questo aspetto non andrebbe sottovalutato in nessun caso. Su questo aggiungerei una nota a margine, figlia della mia esperienza diretta: mi sono arrivate solo quest'anno almeno 10/15 richieste di "guest blogging" da perfetti sconosciuti, suddivisi di solito in due categorie:

  1. promosso: chi è sincero dall'inizio, e mi ha detto che gli serviva un link (almeno do' atto della spontaneità, che devo dire...);
  2. bocciato: chi fa lo gnorri con la storia dei contenuti "originali & di qualità" (si sono proposti tutti allo stesso modo o quasi: tipo spot pubblicitario), salvo poi inviperirsi nei miei confronti perchè i link in uscita dal mio blog sono nofollow di default. Pazienza, sarà per un'altra vita: le penalizzazioni sono in agguato, dal canto mio devo tutelarmi dai furbastri, e noialtri magari pensiamoci prima! Facile, secondo me, fare moralismo contro Google o bestemmiare Ktulu quando le cose vanno male, e sei costretto ad adattare il tuo profilo di link, ti piaccia o meno.

Sarebbe ora di smetterla, e lo dico con la massima cortesia possibile, con questi approcci da markettaro della domenica che fanno tanto anni 90, e che evocano al più la nostalgia del retrogaming. La SEO, insomma, è in fondo più seria ed intricata delle nostre più nobili parole a riguardo.

 

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Webdesign: Velocizziamo il nostro lavoro con Yeoman!

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Tutti i giorni abbiamo a che fare con il nostro workflow lavorativo. Cosa intendiamo con workflow? L'insieme delle attività messe in sequenza che hanno un inizio (fattore scatenante) ed una fine (raggiungimento dell'obiettivo).

Per noi web designer il fattore scatenante potrebbe essere la richiesta di un cliente di creare un nuovo sito e l'obiettivo potrebbe essere la conclusione dello stesso. Cosa succede nel mezzo? un'infinità di attività ripetitive composte da mille copia e incolla, installazione di pacchetti, correzioni di errori e spesso ci si ritrova a reinventare la ruota riscrivendo codice da capo.

Come possiamo rendere queste attività più fluide e automatizzate?

L'altra volta abbiamo parlato di Grunt, un comodissimo tool a riga di comando che ci permette di eseguire operazioni ripetitive semplicemente digitando delle semplici istruzioni a riga di comando. Oggi, invece, facciamo la conoscenza di uno strumento che incorpora Grunt ed aggiunge altre potenti funzioni per automatizzare e semplificare la creazione dei nostri progetti web!

[iframe src="http://www.youtube.com/embed/iyI31956CJQ" width="100%" height="360"]

 

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Social Media Marketing: creare campagne con Facebook Advertising

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Oggi parliamo di Facebook Marketing, e più specificatamente, di come creare campagne su Facebook Advertising.

Facebook Advertising è uno degli strumenti più usati nelle strategie di web marketing, e sempre più aziende preferiscono investire sul Social Media Marketing rispetto alle tradizionali campagne SEM sui motori di ricerca, come su Google Adwords.

Prima di cominciare, sembrerò cattivo :) ma deve essere chiara una cosa: non puoi pensare di fare marketing su Facebook con i profili, devi avere una pagina aziendale. Ok?

Bene, adesso ti mostro cosa puoi fare con Facebook Advertising: prima di tutti accedi alla sezione adv cliccando qui.

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La prima cosa da fare, se è la prima volta che crei una campagna, è quello di creare una inserzione: quindi, in alto a destra, clicca sul pulsante Crea un’inserzione.

Come vedi l’interfaccia è semplice e ti posso dire che è notevolmente migliorata nel tempo.

Nella pagina successiva ti troverai a fare delle scelte, scelte che variano a seconda dei tuoi obiettivi (ottenere fan, promuovere eventi, aumentare visibilità di un post ecc.). Vediamoli in dettaglio.

Interazione con il post della Pagina

interazione-post-pagina-facebook

Questa è una delle inserzioni più usate su Facebook, e permette di ampliare la visibilità dei post pubblicati sulla pagina.

Sulla destra, scegli la pagina Facebook e, successivamente, scegli se promuovere un post già esistente o di crearne uno nuovo (cliccando sul +).

In questo caso, il testo e l'immagine dell'inserzione coincidono con il contenuto del post, le cose che dovranno essere modificate riguardono il target di riferimento e i dettagli sulla campagna, che vedremo dopo perchè sono circa gli stessi per tutte le tipologie di inserzione.

"Mi piace" sulla Pagina

ottenere-mi-piace-pagina-facebook

Anche questa inserzione è usatissima su Facebook: il suo obiettivo è quello di portare nuovi fan alla pagina aziendale e per questo, una volta scelta la pagina, puoi scegliere fino a 6 immagini da utilizzare per la promozione.

Perchè 6 immagini? Facebook alterna le 6 immagini ai vari utenti, alcune renderanno di più, altre meno: dalle statistiche potrai così capire quale immagine genera maggiori conversioni che nel nostro caso sono i "Mi piace" sulla pagina. Di conseguenza, le immagini che portano meno traffico, puoi decidere di sostituirle con altre e fare così split-test.

immagini-inserzione-facebook

Sempre all'interno della sezione Immagini, Facebook permette di trovare immagini premium, ricercare nella libreria e riposizionare l'immagine scelta per migliorare la visualizzazione.

Attenzione: l'immagine per essere conferme alle regole Facebook, può contenere fino al 20% di testo, altrimenti non sarà approvata: usa lo strumento presente a questo link per testare la quantità di testo sulla foto.

Clic sul sito Web e Conversioni sul sito Web

clic-sito-web-facebook

Questi due tipi di inserzione si assomigliano molto. Con "Clic sul sito Web" scrivi l'URL da promuovere, scegli le foto ed è fatta. "Conversioni sul sito Web" permette di tenere traccia di quanto avviene nella pagina di destinazione, così potrai sapere quanti utenti sono arrivati da Facebook ed hanno completato un'azione: per esempio iscrizione alla newsletter o acquisto di un prodotto.

Per questo monitoraggio, devi inserire uno snippet di codice nel sito, fornito da Facebook e che si chiama Pixel di monitoraggio.

testo-link-facebook

La promozione di un sito web, può essere scollegata a qualsiasi pagina Facebook: se vuoi che l'ads sia visibile nella sezione Notizie (non solo nella colonna a destra) però devi associarla ad una pagina.

Per farlo, scegli la pagina relativa nella sezione Testo e link (come in figura).

Installazioni dell'applicazione e Interazione con l'applicazione

installazione-applicazioni-facebook
Queste due inserzioni sono usate da chi ha delle applicazioni virali, come i giochi, e hanno l'obiettivo di far installare l'applicazione e di creare un coinvolgimento degli utenti attorno ad essa.

Risposte all'evento

promuovere-evento-facebook

Se hai un evento da promuovere, puoi usare Risposte all'evento e attivare una campagna per incrementare il numero di partecipanti.

Per usare questa inserzione devi prima creare l'evento dalla pagina dell'organizzatore.

Richieste di offerte

richieste-offerte-facebook

Anche qui devi prima aver creato un'offerta per i tuoi utenti, oppure crearla direttamente cliccando sul +.

Definizione del target di riferimento

Tutte le tipologie di inserzioni, all'interno, offrono la possibilità di definire meglio il target di riferimento.  Cerca di personalizzare al meglio le impostazioni, in particolare per quanto riguarda i dati demografici (località, età, lingue) e interessi.

definizione-pubblico-facebook

Sotto, invece, devi stabilire i dettagli sulla campagna come il budget, data di inizio/fine della campagna e l'obiettivo delle offerte (ottenere clic, mi piace o visualizzazioni).

campagna-facebook-adv

Facebook ha introdotto la possibilità di crearsi un Pubblico importando i dati, per esempio, di Mailchimp, file di dati o direttamente dal sito web in modo da indirizzare gli ads a coloro che hanno già effettuato azioni sul nostro sito.

Trovi questa funzionalità dentro la Gestione Inserzioni di Facebook, disponibile una volta che hai creato la prima inserzione.

Conclusioni

Sui Social l’attenzione principale va alle persone, possiamo conoscere tutto di loro e capire meglio i loro interessi: questo aiuta moltissimo nella definizione del target per la strategia di social media marketing e permette di ottenere risultati spesso superiori alle classiche campagne SEM, portando a maggiori conversioni e la fidelizzazione dei clienti.

Su Webhouse, nella categoria SEM e SMM trovi molti articoli legati al mondo del social marketing:

Spero di esserti stato utile con questo articolo, fammi sapere cosa ne pensi!

Social Media Marketing: creare campagne con Facebook Advertising - Webhouse.

[Mini-Infografica] – 3 Consigli di usabilità

Quanto guadagni lavorando nel web? Sondaggio 2014

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sondaggio

Riproponiamo dopo 2 anni il sondaggio dedicato ai guadagni di chi lavora nel mondo del web. L’idea nasce dal tentativo di analizzare il salario medio di chi lavora nel web: copy, SEO, web designer, grafici e via dicendo, per verificare, seppur su un campione non statisticamente rilevante, il trend rispetto agli altri paesi del mondo. Per avere dati credibili ti chiediamo la massima sincerità e la massima diffusione. Se anche tu sei curioso di sapere quale guadagno medio hanno i tuoi colleghi inizia subito a compilare il questionario e chiedi di farlo anche ai tuoi colleghi! Il questionario è anonimo e tutti i campi sono obbligatori.

Quanto guadagni lavorando nel web? Sondaggio 2014 - Webhouse.

Webwriting: Scrittura Emozionale o Scrittura Ragionata?

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Scrittura

Qualche sera fa, mentre ordinavo i miei libri, mi è capitato tra le mani uno dei miei romanzi preferiti: Ragione e sentimento di Jane Austen. Quell'episodio mi ha ispirato questo post.

Non voglio parlare di letteratura inglese dell'Ottocento, stai tranquillo.
Ma ho riflettuto su un aspetto molto interessante che mi ha portato a fare una sorta di esamino di coscienza del mio modo di lavorare e delle meccaniche di scrittura.
Tutti quelli che scrivono per il web (ma non solo!), almeno una volta nella vita, si sono posti la fatidica domanda: scrivere di pancia o di testa?

Da brava e diligente copywriter wannabe, ho studiato la SEO.
Inutile dire che non serve, perché non è vero. Sarebbe una bugia bella e buona. La SEO serve eccome.
Chi scrive online deve avere quanto meno un'infarinatura di come funzionano i posizionamenti e quali sono le tecniche di ottimizzazione.

Ma scrivere per il web non vuol dire scrivere per i motori di ricerca, questo nell'ultimo anno ce lo hanno e ce lo siamo ripetuto ogni sera prima di andare a letto, come pregherina della buona notte.

Scrivere per il web vuol dire proporre ai tuoi lettori contenuti interessanti, originali prima di tutto, che diano un valore aggiunto e che non siano aria fritta o fuffa.

I post devono essere ricchi di sostanza, quindi. E i contenuti per funzionare devono avere al loro interno i cosiddetti microcontenuti che fanno da corridoio luminoso sia per Big G sia per il lettore, che deve essere il solo e unico destinatario dell'articolo.

[tweet_dis]Mantra di chi scrive online: Il lettore è il solo e unico destinatario dell'articolo[/tweet_dis]

Se arricchisci i tuoi articoli di link esterni, infografiche e materiale extra e rendi il tuo contenuto espandibile, hai già guadagnato 10 punti. Eh sì, perché se piaci alle persone, che sono umane, capaci di comprendere le metafore, i giochi di parole, l'ironia e le sfumature della scrittura, piacerai anche a Google. Sono ormai 5 anni che scrivo sul web e per il web e il mio stile di scrittura è cambiato, chiaramente. Si è evoluto e (spero) migliorato.
All'inizio scrivevo quasi per me stessa, non avevo la minima idea che potesse esistere una distinzione tra scrittura per il web e scrittura "normale". Provenivo da un ambiente accademico classico, lavoravo già da qualche anno per il settore tecnico come editor, per cui la mia scrittura era abbastanza ingessata. Era anche un fiume di parole, spesso noioso e interminabile.

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A poco a poco ho cercato di discostarmi da quel tipo di scrittura e ho comincito a studiare.
Ho seguito diversi corsi di copywriting, ho letto libri di settore e partecipato a webinar gratuiti e a pagamento e mi sono aggiornata.
Mi sono anche un po' svecchiata.

Ho studiato la SEO - come ti dicevo poco fa - e ho usato qualche regola per rendere i miei testi adatti per il web, più agili e più snelli. Ho cominciato a ragionare sui testi. All'inizio il mio modus operandi era in una fase di scrittura di getto e poi una di riorganizzazione e limatura. Poi, post dopo post, ho imparato a crearmi mentalmente una scaletta ordinata. E ho cominciato a pensare il mio articolo già per punti da trattare, diviso in paragrafi ed elenchi puntati.

In questi anni ho capito una cosa: la scrittura per il web non è statica, è evoluzione per certi versi. Se fino a qualche tempo fa ero più ligia alle regole della SEO, adesso sinceramente lo sono meno. Questa affermazione, però va presa con le pinze. Quello che voglio dire è che ho fatto miei alcuni accorgimenti, che applico oramai senza pensarci. Questo mi permette di concentrarmi più sull'emozione che voglio suscitare in chi mi concede l'onore di leggermi.
E devo dire che funziona.

Anche se scrivo di argomenti tecnici, faccio di tutto per far emergere la mia personalitàLa scrittura non deve essere asettica, ma umana, deve creare coinvolgimento. Proprio per questo motivo quando comincio un post parto sempre da un mio pensiero, da un episodio che mi è successo veramente, da una mia emozione, per trasmetterla agli altri. Proprio come ho fatto in questo.
Chiaramente una fase di limatura c'è sempre, per controllare che l'articolo sia equilibrato e a prova di web.

Detto inter nos, non credo di fare niente di speciale, in fondo persino Google sta indirizzandosi verso la scrittura semantica.
Pensa a Hummingbird, che non è il nuovo uccellino domestico di Google, ma un nuovo algoritmo di ricerca che si muove verso il web semantico e che mira a restituire risultati migliori. Quindi perché non parlare per metafore?

Quindi alla domanda se la scrittura deve essere emozionale o ragionata rispondo: entrambe la cose.
In media res stat virtus; per me la scrittura per il web deve essere ragionata ma di pancia.

Chi ti legge non deve avere l'impressione di avere davanti un robot che ripete sempre le stesse parole chiave, ma deve pensare di avere una persona in carne ed ossa con delle emozioni e delle passioni.
Quindi di influenza emozionale sì, ma con razionalità.

E tu che ne pensi? Pendi più per la ragione o per il sentimento?

Webwriting: Scrittura Emozionale o Scrittura Ragionata? - Webhouse.


Podio: Una piattaforma di Collaborazione Sociale

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Podio

Podioacquisito un paio di anni fa (aprile 2012) da Citrix System, è una piattaforma di collaborazione on line che permette di organizzare il proprio lavoro insieme al team di lavoro prescelto, condividere documenti, note, raccogliendo in un solo luogo, il web, tutto un insieme di elementi utili a sviluppare progetti di vario tipo e con la praticità di essere raggiungibile da tutto il globo. La forza di Podio è quello di essere molto “social-oriented”, e la sua interfaccia ben sviluppata ricorda quella di Facebook, per cui si può sin da subito utilizzarla con estrema semplicità ed efficacia in modo intuitivo. Cosa molto importante: è anche in italiano! :) Si rimanda ovviamente a tutta la documentazione sul sito ed a sperimentarne l’utilizzo poiché spiegare in poche righe un’applicazione del genere non è molto semplice! In questo articolo illustrerò una panoramica delle versioni desktop e mobile.

[tweet_dis]Podio aiuta a semplificare il flusso di lavoro in modo "social"[/tweet_dis]

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Una volta registrati (modalità gratuita e a pagamento) si accede alla home page e si presenta una “dashboard” che a prima vista risulta subito gradevole ed intuitiva. Consiglio vivamente di dare un’occhiata alla Demo Spazio di Lavoro, (menu in alto a sinistra, poi cliccare per aprire il menu a scomparsa) poiché è molto utile per capire in 10 minuti come si articola il tutto (vi è anche un tour interattivo).

La spiegazione seguente riguarda infatti la demo completa di varie configurazioni. Una volta “loggati" si andrà a creare uno spazio di lavoro e poi il team/organizzazione, invitando i colleghi a far parte del proprio gruppo di lavoro. Nella nostra area admin dunque troviamo:

Il Menù

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uno principale relativo all’utente con i seguenti pulsanti: rubrica contatti, task da un lato e dall’altro supporto, cerca, notifiche, profilo personale (impostazione account, fatturazione, crea altra organizzazione, batch task eseguiti, preferenze, app condivise), chat

menu-utente-2

 

un menù strumenti utili per il lavoro: attività, progetti, ispirazione (dove è possibile aggiungere immagini per prendere spunti e commenti), spese sostenute e via dicendo. Un tasto “+” permette di aggiungere altre applicazioni e funzionalità dall’App Market gratuito o di crearne una ad hoc.

menu-strumenti

Le Sezioni

  • Sezione a sinistra con le ATTIVITA’ relative allo Spazio di Lavoro
  • qui troviamo il flusso delle azioni compiute dal Team, con la funzionalità interessante di commentare al volo, aggiungere contenuti visivi, link ecc, come avviene con Facebook o Twitter, i cui utenti avranno già familiarità nell’usare il carattere “@” per citare gli utenti inseriti o cliccare mi piace sul commento :)
  • Sezione di destra troviamo una serie di riquadri con tantissime utilità
  • si possono aggiungere con il tasto “+ aggiungi di più”. Tra quelle più utili (visibili nella demo):
  • i contatti del network dei colleghi che abbiamo creato (un’icona verde ci mostra quando qualcuno è on line); si possono vedere i dettagli dell’utente/collega cliccando sul nome;
  • App preferite: è possibile creare delle applicazioni all’interno della piattaforma per migliorare il lavoro, come ad esempio un calendario degli eventi o dei meeting;
  • i TASK del Team: sono le operazioni/compiti da svolgere, ad ogni task si può impostare oltre al titolo, la scadenza, le persone coinvolte o le email e una descrizione.

Come già detto il tasto “+ Aggiungi di più” permette di espandere lo spazio di lavoro con svariate utilities come il calendario, file spazio di lavoro, rubrica contatti, immagini, app e report, links, ecc ecc.

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Area utente:

  • alla voce “il mio profilo”, come con i social network più diffusi, si possono inserire personalizzazioni come l’avatar, aggiungere uno username, i contatti email, skype e profili social, l’indirizzo di contatto telefonico così come le info personali.
  • impostazioni account: in questa sezione si possono modificare le credenziali di accesso, eliminare l’account, cambiare la lingua ed il fuso orario
  • profilo app market: simile al profilo con meno campi (titolo, info personali, link al sito web, luogo e organizzazione)
  • servizi: un’utile funzionalità che permette di collegare vari servizi e account esterni (da google a dropbox, linkedin, facebook e tanti altri) al proprio account podio
  • notifiche: si impostano qui le modalità di ricezione delle notifiche relative alle varie azioni, task, ecc
  • permessi applicazione esterna: elenca le app installate su device e revoca il permesso
  • chiavi API: dedicato agli sviluppatori di app

Versione APP Mobile:

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Questa versione, più ridotta rispetto alla versione desktop, è disponibile sia per dispositivi Android  (4,2 MB) che Apple (35,5 MB).

La schermata iniziale può essere arricchita con altre app interne dello spazio di lavoro, e una volta selezionata un’icona si accede ad una interfaccia pulita e intuitiva.

L’app si caratterizza per alcune interessanti funzionalità come le notifiche push, la messaggistica, le attività del team, i task, la rubrica contatti e lo spazio di lavoro. Vi è la funzione “cerca” molto utile se si sta cercando un commento, una frase od altro.

Anche in questa versione è possibile postare o inviare commenti, chattare con i colleghi e accedere alla sezione “task”, visualizzare i contenuti caricati e via dicendo.

Concludo quindi che utilizzando entrambe le versioni sarà possibile gestire dal proprio dispositivo mobile e dalla postazione fissa tutta una serie di attività che vi semplificheranno la vita, facendo risparmiare un sacco di tempo e ottimizzando così il flusso di lavoro.

Grazie a Giuseppe De Napoli che mi ha fatto apprezzare questa utile applicazione!

Buon lavoro a tutti!

Link utili:

  1. http:www.podio.com
  2. https://podio.com/site
  3. https://company.podio.com/it/mobile

Podio: Una piattaforma di Collaborazione Sociale - Webhouse.

Brainstorming, gettiamo le basi per un progetto migliore

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Brainstorming

Sapete tutti cos'è il brainstorming?

Personalmente la prima volta che ne ho sentito parlare è stato al liceo (o forse alle medie?!) dalla professoressa di lettere, strano ma vero. Ricordo anche che era erroneamente tradotto con "tempesta di idee", quando in realtà la parola "idea" è totalmente assente, e di brainstorming esisteva solamente il concetto di fondo.

In che ambito ci è stato presentato?

Per scrivere temi o saggi. Dovevamo prendere un foglio bianco e buttare giù tutte le idee che ci venivano a mente: sostantivi, aggettivi, brevissime frasi. Tutte ovviamente in tema con la traccia fornita. Dovevamo poi prendere quelle più sensate, creare un filo logico e da lì iniziare finalmente questo benedetto tema. Il tutto in un tempo stimato di un quarto d'ora.

Impressioni: mmm interessante, forse è utile.
Bene, veniamo a noi. La seconda volta che ho sentito parlare di brainstorming è stato da uno dei migliori PM che esistono sulla piazza (giudizio basato su sensazioni ed esperienza personale).

Impressioni: cavolo, c'è un mondo dietro.

Non è tutto oro quel che luccica.. ma qualcosa di meglio.

Il brainstorming non è una semplice tecnica di creatività applicata al problem solving come per definizione si usa sbandierare qua e là. È un mezzo fondamentale per aumentare la qualità di un progetto e il lavoro di squadra. Ritengo che sia il primo passo per conoscere il team di lavoro e le capacità di ognuno dei partecipanti, non soltanto un insieme di parole buttate qua e là.

Vediamo cosa dice wikipedia:

Il brainstorming è una tecnica di creatività di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un problema. Spesso erroneamente tradotto come tempesta di idee, in realtà significa "usare il cervello (brain) per prendere d’assalto (storm) un problema". Sinteticamente consiste, dato un problema, nel proporre ciascuno liberamente soluzioni di ogni tipo (anche strampalate o con poco senso apparente) senza che nessuna di esse venga minimamente censurata. La critica ed eventuale selezione interverrà solo in un secondo tempo, terminata la seduta di brainstorming.

Rompiamo gli schemi

Nulla in contrario riguardo quel che abbiamo appena letto, assolutamente. Durante lo sviluppo di un progetto può capitare certamente un calo della concentrazione, un rallentamento, un blocco mentale. Ed è qui che il brainstorming torna estremamente utile per riportare vitalità e risolvere i problemi riscontrati.
Ma se lo applicassimo fin dall'inizio? Solitamente quando realizziamo un progetto si parte da un'idea, idea che spesso coincide con il risultato finale, il punto a cui vogliamo arrivare.

Applicare il brainstorming già nella fase iniziale ci permetterà di non fossilizzarci, di arrivare ad un risultato certamente migliore dal punto di vista qualitativo.
Per qualitativo si intende tutta quella serie di elementi che faranno parte del progetto finale, ma che senza le quali il progetto per come lo pensavamo può ugualmente esistere.

Questi elementi son quindi inutili? Assolutamente NO.

Possiamo definirli riduttivamente elementi aggiuntivi: il progetto esiste, è in piedi, funziona e va avanti anche senza questi. Ma gli elementi che prima non facevano nemmeno parte dell'idea originale adesso sono un qualcosa di indispensabile per il salto di qualità, qualcosa a cui da solo non avresti mai pensato.

Fasi del brainstorming e partecipanti

Andiamo ora ad analizzare più precisamente di cosa stiamo parlando senza rimanere troppo sul generico.
Il brainstorming si compone principalmente di due fasi che potremo così definire:

  • fase creativa, fondata sull'esclusiva produzione di idee;
  • fase valutativa, in cui le idee vengono valutate e selezionate.

Colui che porta avanti e supervisiona il brainstorming è detto conduttore: questi detterà con chiarezza le regole fondamentali per lo svolgimento del processo al gruppo, senza mai far trapelare il problema da trattare fino al momento della seduta. Per quale motivo? Qualora così non fosse il processo subirebbe inevitabilmente influenze esterne e le idee proposte non sarebbero più originali ma "ispirate" e già esistenti. I membri del gruppo potrebbero infatti effettuare ricerche o consultarsi con l'esterno: se volessimo realizzare un software di grafica che senso avrebbe creare la copia spudorata di Photoshop?

Il gruppo deve esser composto da almeno 6-10 persone: è importante capire che la base del brainstorming è proprio la moltitudine di "cervelli" che vi partecipano, per far sì che il contributo del singolo si sommi a quello di tutti gli altri, apportando sempre e comunque un contributo nuovo, unico e degno di nota.
Ipotizziamo nuovamente di dover realizzare un software: da chi dovrà esser composto il gruppo? Da soli programmatori? Assolutamente NO.

Più il gruppo sarà eterogeneo per tipologia dei suoi membri (settori di interesse, studi, qualifiche) e più le idee proposte saranno originali e distinte tra loro.
Il più delle volte non è chi è specializzato nel settore più vicino alla risoluzione del problema (o realizzazione del progetto) a dare un apporto maggiore, bensì chi ne è estraneo.

[tweet_dis]La conoscenza della materia è spesso un freno alla creatività.[/tweet_dis]

Durante la fase creativa non esiste un limite alla produzione di idee per ogni singolo partecipante; più idee verranno prodotte migliore sarà il risultato finale. Un'idea può ispirarsi anche ad una già suggerita, l'importante è che cerchi di migliorarla. Facile è intuire che più due idee saranno distinte tra loro, più saranno originali.
Quanto può durare questa fase: dipende dal numero di partecipanti, più saranno, più idee verranno prodotte. Una durata troppo ampia è comunque sconsigliata e spesso viene suggerita la durata massima di un'ora.

Adesso il controllo tornerà al conduttore che avrà il compito di riassumere e accorpare tutte le idee espresse. Questo sarà l'unico modo per evitare doppioni ed un passo fondamentale per passare alla fase successiva.

Durante la fase valutativa tutte le idee raccolte saranno analizzate a fondo e scelte secondo criteri piuttosto ovvi: fattibilità, traccia di fondo e ovviamente il budget.
Dimentichiamoci adesso l'attuazione del brainstorming a livello aziendale; in questo modo semplificheremo ancor di più la comprensione.

Se le idee proposte discostano largamente dal progetto che avevamo in mente, le scarteremo.

Se non sono facilmente attuabili a causa di scarse competenze e non abbiamo nemmeno la possibilità di realizzarle grazie ad interventi specializzati esterni, le scarteremo.

Possiamo quindi intuire che fattibilità e budget possono spesso avere un confine piuttosto sottile.

Gli strumenti

Abbiamo brevemente parlato delle due fasi del brainstorming; brevemente perché ci son libri e libri a riguardo mentre qui per forza di cose dobbiamo esser succinti ed esaustivi. Vediamo ora tutti gli strumenti necessari per una seduta di brainstorming.

Dove annoteremo tutte le idee? Abbiamo due possibilità: il conduttore può distribuire dei fogli bianchi ad ogni singolo partecipante che annoterà il più possibile nel tempo stabilito, oppure scriverà di volta in volta su una lavagna tutte le idee sottoposte dai partecipanti.

Personalmente ritengo la seconda più efficace in modo che ci sia effettivamente più partecipazione ed ogni idea possa anche migliorare la precedente.
Lavagne magnetiche sarebbero da evitare: nel brainstorming bisogna sempre lasciar traccia delle idee proposte; infatti se volessimo fare le cose per bene avremmo bisogno di un registratore o di uno stenografo in modo che possa trascrivere tutto quel che viene detto in aula, così da lasciare un report ufficiale e incondizionato.

La location dovrà esser neutra, priva di ogni distrazione e senza alcun contatto con l'esterno. In nessun modo la seduta deve esser interrotta da fattori esterni per non interrompere il flusso creativo. A tal scopo sarà opportuno fornire al gruppo bevande da porre a centro tavola.
Il tavolo è consigliabile rotondo oppure di forma ovale, con sedie comode. Tutto deve facilitare la concentrazione dei membri del gruppo. Possiamo ora finalmente iniziare.

Si potrebbero fornire tante altre linee guida da rispettare per portare a termine una buona seduta di brainstorming, ma se vogliamo essere dei bravi project manager possiamo apportare anche delle modifiche purché si rispettino questi princìpi: ogni membro del gruppo deve esser messo a proprio agio, con l'ambiente circostante e con gli altri membri del gruppo, per far sì che ogni flusso creativo non riceva né influenze né interruzioni.
Dobbiamo far rispettare sì le regole da noi imposte, ma in primis devono esser rispettate le idee e le proposte altrui.

[tweet_dis]Il rispetto dei ruoli e la pacifica convivenza all'interno di un progetto sono alla base della sua riuscita.[/tweet_dis]

Quella appena esposta è una versione di brainstorming leggermente semplificata, poiché come potete immaginare esistono diverse varianti e successivi approfondimenti, come ad esempio i diagrammi causa-effetto che qui non approfondirò mai (son di una noia impressionante, nemmeno un comico riuscirebbe a renderli leggeri).

Adesso vi rivolgo due domande:

avete mai sentito parlare di brainstorming prima d'ora, lo avete mai usato?
Ritenete che possa davvero esser così utile durante la fase iniziale di un progetto?

Fatemi sapere il vostro pensiero a riguardo.

Brainstorming, gettiamo le basi per un progetto migliore - Webhouse.

Google migliora la funzione “Visualizza come…” dal WMT

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draws gear to success concept

Interessantissime, per una volta, le novità di casa Google: il suo famoso tool Webmaster Tools, utilizzato per monitorare click sul sito, impressioni, backlink e statistiche di scansione, ha introdotto delle novità sostanziali. Come riportato dal blog ufficiale, infatti, la nuova funzione di fetch di un URL permette di visualizzare una pagina web esattamente come viene visualizzata dal motore di ricerca, aiutando così il webmaster a riconoscere eventuali problemi di scansione, sezioni di pagina non rilevate da esso e così via.

Più ordine: vediamo tutti i file esterni

La funzione di fetch di un URL del vostro sito è, come al solito, nel WMT, cliccando su Scansione e poi Visualizza come Google.
Come prima cosa, a differenza di quanto avvenisse in passato, adesso Google non fa altro che prelevare esplicitamente i file esterni di una pagina web, quindi CSS e JS esterni: questo è visibile cliccando su "Recupera e analizza".

Cliccando sulla colonna di "Stato" sarà possibile vedere rapidamente come venga recuperata la pagine, quali siano gli eventuali problemi di blocco del crawler e se il recupero sia "Parziale" oppure "Fine" (cioè completo). In caso di problemi bisogna quasi sempre intervenire sulla struttura della pagina oppure, in casi particolari, valutare la presenza di un qualche problema con il proprio hosting.

Questa quindi è la risposta classica del "visualizza come Google" (il codice 200 corrisponde ad un "ok"):

Screen 2014-05-29 alle 21.38.54

mentre questa è quella estesa mediante rendering della pagina, utile per capire se e dove ci siano eventuali problemi di scansione (pagine incomplete).

Screen 2014-05-29 alle 21.39.07 In caso di problemi il team di Google suggerisce di dare uno sguardo agli errori 404 ed a quelli di scansione, cercando di rimuoverli tutti progressivamente.

A questo aggiungerei un paio di considerazioni sulla base della mia esperienza:

  1. verificare l'inclusione dei file esterni JS e CSS in modo che avvenga correttamente, e non venga alterata indebitamente da plugin di caching ad esempio;
  2. accertarsi che la pagina sia caricata per intero (ad esempio sulla home del mio blog, giusto per un problema di cache, questo non avveniva);
  3. cercare di eliminare gli elementi che appesantiscono il caricamento della pagine, ed affidarsi al tool per testare la velocità delle pagine (di PageSpeed Insights ma anche di pingdom). Attenzione che in questi casi la cache, se presente, dovrebbe essere temporaneamente disabilitata e svuotata per essere sicuri che i vostri problemi di scansione della pagina non risiedano altrove.

Avete provato questa nuova funzione? Cosa ne pensate?

Fetch as Google feature, allowing webmasters to render a page exactly how Googlebot sees it. Earlier, the Fetch as Google feature could be used just to see an output of code and HTML, but now you can use the feature to see a visual representation of what Googlebot sees, apart from the errors on the resources which Googlebot failed to access. The tool can be found in the Crawl section of Google Webmaster Tools. - See more at: http://www.pagetrafficbuzz.com/google-expands-fetch-google-feature-render-webpages/19142/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+UnofficialSeoBlog+%28PageTraffic+Buzz%29#sthash.uGKDgAlA.dpuf

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Google: il diritto all’oblio sarà rispettato (?)

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google-oblivion

La notizia è così "scottante" che persino il sito del Corsera ne ha dedicato l'apertura di oggi: Google, su indicazione dell'UE, dovrà garantire il diritto all'oblio.

Cosa vuol dire in concreto? Per esempio, se io sono stato beccato a guidare in stato di ebbrezza, sono stato condannato e ho pagato il mio debito con la società, ho il diritto di non vedere più - e anzi che siano rimossi - i contenuti che fanno riferimento alle mie folli corse ubriache che nemmeno in Mario Kart.

Il diritto all'oblio: lo strumento (a discrezione di Google)

Nella pratica è possibile fare richiesta di rimozione dei risultati di ricerca ai sensi della legislazione europea tramite un form ad hoc.

Sembra tutto semplice, persino "giusto" per quanti coloro si vedono la reputazione danneggiata vita natural durante (la Rete non dimentica).

Non esisteva già l'obbligo di rettifica?

Purtuttavia, se vogliamo essere un po' polemici (e vogliamo esserlo, no?) va ricordato che - almeno nella legislazione italiana - esiste l'obbligo di rettifica. Non sono un giurista, gli esami delle materie giurisprudenziali sono quelle dove sono andato peggio, ma mi pare di capire che, se una persona viene sospettata di qualcosa, troppo spesso i giornali non rettificano successivamente il NON-coinvolgimento del "malcapitato" di turno.

Il diritto all'oblio sembra l'ennesima soluzione burocratica a una legge inadempiuta in precedenza.

Attenzione però, il diritto all'oblio è a discrezione di Google

Di fatto poi è così. La segnalazione tramite il form è il diritto del cittadino europeo, ma in realtà sarà un intervento manuale (e quindi umano) a rimuovere i contenuti sgraditi. C'è quindi un ampio margine di discrezionalità.

Insomma, uno strumento potente nelle mani del personal branding di ognuno di noi, oppure un palliativo per dribblare la burocrazie UE?

Tu cosa ne pensi?

 

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All in One SEO è fallato: aggiornatelo!

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Il celebre plugin per la SEO di WordPress All In One SEO presenta una vulnerabilità piuttosto pericolosa e dovrebbe, per questa ragione, essere aggiornato quanto prima. Secondo il blog di sucuri, infatti, esiste un problema piuttosto serio da cui sarebbe affetto, e dovrebbe per questa ragione essere aggiornato all'ultima versione quanto prima.

Chi rischia

Chiunque abbia abilitato degli utenti sottoscrittori o autori all'interno del proprio sito in WP, con All in One SEO attivato.

Quali sono i rischi

Sono di duplice natura, per quanto ci suggerisce il sito: da un lato c'è il rischio cross-site scripting, cioè esecuzione arbitraria di codice JS da parte dell'attaccante sul vostro blog, dall'altro troviamo due possibili "scalate" di privilegi che permetterebbero ad un attaccante di accedere al sito da amministratore. Quello che succede nello specifico, infatti, è che molti attaccanti si spalancano una backdoor sul vostro sito da cui accedere in un secondo momento, sfruttando una logica da "cavallo di Troia".

Come aggiornare

Dal vostro menù amministratore di WordPress, cliccate su Bacheca, poiverificate se ci siano aggiornamenti da eseguire e lanciateli: se avete già aggiornato All in One SEO all'ultima versione siete a posto, altrimenti dovrete effettuare l'upgrade ed eventualmente "rinfrescare" la cache del vostro sito. Per qualsiasi tipo di problema o imprevisto vi suggerisco inoltre di contattare l'assistenza del plugin da qui. Se invece foste orientati su altri plugin SEO per WordPress non ci sono problemi, ovviamente.

All in One SEO è fallato: aggiornatelo! - Webhouse.

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